Patrick Troughton
Patrick George Troughton nacque il 25 marzo 1920 a Mill Hill, Londra. Per affinare le sue doti recitative frequentò la Embassy School of Acting e il Leighton Rallius Studio for Actors al John Drew Memorial Theatre, a Long Island. Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, tornò in Inghilterra su una nave che venne colpita da una mina proprio in vicinanza delle coste britanniche, ma riuscì a salvarsi grazie a una scialuppa. Recitò nella Tonbridge Repertory Company e poi, nel 1940, si unì alla Royal Navy. Dopo la guerra tornò a dedicarsi al teatro, in varie compagnie.
Il suo debutto televisivo avvenne nel 1947 e quello cinematografico l’anno successivo, nel film Escape, in cui recitava anche William Hartnell. I due in passato avevano anche lavorato insieme in teatro. Sempre nel 1948, ottenne un piccolo ruolo nell’Hamlet di Laurence Olivier, che lo volle in seguito anche in Richard III (1955). In televisione fu il primo attore a interpretare Robin Hood, nel 1953, in una serie di sei episodi trasmessi in diretta, e partecipò ad altri show, come The Count of Monte Cristo, Ivanhoe, Dial 999, Maigret, Sherlock Holmes, The Wednesday Play e Z-Cars.
Nel 1966 i problemi di salute di William Hartnell resero necessaria la sua sostituzione in Doctor Who. La scelta di ingaggiare Troughton fu coraggiosa, perché parecchio diverso dall’immagine del Dottore data da Hartnell, eppure proprio quest’ultimo lo definì l’unico attore in Inghilterra adatto a prendere il suo posto.
Patrick scelse inoltre un approccio diverso al ruolo, interpretando il Dottore come una sorta di “vagabondo cosmico”, un po’ ispirato a Chaplin, su suggerimento di Sydney Newman, uno dei creatori della serie.
Nel corso degli anni passati in Doctor Who, Troughton si tenne lontano dai riflettori e rilasciò poche interviste. Secondo lui recitare era una magia, e parlare di se stesso l’avrebbe rovinata. Non voleva inoltre che troppa notorietà nei panni del Dottore gli precludesse dei ruoli successivi. Nel 1969 decise di lasciare la serie, insieme ai colleghi Frazer Hines e Wendy Padbury, a causa dell’eccessiva mole di lavoro.
Anni dopo avrebbe avvisato Peter Davison, in procinto di diventare il Quinto Dottore, di non rimanere più di tre anni nella serie, per evitare di essere etichettato con quel ruolo. Davison riferì poi lo stesso a Sylvester McCoy, e il consiglio di Troughton divenne una sorta di regola non scritta.
Patrick rimase comunque in buoni rapporti con Doctor Who, tanto da apparire in numerosi episodi speciali: The Three Doctors (1973), The Five Doctors (1983) e The Two Doctors (1985).
In tutto apparve in ventuno serials, anche se purtroppo solo sette sono ancora visionabili nella loro interezza.
Dopo Doctor Who, recitò al cinema, in film come The Omen (1976) e Sinbad and the Eye of the Tiger (1977), e in serie televisive, tra cui si può ricordare The Six Wives of Henry VIII (1970), in cui interpretò Thomas Howard, Terzo Duca di Norfolk.
Troughton si sposò due volte e per un periodo ebbe anche un’amante. Due dei suoi figli, David e Michael, sono diventati a loro volta attori, così come due dei suoi nipoti: Sam Troughton e Harry Melling (Dudley in Harry Potter).
Troughton ebbe spesso problemi di salute, aggravati dallo stress, dal lavoro eccessivo e dal suo rifiuto di ascoltare i medici. Ebbe due attacchi cardiaci, nel 1979 e nel 1984. Nel 1987, nonostante gli fosse stato imposto di non fare sforzi, partecipò alla Magnum Opus Con II, una convention di fantascienza della Georgia. In quei giorni ebbe un terzo attacco, che gli fu fatale, scomparendo il 28 marzo 1987, a 67 anni.
Consigli di visione: Hamlet (1948). Tra cinema e teatro, quante versione avranno mai fatto di Amleto? Probabilmente, tante quante le stanze del Tardis. Il principe di Danimarca dilaniato dai dubbi e in cerca di vendetta è uno dei personaggi più celebri di Shakespeare, forse perché è rimasto incredibilmente attuale, nonostante tutti i secoli trascorsi. L’adattamento dell’opera del 1948 è diretto e interpretato da Laurence Olivier, ed è uno di quelli assolutamente imperdibili. Integralmente, l’Amleto dovrebbe durare circa quattro ore, ma Olivier scelse di accorciare la messa in scena addirittura di un’ora e mezza, tagliando alcune parti e anche alcuni personaggi, come Rosencrantz, Guildenstern e Fortebraccio. Anche le scene in cui una compagnia teatrale si trova nel palazzo di Elsinore per interpretare uno “spettacolo nello spettacolo” sono state ridotte, e purtroppo, dato che il nostro Patrick Troughton interpretava proprio uno degli attori! Nel film lo si vede quindi davvero brevemente, ma possiamo consolarci con la consapevolezza che appare in una delle scene fondamentali dell’opera.
Per i Whovians che amano Shakespeare, come la sottoscritta, consiglio anche la versione del 2009, che ha per protagonista David Tennant. Per chi invece vuole chiarirsi un po’ le idee sull’Amleto, prima di cimentarsi nella visione, esiste un documentario della serie Shakespeare Uncovered del 2012, in cui proprio il nostro Ten si occupa di analizzare e indagare l’opera, confrontando alcune delle versioni e dialogando anche con altri attori che l’hanno interpretata.