Guest Who
di Dalek Oba
2021
2020
2019
Nick Frost
Nicholas John Frost nasce il 28 marzo 1972 a Londra, dove vive con i genitori Tricia e John, e con una sorella maggiore che purtroppo muore quando lui ha solo 10 anni. Cinque anni dopo l’attività commerciale dei genitori fallisce, e la famiglia è costretta a lasciare la casa e a trasferirsi dai vicini; Nick pertanto lascia la scuola per cominciare a lavorare. Dopo vari impieghi, conosce l’attore Simon Pegg (di cui abbiamo parlato sempre in questa rubrica), di cui diventa amico e coinquilino. Inizia così la sua carriera televisiva, poiché Pegg scrive per lui un ruolo nella serie Spaced (1999-2001), diretta da Edgar Wright.
Sempre per la TV recita in Black Books (2000-2004), Twisted Tales (2005), Look Around You (2005), Spider-Plant Man (2005), Supernanny (2005-2008), Man Stroke Woman (2005-2007), Green Wing (2006), Hyperdrive (2006-2007), Money (2010), Mr. Sloane (2014), Mr. Drew’s School for Boys (2014), Sober Companion (2014), Phineas and Ferb (2014), Doctor Who (2014), Galavant (2016), Into the Badlands (2017-2019), Sick Note (2017-in corso) e 3Below (2018-in corso).
Debutta al cinema collaborando sempre con Pegg e Wright, nel film Shaun of the Dead (2004), primo capitolo della cosiddetta Trilogia del Cornetto, composta anche da Hot Fuzz (2007) e The World’s End (2013).
Altri film in cui appare sono Kinky Boots (2005), Penelope (2006), Grindhouse (2007), Wild Child (2008), The Boat that Rocked (2009, di cui abbiamo parlato la settimana scorsa), Paul (2011), Attack the Block (2011, di cui abbiamo ampiamente parlato in passato, poiché vi recita Jodie Whittaker), The Adventures of Tintin: The Secret of the Unicorn (2011), Snow White & the Huntsman (2012), Ice Age: Continental Drift (2012), Cuban Fury2 (2014), The Boxtrolls (2014), Unfinished Business 2 (2015), Syrenia (2015), The Huntsman: Winter’s War (2016), Tomb Raider (2018), The Festival (2018) e Slaughterhouse Rulez (2018).
Nick Frost è stato sposato con Christina, con cui ha avuto un figlio, dal 2008 al 2013, per poi divorziare.
Ha giocato a rugby nel Barking RFC, ma è anche tifoso di calcio, in particolare del West Ham United.
Nel 2015 ha pubblicato un’autobiografia, Truths, Half Truths & Little White Lies.
Last Christmas è lo speciale di Natale che non ti aspetti. Comincia con l’arrivo di… Babbo Natale (e fin qui, ok), per poi proseguire con un miscuglio tra Alien e Inception, con contorno di fidanzati deceduti e finali alternativi inseriti appositamente per far piangere gli spettatori (noi). Twelve e Clara si sono detti addio, presumibilmente per sempre, mentendosi pure a vicenda. Questo loro nuovo incontro dovrebbe servire per chiarirsi… peccato che si trovino insieme a un gruppetto di estranei minacciati da dei facehuggers… e che siano tutti dentro a un sogno. Dentro a un sogno… Dentro a un sogno. Per fortuna, c’è Babbo Natale!
Nick Frost, fin dalla sua piccola apparizione al termine di Death in Heaven, è un Santa Claus perfetto… a partire dal suo nome!!!
Shaun vive una routine sempre uguale… ma pare che non gli dispiaccia. La solita periferia londinese, il solito lavoro un po’ banale, il solito pub con i soliti amici, i soliti videogiochi. Quando la fidanzata lo lascia perché vuole qualcosa di più, il suo mondo va talmente sottosopra da non accorgersi nemmeno… dell’apocalisse zombie in corso. Proprio la fine del mondo gli dà un’ultima possibilità di dimostrare il suo valore e riconquistare la donna che ama… se non vengono mangiati prima!
Shaun of the Dead è una “commedia romantica con zombie” del 2004, scritta da Simon Pegg ed Edgar Wright e diretta dallo stesso Wright. Pegg interpreta anche il protagonista Shaun, mentre Nick Frost è, come nella vita reale, il suo migliore amico e coinquilino, Ed. Il cast, tra protagonisti, comprimari e semplici camei, è ampio e variegato, ed è composto da molte “facce note” anche a noi Whovians, tra cui Bill Nighy, Jessica Hynes, Penelope Wilton, Reece Shearsmith, Matt Lucas e Mark Gatiss.
È il primo film della Trilogia del Cornetto, composta anche da Hot Fuzz (2007) e The World’s End (2013), ed è ormai uno dei classici della commedia britannica. Assolutamente da non perdere!!!
Nick Frost è famoso soprattutto per i suoi ruoli in coppia con Simon Pegg nella trilogia del cornetto, ma è un caratterista formidabile che spunta in film insospettabili. Uno di questi è il troppo dimenticato Penelope, del 2006. Il cast da solo vale interamente la visione. Abbiamo Christina Ricci e James McAvoy come protagonisti, Peter Dinklage e Reese Witherspoon tra i comprimari. Inoltre, da buona produzione inglese, parecchi attori che abbiamo visto in Doctor Who, come Richard E. Grant, Burn Gorman (ok, lui era in Torchwood) e Nick Frost. Se vi sembra poco!
Il film racconta la storia di Penelope, nobile ragazza inglese condannata da una maledizione ad avere un grugno da maiale al posto del naso finché qualcuno del suo rango non la ami per quello che è e non per il suo aspetto. La risoluzione è meno scontata di quel che si può pensare, ma oggi, dopo aver avuto Shrek e simili, delude un pochino in quanto a coraggio. Anche perché, diciamolo chiaro e tondo, Christina Ricci è bellissima anche con il naso da maiale, l’orrore che sembra suscitare non è giustificato. Certo, bisogna mettere in conto che ho una cotta per lei da quando avevo 12 anni, ma sono sicuro che non c’entri. (Christina, se mi leggi rispondi al post!)
Torniamo a noi.
Nick Frost ha una parte minuscola, pochi minuti a schermo, ma nel finale si scopre essere più importante di quel che si pensava ed è protagonista di un colpo di scena che mi ha davvero sorpreso. Il tutto funzionale al personaggio di McAvoy, uno degli interessi romantici migliori di quegli anni. Come commedia romantica il film funziona a meraviglia, è la parte favolistica che stona un pochino, ma non in modo tremendo. Peter Dinklage, non ancora guadagnatosi la fama mondiale di oggi, dimostra già di essere un attore fenomenale. Ha una benda da pirata ed è uno dei personaggi migliori!
Visto e considerato quanto poco conosciuto sia questo film, non posso fare altro che consigliarvi di vederlo il prima possibile!
Brig
Talulah Riley
Talulah Jane Riley-Milburn nasce il 26 settembre 1985 e cresce a Hemel Hempstead, nell’Hertfordshire, insieme ai genitori Una Riley e Doug Milburn, uno sceneggiatore. Talulah frequenta il Cheltenham Ladies’ College, la Berkhamsted Collegiate School, e la Haberdashers’ Aske’s School for Girls. In seguito si trasferisce a Londra per recitare e, nel contempo, conseguire una Laurea in Scienze Naturali.
Debutta come attrice nell’episodio di Poirot “Five Little Pigs” (2003), poi interpreta Mary, una delle sorelle Bennet, in Pride & Prejudice (2005), e lavora anche in teatro, in The Philadelphia Story (2005) e in Summer and Smoke (2006).
Negli stessi anni appare nella serie Marple (2006), nei film St Trinian’s (2007) e Wilder (2007), e nella serie Nearly Famous (2007), in cui interpreta la scrittrice Lila; nel 2008 è Miss Evangelista nel doppio episodio di Doctor Who “Silence in the Library/Forest of the Dead”.
Successivamente recita in The Boat That Rocked (2009), St Trinian’s 2: The Legend of Fritton’s Gold (2009), Inception (2010), The Knot (2012), White Frog (2012), Transmission (2012), The Liability (2013), In a World… (2013), Thor: The Dark World (2013), Scottish Mussel (2015), di cui è anche sceneggiatrice e regista, The Bad Education Movie (2015), la serie Westworld (2016 – in corso), Submerged (2016) e The Last Witness (2018).
Taluah Riley sposa nel 2010 il miliardario Elon Musk, dopo due anni di fidanzamento. La coppia divorzia nel 2012, per poi riconciliarsi e risposarsi l’anno successivo. Nel 2016 però avviene un secondo divorzio.
Con Silence in the Library/Forest of the Dead abbiamo sbirciato nell’era di Moffat un paio di anni prima che effettivamente cominciasse. Non introduce “solo” un pianeta splendido, dei cattivi iconici (purtroppo mai più visti… anche se tecnicamente non li abbiamo proprio “visti”) e una storia ormai entrata nei classici… ma segna anche l’entrata in scena di River Song!
Tecnicamente segna anche l’uscita di scena di River Song… ma è uno di quei dettagli wibbly wobbly in cui oggi non ci addentreremo.
Il cast di guest star del doppio episodio è pazzesco: ovviamente Alex Kingston, poi Steve Pemberton, Colin Salmon… anche se noi ovviamente ci concentreremo su Talulah Riley.
Miss Evangelista, il personaggio che interpreta, ci viene presentato come la segretaria svampita e non troppo tollerata dal resto del gruppo, esclusa Donna, stereotipo che viene presto sovvertito a causa della sua morte per mano dei Vashta Nerada, resa ancora più atroce dal suo sistema di comunicazione, che contiene ancora una traccia della sua coscienza anche dopo la sua dipartita.
Nel secondo episodio, Forest of the Dead, Miss Evangelista cambia di nuovo aspetto (Letteralmente! Non metterò quell’immagine perché è uno degli elementi di Doctor Who che mi terrorizza di più): quando la sua coscienza è stata caricata nella Biblioteca, il suo volto è stato sfigurato, ma la sua mente è diventata talmente acuta da capire di trovarsi in una simulazione.
St. Trinians è un film del 2007 tratto da una serie di fumetti e da una precedente serie cinematografica, ambientato in un collegio femminile britannico decisamente sui generis.
Talulah Riley interpreta Annabelle Fritton, un’adolescente che viene mandata da un padre assente nel collegio gestito dalla zia Camilla. Le alunne del St. Trinians sono eccessive, selvagge e sconvolgenti per la povera Annabelle, che tuttavia riuscirà ad ambientarsi e a collaborare a un bislacco piano per salvare la scuola dalla bancarotta.
St. Trinians è una commedia assurda, esagerata, stralunata e incredibilmente divertente, che si basa su un cast pazzesco: Rupert Everett interpreta la preside Camilla… così come il fratello malvagio, Carnaby (il padre di Annabelle); gli altri protagonisti sono Colin Firth, Gemma Arterton, Russel Brand, Juno Temple, Lena Headey… e c’è anche Jodie Whittaker, nel ruolo della receptionist Beverly.
Nel 2009 è uscito anche un sequel, St Trinian’s 2: The Legend of Fritton’s Gold, in cui la scuola è minacciata dal malvagio Sir Piers Pomfrey, interpretato nientepopodimeno che… David Tennant!
The Boat that Rocked è un film inglese del 2009 che in Italia è uscito col titolo di I Love Radio Rock… nel nord America come Pirate Radio, in Francia come Good Morning England e in Germania come Radio Rock Revolution. Grazie Wikipedia per aver chiarito i miei dubbi su come effettivamente si intitolasse.
Il succo della faccenda però non cambia: negli anni Sessanta in Inghilterra era veramente poca la musica rock e pop diffusa dalle radio… perlomeno da quelle ufficiali. Infatti esistevano alcune radio pirata, che trasmettevano da navi in acque internazionali. Nel film, il giovane Carl si trasferisce sull’imbarcazione che ospita Radio Rock, gestita dal suo padrino Quentin, e viene a contatto con il mondo folle e colorato dei dj. Nel frattempo, però, alcuni politici stanno cercando un modo per far chiudere le “immorali” stazioni pirata.
Il primo ottimo motivo per vedere questo film è ovviamente la colonna sonora, il meglio del meglio degli Anni Sessanta: Kinks, Turtles, Who, Beach Boys e moltissimi altri.
Il secondo ottimo motivo è l’incredibile cast: Bill Nighy, Rhys Ifans, Nick Frost, Kenneth Branagh, Tom Sturridge, Emma Thompson, January Jones e il compianto Philip Seymour Hoffman.
Talulah Riley qui interpreta Marianne, la giovane nipote di Quentin di cui Carl si innamora perdutamente.
Michael Sheen
Michael Christopher Sheen nasce il 5 febbraio 1969 a Newport e cresce in Galles con la madre Irene, il padre Meyrick e la sorellina Joanne. Da bambino vuole diventare un calciatore, ma è costretto a rinunciare poiché tutta la famiglia si sarebbe dovuta trasferire a Londra per farlo continuare a giocare, e sceglie quindi di dedicarsi alla recitazione.
Durante la scuola collabora con il West Glamorgan Youth Theatre e il National Youth Theatre of Wales, per poi trasferirsi a Londra nel 1988 per frequentare la Royal Academy of Dramatic Art.
Negli Anni Novanta si dedica prevalentemente al teatro, con qualche lavoro in tv e al cinema. Debutta nel 1991 nello spettacolo When She Danced, a cui seguono Romeo and Juliet (1992), Don’t Fool With Love (1993), Moonlight (1993), la sua prima serie, Gallowglass (1993), Peer Gynt (1994), The Seagull (1995), The Dresser (1995), e il suo debutto cinematografico, Othello (1995).
L’anno successivo recita nello spettacolo The Ends of the Earth e comincia a collaborare con il regista Stephen Frears, apparendo nel suo film Mary Reilly; nel 1997 interpreta a teatro Henry V, e Robbie Ross nel film Wilde. Nel 1998 fonda una sua compagnia di produttori insieme a Helen McCrory e Robert Delamere, al fine di sostenere gli sceneggiatori emergenti. Nello stesso anno, e in quello successivo, recita sia in Amadeus che in Look Back in Anger.
Gli Anni Duemila segnano una svolta nella carriera di Michael Sheen, che si ritrova a lavorare principalmente per il cinema. Appare infatti nei film Heartlands (2002), The Four Feathers (2002), Bright Young Things (2003), Underworld (2003), Timeline (2003), Dirty Filthy Love (2004), Laws of Attraction (2004), Kingdom of Heaven (2005), Blood Diamond (2006), Fantabulosa! (2006), Music Within (2007), The Damned United (2009), Underworld: Rise of the Lycans (2009), e The Twilight Saga: New Moon (2009).
Nel frattempo continua anche la sua collaborazione con lo sceneggiatore Peter Morgan, per cui interpreta il politico Tony Blair nei film The Deal (2003) e The Queen (2006), diretto da Stephen Frears.
A teatro recita in Caligula (2003) e in Frost/Nixon (scritto sempre da Peter Morgan), insieme a Frank Langella (2006-2007); i due attori riprendono poi i loro ruoli anche nella versione cinematografica dell’opera, uscita nel 2008.
Il 2010 è un susseguirsi di ruoli cinematografici: Tron: Legacy, Alice in Wonderland, Tinker Bell and the Great Fairy Rescue, Unthinkable, e The Special Relationship, ultimo film della trilogia su Tony Blair. Non è un caso che nel novembre dello stesso anno riceva il BAFTA Britannia Award for British Artist of the Year.
Nel 2011 è direttore creativo e protagonista di The Passion, uno spettacolo di 72 ore svoltosi a Port Talbot, da cui sono tratti anche un documentario e un film, The Gospel of Us. Sempre nel 2011 recita in Midnight in Paris, Beautiful Boy, nell’episodio di Doctor Who “The Doctor’s Wife”, Twilight Saga: Breaking Dawn – Part 1, Resistance; l’anno successivo appare in Jesus Henry Christ e The Twilight Saga: Breaking Dawn – Part 2. Nel frattempo a teatro è protagonista di Hamlet.
Negli ultimi anni recita in Admission (2013), la serie Masters of Sex (2013-2016), Mariah Mundi and the Midas Box (2014), Kill the Messenger (2014), la serie The Spoils of Babylon (2014), Far from the Madding Crowd (2015), 7 Days in Hell (2015), Nocturnal Animals (2016), Norman: The Moderate Rise and Tragic Fall of a New York Fixer (2016), Passengers (2016), Alice Through the Looking Glass (2016), Brad’s Status (2017), Home Again (2017), To Provide All People (2018), Apostle (2018), Slaughterhouse Rulez (2018).
Michael Sheen è noto anche per aver lavorato in numerose produzioni radiofoniche – Strangers on a Train (1994), The Importance of Being Earnest (1995), Romeo and Juliet (1997), Troy (1998) – e per aver prestato la voce ad alcuni audiolibri. È molto impegnato nel sociale e nella beneficenza: è presidente onorario del Wales Council for Voluntary Action, ha giocato in numerose partite benefiche della manifestazione Soccer Aid (equivalente alla nostra Partita del Cuore), e sostiene i British Independent Film Awards.
Sheen e la collega Kate Backinsale sono stati insieme dal 1995 al 2003; i due hanno una figlia, Lily Mo Beckinsale-Sheen, e sono rimasti in buoni rapporti anche dopo la separazione.
Dal 2014 al 2018 ha invece avuto una relazione con Sarah Silverman.
Se non vi ricordate di aver visto Michael Sheen in Doctor Who… beh, vi assicuro che non avete problemi di memoria! L’attore non è infatti mai apparso fisicamente nella serie, bensì solo con la sua voce. Sheen interpreta infatti il malvagio pianeta House in The Doctor’s Wife, l’episodio della sesta stagione scritto da Neil Gaiman. È una delle avventure più memorabili dell’Undicesimo Dottore, in quanto la matrice del Tardis viene trasferita nel corpo di una donna, Idris, e in questo modo lei e il Dottore possono parlare insieme per la prima volta (anche se erano già bravissimi a comunicare in un modo tutto loro).
The Doctor’s Wife ha ricevuto vari premi, tra cui il Ray Bradbury Award for Outstanding Dramatic Presentation e lo Hugo Award for Best Dramatic Presentation, Short Form.
La combinazione Michael Sheen + Neil Gaiman + (più o meno) Doctor Who tornerà a breve nella serie Good Omens, tratta dall’omonimo romanzo di Terry Pratchett e Neil Gaiman, che avrà per protagonista proprio Michael Sheen, insieme a David Tennant.
Il fenomeno Twilight è stato talmente famoso che è inutile riassumerlo. I cinque film sono stati idolatrati, demoliti, discussi e analizzati da tutti in questi anni. Possiamo giusto aggiungere qualche considerazione. Una saga così importante era ambita da star di grosso calibro e ogni film ha nomi di rilievo, soprattutto tra i personaggi di contorno, da Bryce Dallas Howard a Dakota Fanning, ma tra tutti spicca di sicuro Michael Sheen, nel ruolo del villain principale. A partire dal secondo film Aro, nobile vampiro italiano, capo dei Vulturi, è la minaccia principale per Bella e Edward, prima in modo latente e poi sempre più concretamente. Il confronto finale di Aro con i Cullen è il momento più epico e allo stesso tempo più deludente dell’intera saga, per non fare spoiler ai tre che non sanno cosa succede.
Sheen interpreta il personaggio molto sopra le righe, quasi in modo (ben oltre, direbbero alcuni) macchiettistico. Se il film ne perde in drammaticità, di sicuro ne acquista in divertimento. Sheen sembra dire che non potete cercare serietà in Twilight, quindi tanto vale divertirsi. Le sue parti avranno fatto storcere il naso ai puristi, ma restano le più memorabili. Sicuramente avrà passato il tempo delle riprese divertendosi come un matto. In ogni scena, anche le più drammatiche, sembra che avesse appena finito di farsi una lunga risata fino alle lacrime e penso che sia andata proprio così!
Se gli ultimi film sono stati accusati di essere lenti, noiosi e privi di ogni qualsivoglia avvenimento degno di nota, chiedetevi come sarebbero stati senza neanche Aro. Mettere un attore del calibro di Michael Sheen in un film che dovrebbe parlare di mostri (ma che vogliono essere invece icone romantiche per teenager) ha creato un vero mostro originale, ma di divertimento. Vedere per credere!
-Brig
Il medico William Masters e la studiosa Virginia Johnson sono stati dei veri e propri pionieri. Hanno infatti dato il via a uno studio sulla sessualità umana già negli Anni Cinquanta, periodo in cui se ne parlava poco… o non se ne parlava affatto. La serie televisiva Masters of Sex, andata in onda dal 2013 al 2016, indaga proprio vita, lavoro e rapporto tra Masters e Johnson, espandendosi dal 1956 al 1969. Purtroppo è stata cancellata al termine della quarta stagione, quando alcune questioni vengono effettivamente chiuse, ma altre – troppe – restano aperte. Nonostante la mancanza di una vera e propria conclusione, resta comunque un prodotto interessante da guardare, e il merito di ciò va senz’altro al grande cast di protagonisti, tra cui spiccano Lizzy Caplan nei panni di Virginia e, ovviamente, Michael Sheen in quelli di Bill Masters.
Togliamoci subito un sassolino dalla scarpa: il Dottor Masters non è simpatico. Ha quello che potrebbe essere banalmente ma efficacemente definito come un “caratteraccio”, condito da problemi personali e una certa insofferenza nei rapporti sociali. Però l’interpretazione di Michael Sheen lo rende irresistibile. È un personaggio che tutto subito ti piace odiare… e poi ti piace e basta, perché è impossibile non affezionarcisi.
Gemma Chan
Gemma Chan nasce il 29 novembre 1982 a Londra, in una famiglia di origini cinesi: il padre è un ingegnere emigrato da Hong Kong, mentre i suoi nonni materni si erano trasferiti in Scozia dalla Cina. Gemma cresce nel Kent e frequenta la Newstead Wood School for Girls, per poi studiare giurisprudenza a Oxford. Dopo la laurea comincia una carriera in uno studio legale, ma sceglie di lasciare il lavoro per dedicarsi alla recitazione, riprendendo a studiare al Drama Centre London.
Nel frattempo, lavora come modella per pagarsi gli studi, partecipando nel 2006 alla prima edizione di Project Catwalk.
Nel 2006 debutta come attrice nella miniserie horror When Evil Calls, a cui segue lo speciale di Doctor Who The Waters of Mars (2009), in cui interpreta la geologa Mia Bennett. Nel 2010 è Soo Lin Yao nel secondo episodio di Sherlock, The Blind Banker, mentre l’anno successivo entra nel cast di Secret Diary of a Call Girl. In tv appare anche in The IT Crowd (2010), Fresh Meat (2011), Bedlam (2012), True Love (2012), Shetland (2013), Death in Paradise (2013), e Dates (2013). Nel 2015 diventa la protagonista di Humans, per cui viene nominata a numerosi premi. Recentemente ha prestato la voce a Dewdrop nell’adattamento animato di Watership Down (2018).
Al cinema debutta in Exam (2009), a cui seguono Shanghai (2010), Submarine (2011), The Double (2013), Jack Ryan: Shadow Recruit (2014), Belles Familles (2015), Fantastic Beasts and Where to Find Them (2016), Transformers: The Last Knight (2017) e London Fields (2018).
Nel 2018 interpreta Astrid Leong-Teo in Crazy Rich Asians e Bess of Hardwick in Mary Queen of Scots. Al momento è in sala nel film Captain Marvel (2019), nel ruolo della guerriera Kree Minn-Erva.
A teatro, recita in Turandot di Bertolt Brecht (2008), in The Sugar-Coated Bullets of the Bourgeoisie (2012), Yellow Face (2013) e Our Ajax (2013).
The Waters of Mars è di certo l’inizio della fine per il Decimo Dottore. Viaggiando da solo, si ritrova su Marte nel 2059, al cospetto della prima base umana sul Pianeta Rosso, e all’alba di una tragedia che non può in nessun modo evitare. Se il disastro è inevitabile, è anche vero che il Dottore difficilmente riesce a stare a guardare, ma in questo caso la sua determinazione nel salvare le persone si trasforma in hybris, sfiorando il delirio di onnipotenza.
Gemma Chan qui interpreta la giovane biologa Mia Bennet, una dei pochissimi superstiti della distruzione della Bowie Base One, salvata dal Dottore poiché definita da lui stesso un “personaggio minore”, il cui destino non influenza il futuro.
Mary Queen of Scots è un film di fine 2018 che esamina la vita di Mary Stuart, dal 1561 – quando aveva 19 anni – fino alla sua condanna a morte per mano della Regina Elisabetta I. Ed è proprio sul rapporto tra le due sovrane che si concentra la pellicola, mostrandole così diverse per esigenze politiche e religiose, eppure così simili e legate dal destino di essere due sovrane donne in un mondo quasi completamente dominato da uomini.
Le ambientazioni sono un’autentica meraviglia, il film ha ottenuto due meritate nomination agli Oscar per costumi e make-up, e il lavoro degli attori è magistrale: Saoirse Ronan è Mary, Margot Robbie è Elizabeth, e nel cast c’è anche David Tennant, nei panni del religioso John Knox. Gemma Chan interpreta un’altra figura storica femminile molto rilevante, ovvero Bess of Hardwick, amica e confidente della Regina Elisabetta.
Dopo gli Anni Quaranta del primo Captain America e i flashback (e la colonna sonora) Anni Ottanta dei Guardiani della Galassia, il Marvel Cinematic Universe balza indietro nei più recenti Anni Novanta per narrare delle origini di un altro supereroe: Carol Danvers, ovvero Captain Marvel!
Una guerriera Kree piomba (letteralmente!) sulla Terra nel corso di una sua missione, trovando un mondo che non ha idea dell’esistenza di altre forme di vita nel cosmo e molte nuove domande al posto delle risposte che sperava. Il film è uscito da una decina di giorni… per cui non vi dico altro se non di correre a vederlo!
Gemma Chan interpreta la guerriera Minn-Erva, e il resto del cast comprende ovviamente Brie Larson nei panni di Captain Marvel, Jude Law, Ben Mendelsohn e il già noto Samuel L. Jackson.
Mark Addy
Mark Ian Addy nasce il 14 gennaio 1964 a York, in una famiglia originaria della città fin dal 1910. Studia alla Nunthorpe Grammar School, per poi frequentare la Royal Academy of Dramatic Art dal 1982 al 1984.
Debutta nel 1987 nella serie The Continental, a cui seguono The Ritz (1987), A Very Peculiar Practice (1988), The Bill (1990), il suo primo film Dark Romances Vol. 2 (1990), Married… with Children (1992), Between the Lines (1994), Band of Gold (1995), Peak Practice (1995), Ghostbusters of East Finchley (1995), Heartbeat (1995-1996), Out of the Blue (1996), The Thin Blue Line (1996), i film Bruised Fruit (1996), Respect (1996) e The Heart Surgeon (1997), Sunnyside Farm (1997), e il film The Full Monty (1997). In questa pellicola Addy interpreta David “Dave” Horsefall, ruolo per cui riceve uno Screen Actors Guild Award e viene nominato ai BAFTA e ai Satellite Award.
Successivamente recita nel film Jack Frost (1998), in The Last Yellow (1999), The Flint Street Nativity (1999), The Announcement (2000), The Flintstones in Viva Rock Vegas (2000), Married 2 Malcolm (2000), nella serie Too Much Sun (2000), in Down to Earth (2001), A Knight’s Tale (2001), The Time Machine (2002), Heartlands (2002), nella serie Still Standing (2002-2006), in The Order (2003), Around the World in 80 Days (2004), nella serie Bonkers (2007), in Bike Squad (2008), Red Riding: In the Year of Our Lord 1983 (2009), It’s a Wonderful Afterlife (2010), Robin Hood (2010), Barney’s Version (2010), e nella prima stagione di Game of Thrones (2011), in cui interpreta Robert Baratheon. Gli showrunner lo hanno definito l’attore più facile da assumere nello show, grazie al suo fenomenale provino; per la performance, Addy è stato nominato con il resto del cast agli Scream Award e agli Screen Actors Guild Award.
Negli ultimi anni, l’attore appare per lo più in serie: Great Expectations (2011), Trollied (2011-2013), The Syndicate (2013), Atlantis (2013-2015), Remember Me (2014), Jericho (2016), New Blood (2016), Borderline (2016), Young Hyacinth (2016), e in Doctor Who, in cui interpreta il personaggio di Paltraki nel finale dell’undicesima stagione The Battle of Ranskoor Av Kolos (2018); Addy recita anche nei film The More You Ignore Me (2018) e Mary Poppins Returns (2018), in cui presta la voce al cavallo Clyde, e nella serie Vera (2019).
A teatro, interpreta Kevin Snell in Donkeys’ Years (2006), poi Dogberry in Much Ado About Nothing (2007-2008), Hjalmar Johansen in Fram (2007-2008) e Vladimir in Collaborators (2011), tutti e tre al National Theatre. Nel 2016 recita in The Nap.
Mark Addy è sposato dal 1996 con Kelly Johnson, con cui ha tre figli.
Il Dottore, Graham, Yaz e Ryan, nel finale dell’undicesima stagione, si trovano sul pianeta Ranskoor Av Kolos, dove incontrano un loro vecchio nemico. Il loro confronto finale con Tzim-Sha – o Tim Shaw, che dir si voglia – avviene in un luogo ostile, pieno di astronavi distrutte, e con la capacità di sconvolgere la mente di chi vi calpesta il suolo.
Mark Addy interpreta proprio un superstite che il Team Tardis ritrova sul pianeta, talmente sconvolto da aver scordato non solo la missione che avrebbe dovuto compiere, ma perfino il suo stesso nome, Paltraki.
Una volta ritrovata parzialmente la memoria, aiuterà Dottore e companion a affrontare la loro nemesi, portando inoltre a termine il suo incarico.
Nel 1997 esce The Full Monty ed è subito un successo inaspettato. Il film narra la storia di un gruppo di operai disoccupati di Sheffield che cercano di racimolare qualche soldo improvvisando uno spettacolo di striptease maschile. Sotto una facciata da commedia scanzonata si nasconde una storia che parla dei disagi della classe operaia inglese, tipici di un cinema ben più impegnato.
Il cast è, inutile dirlo per una produzione inglese, eccezionale. Spiccano Robert Carlyle e Tom Wilkinson, probabilmente i più famosi, ma è impossibile non notare Mark Addy nella parte di Dave, il miglior amico del protagonista Gaz. Si tratta di uno dei suoi primi ruoli e si capisce perché dopo la sua carriera sia decollata. Sue sono le battute migliori e il suo arco narrativo è uno dei più interessanti.
Addy è il cuore di un film che ancora oggi fa ridere, commuove e esalta chi lo vede. Se non lo conoscete, recuperatelo, non ve ne pentirete!
E ricordatevi che si può dire tutto di Mark Addy, ma di sicuro salda meglio di Jennifer Beals!
A Knight’s Tale, conosciuto qui in Italia come Il destino di un cavaliere, è un film del 2001 che mescola Medioevo, musica rock, romanzo di formazione, commedia romantica e… anacronismi sparsi. William è un umile scudiero che si finge nobile per partecipare ai tornei tra cavalieri, dapprima per necessità, poi per l’aspirazione a cambiare in meglio il proprio destino. In questo percorso di crescita personale troverà la gloria, l’amore e… ok, immagino che adesso, anche se non lo aveste mai visto, potreste già tutti raccontarmi come va a finire.
A Knight’s Tale non è un capolavoro o un film d’autore, niente del genere. Eppure a mio parere merita di essere visto. Innanzitutto, è coinvolgente, divertente, ed è uno di quei “feel good movie” che fa bene rivedere ogni tanto. Poi… beh, ho già citato la colonna sonora rock. E ultimo, ma più importante, il cast. Qui Mark Addy interpreta Roland, un amico di William che lo aiuta durante i tornei, e il resto del cast comprende Alan Tudyk, Paul Bettany e Rufus Sewell, nei panni del villain; William è interpretato da Heath Ledger, attore australiano tragicamente scomparso in giovane età, di cui A Knight’s Tale è stato uno dei primi ruoli cinematografici.
Alan Cumming
Alan Cumming è un attore, cantante, sceneggiatore, scrittore, fotografo, regista e produttore scozzese, nato ad Aberfeldy il 27 gennaio 1965.
Cresce insieme alla madre Mary, al padre Alex e al fratello maggiore Tom a Carnoustie, dove frequenta la Monikie Primary School e la Carnoustie High School; si avvicina alla recitazione da giovane, e lavora con il Carnoustie Theatre Club e la Carnoustie Musical Society.
Purtroppo la sua infanzia è segnata anche dalla violenza del padre, da cui la madre riesce a divorziare solo dopo anni, quando diventa economicamente indipendente.
Nel 1982 Alan si trasferisce a Glasgow per frequentare la Royal Scottish Academy of Music and Drama, da cui si diploma tre anni più tardi, per poi cominciare la sua carriera al Royal Lyceum di Edinburgh.
Passa in seguito alla Royal Shakespeare Company. Tra i suoi innumerevoli ruoli teatrali c’è The Master of Ceremonies nella versione del 1993 di Cabaret, diretta da Sam Mendes, per il cui revival del 1998 ha anche vinto un Tony Award.
Alan Cumming debutta in tv nella serie Travelling Man (1984), a cui segue anche il debutto cinematografico, in Passing Glory (1986). Negli stessi anni lavora nelle serie Taggart (1986), Take the High Road (1986) e Shadow of the Stone (1987). Negli anni Novanta recita in Prague (1992), The Airzone Solution (1993), Second Best (1994), la serie The High Life (1995), di cui è anche sceneggiatore, Circle of Friends (1995), GoldenEye (1995), Emma (1996), Spice World (1997), Romy and Michele’s High School Reunion (1997), che è il suo primo film negli States, Titus (1999), Plunkett & Macleane (1999), Eyes Wide Shut (1999).
Negli anni Duemila appare invece in Urbania (2000), Get Carter (2000), The Anniversary Party (2001) di cui è anche sceneggiatore, produttore e regista insieme a Jennifer Jason Leigh, Sex and the City (2001), Investigating Sex (2001), Josie and the Pussycats (2001), Spy Kids (2001) in cui interpreta Mr. Fegan Floop, ruolo che riprende anche nei sequel del 2002 e del 2003, Company Man (2001), Nicholas Nickleby (2002), X2 (2003), Ripley Under Ground (2005), Neverwas (2005), Sweet Land (2005), The L Word (2006), Full Grown Men (2006), Gray Matters (2007) e Dare (2009).
Negli ultimi anni recita nelle serie The Good Wife, in cui interpreta Eli Gold dal 2010 al 2016, The Runaway (2011), Web Therapy (2011–2015), Queers (2017), Instinct (2018), e l’episodio di Doctor Who The Witchfinders (2018), in cui interpreta Re James. Nello stesso periodo appare nei film The Tempest (2010), Burlesque (2010), Any Day Now (2012), Hurricane Bianca (2016), After Louie (2017) e Battle of the Sexes (2017).
Cumming appare inoltre in diversi documentari, tra cui My Brilliant Britain, The Real Cabaret e Who Do You Think You Are?
Nello show Eavesdropping with Alan Cumming intervista le attrici che hanno lavorato con lui; in Midnight Snack, invece, introduce la visione di alcuni film cult insieme al suo cane.
È anche regista di due corti, Butter e Burn Your Phone.
Debutta come romanziere nel 2002, con Tommy’s Tale, ma negli anni scrive anche diversi articoli per giornali e riviste. Nel 2014 pubblica invece la sua autobiografia, Not My Father’s Son.
Cumming è anche un cantante, e nel 2009 rilascia il suo primo album, I Bought a Blue Car Today, seguito nel 2016 da Alan Cumming Sings Sappy Songs: Live At The Cafe Carlyle.
Nel 2012 ha allestito una mostra fotografica con i suoi scatti, la Alan Cumming Snaps.
Alan Cumming è bisessuale, nonché un attivista per i diritti LGBT, motivo per cui è stato anche insignito dell’Order of the British Empire nel 2009.
È stato sposato per 8 anni con l’attrice Hilary Lyon, per poi intraprendere una relazione di due anni con l’attrice Saffron Burrows e, in seguito, una di sei con il regista Nick Philippou. Attualmente è sposato con l’illustratore Grant Shaffer, con cui ha due cani, Jerry e Lala, e vive a Manhattan.
Cumming ha la doppia nazionalità scozzese e americana dal 2008 ed è vegano dal 2012.
In The Witchfinders – scritto dalla sceneggiatrice Joy Wilikinson – il Dottore, donna di scienza, si ritrova in una situazione in cui sia le donne che la scienza vengono viste con estremo sospetto, se non con aperta ostilità: una caccia alle streghe del XVII secolo.
È la prima volta che la rigenerazione in un corpo femminile viene mostrata come determinante e influente nella trama di un episodio; come dice lei stessa: Honestly, if I was still a bloke, I could get on with the job and not have to waste time defending myself.
Non è nemmeno un caso che i due personaggi principali introdotti nell’episodio siano esse stesse donne, e in posizione contrapposta: la popolana Willa, che deve difendersi da un’accusa di stregoneria che ha già ucciso sua nonna, e l’aristocratica Becka, fautrice stessa della caccia alle streghe.
Il terzo comprimario è invece un uomo, nonché l’unico personaggio storico: King James, magnificamente interpretato da Alan Cumming. È una figura presentata immediatamente come antagonista, che tuttavia nel corso dell’episodio mostra una personalità sfaccettata e ricca di sfumature. È un uomo affamato di conoscenza, che però purtroppo non riesce ad andare oltre gli enormi pregiudizi della sua epoca. Il suo dialogo con il Dottore è certamente uno dei punti più alti dell’undicesima stagione.
GoldenEye è un film dai molti primati. È il primo 007 a non riprendere elementi dai romanzi di Fleming; il primo ad avere nei panni del protagonista Pierce Brosnan e in quelli di M (il capo del MI6) una donna, Judi Dench; essendo del 1995, è anche il primo a essere uscito dopo la fine della Guerra Fredda.
In questa avventura, James Bond ha il compito di sgominare l’organizzazione criminale Janus, che vuole prendere il controllo del satellite sovietico GoldenEye, capace di paralizzare i sistemi informatici.
In un cast ricco di nomi – Sean Bean, Famke Janssen, Desmond Llewelyn – appare anche Alan Cumming, nel ruolo dell’abile programmatore e hacker russo Boris Grishenko.
X2 è un film del 2003, ed è il primo di molti sequel – e prequel, e spinoff – di X-Men, uscito nel 2000.
In questa avventura i mutanti capitanati dal Professor X, che vorrebbero un’esistenza pacifica con gli umani, e i seguaci di Magneto, che invece si sentono superiori, sono costretti ad allearsi quando un misterioso nemico sembra deciso a eliminarli tutti.
La sequenza d’apertura del film è una delle più belle mai realizzate per un cinecomics e ha per protagonista proprio Alan Cumming. Sotto a un pesante trucco, interpreta il mutante Nightcrawler – all’anagrafe Kurt Wagner – solitamente pacifico, ma che in questo caso è stato drogato e indotto a penetrare nella Casa Bianca.
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Gugu Mbatha-Raw
Gugulethu Sophia Mbatha-Raw nasce il 21 aprile 1983 a Oxford, ed è figlia di un medico sudafricano, Patrick, e di un’infermiera inglese, Anne. Il suo nome, che lei abbrevia in Gugu, è in lingua Zulu e significa “il nostro tesoro”.
Fin da giovane dimostra interesse e predisposizione per le arti performative, frequentando il Youth Theatre e la Judy Tompsett School of Dance; a 18 anni si trasferisce a Londra per studiare alla Royal Academy of Dramatic Art.
Nel 2005 recita a teatro in Romeo and Juliet nel ruolo della protagonista, insieme a Andrew Garfield, e in Antony and Cleopatra, nel ruolo di Octavia; nel 2009 è invece Ophelia nell’Hamlet con protagonista Jude Law. Nel frattempo, comincia a lavorare anche in TV, nelle serie Holby City (2005), Bad Girls (2006), Spooks (2006), Vital Signs (2006), Marple (2007) e Doctor Who (2007), in cui interpreta, nella terza stagione, Tish Jones, la sorella della companion Martha; nel 2008 recita in Bonekickers, a cui seguono Lost in Austen (2008), Undercovers (2010-2012) e Touch (2012).
Al cinema appare in Larry Crowne (2011), Odd Thomas (2013) e nel film storico Belle (2013), in cui interpreta la protagonista Dido Elizabeth Belle, per cui riceve numerosi riconoscimenti. Nel 2014 recita in Beyond the Lights e, l’anno successivo, in Jupiter Ascending e Concussion. Sempre nel 2015 torna a teatro, per interpretare la protagonista in Nell Gwynn.
Nel 2016 appare in Free State of Jones, nell’episodio San Junipero della terza stagione di Black Mirror, e in Miss Sloane. L’anno successivo è la domestica Plumette, trasformata in un piumino per la polvere, in Beauty and the Beast. Nel 2018 recita invece in A Wrinkle in Time, The Cloverfield Paradox e Fast Color.
Gugu Mbatha-Raw è stata nominata membro dell’Order of the British Empire (MBE) dalla Regina nel 2017, per i servizi resi nel campo della recitazione.
La prima volta che vediamo Martha Jones, nell’episodio Smith and Jones, è proprio al telefono con sua sorella Tish, mentre le due cercano di evitare che un’ospite indesiderata si presenti al compleanno del fratello Leo, quella sera stessa. Certo, i piani delle due sorelle non vengono sviluppati a dovere, visto che l’ospedale dove lavora Martha è improvvisamente spostato sulla Luna…
Rivediamo Gugu Mbatha-Raw nei panni di Tish Jones in altri tre episodi nel corso della terza stagione; in The Lazarus Experiment – in cui scopriamo che il suo nome per esteso è Letitia – è a capo delle Pubbliche Relazioni del Professor Lazarus, e organizza la serata in cui lui dovrebbe ringiovanire… anche se sappiamo che le cose non vanno esattamente per il verso giusto.
Torna poi nel finale di stagione, precisamente negli episodi The Sound of Drums e Last of the Time Lords, quando viene fatta prigioniera dal Maestro insieme ai suoi genitori.
Newton Knight (Matthew McConaughey) è un umile contadino diventato soldato confederato durante la Guerra Civile americana. Costretto a combattere in un conflitto in cui non crede, e di cui ha vissuto gli orrori, decide di disertare e si rifugia in una palude insieme ad alcuni schiavi fuggiti dai loro padroni e ad altri contadini scappati come lui dai campi di battaglia.
Presto Newton si mette a capo del gruppo di uomini che, sempre più numeroso, organizza una rivolta contro i Confederati e occupa una parte dello Stato del Mississippi, nominandolo “Free State of Jones”, un luogo nel quale poter vivere in pace e secondo principi di uguaglianza.
Il film è un affresco interessante e allo stesso tempo crudo di un episodio della Guerra Civile veramente accaduto, ma decisamente poco conosciuto.
Gugu Mbatha-Raw qui interpreta Rachel, una giovane schiava che aiuta segretamente i fuggiaschi nella palude, per poi unirsi alla rivolta e innamorarsi di Newton.
È il 1987 e nella cittadina turistica di San Junipero, dove è festa ogni sera, la timida Yorkie – interpretata da Mackenzie Davis – incontra l’estroversa Kelly, ovviamente Gugu Mbatha-Raw. Le due sono molto diverse sia come carattere che come background, tuttavia si sentono fortemente attratte, e non passa molto tempo prima che si innamorino.
Bisogna però ricordare che siamo in Black Mirror, e la dolce storia di un amore estivo è solo la base per una realtà molto più complessa.
San Junipero è uno degli episodi più famosi della serie, soprattutto perché è il primo in assoluto a divergere dalla visione pessimistica tipica di Black Mirror e a mostrare che la tecnologia può essere utilizzata anche in modo positivo.
L’episodio ha avuto numerosi riconoscimenti, vincendo anche due Emmy Awards.
Simon Pegg
Simon John Beckingham nasce il 14 febbraio 1970 a Brockworth. I suoi genitori divorziano quando ha solo sette anni e, in seguito al nuovo matrimonio della madre, prende il cognome del suo patrigno, Pegg. Prima frequenta la Brockworth Comprehensive Secondary School, poi decide di studiare recitazione, prima al Stratford-upon-Avon College, poi alla University of Bristol. Quando ha circa vent’anni, si trasferisce a Londra per cominciare la sua carriera di attore.
In televisione appare in Six Pairs of Pants (1995), Faith in the Future (1995-1998), Asylum (1996), I’m Alan Partridge (1997), Big Train (1998-2002), Hippies (1999), Band of Brothers (2001) e Brass Eye (2001). Dal 1998 al 2004 lavora inoltre per il programma di BBC Radio 4 The 99p Challenge. Al cinema recita in Tube Tales (1999), Guest House Paradiso (1999), The Parole Officer (2001), 24 Hour Party People (2002) e, a teatro, in The Man Who Thinks He’s It.
Nel 1999 dà il via alla sua lunga collaborazione con il regista Edgar Wright e l’attore Nick Frost, quando crea e scrive, insieme a Jessica Stevenson, la sitcom Spaced. Nel 2004 lui e Wright scrivono Shaun of the Dead, diretto sempre da Wright, in cui Pegg recita anche, insieme a Nick Frost. Il film è il primo della cosiddetta Three Flavours Cornetto Trilogy, a cui seguono Hot Fuzz (2007) e The Word’s End (2013).
Nei primi anni 2000 registra varie audioavventure per la Big Finish, tra cui Invaders From Mars, ambientata nell’universo di Doctor Who. Nel 2005 appare anche nella prima stagione del reboot della serie, nel ruolo dell’Editor in The Long Game, oltre a narrare i documentari Doctor Who Confidential.
Nel 2006 entra a far parte del cast della serie di Mission: Impossible, recitando nel terzo film della saga, a cui seguono Mission: Impossible – Ghost Protocol (2011), Mission: Impossible – Rogue Nation (2015) e Mission: Impossible – Fallout (2018).
Lo stesso anno recita in Big Nothing, a cui seguono The Good Night (2007), Run Fatboy Run (2007), How to Lose Friends and Alienate People (2008), e il cartone animato norvegese Free Jimmy (2006), per cui scrive i dialoghi per la versione inglese e doppia anche un personaggio.
Entra poi nel cast di un’altra saga cinematografica, la nuova trilogia di Star Trek; al film del 2009 seguono Star Trek Into Darkness (2013) e Star Trek Beyond (2016), per cui Pegg si occupa anche della sceneggiatura.
Negli ultimi anni recita in Ice Age: Dawn of the Dinosaurs (2009), Burke and Hare (2010), Chronicles of Narnia: Voyage of the Dawn Treader (2010), Paul (2011), The Adventures of Tintin: The Secret of the Unicorn (2011), A Fantastic Fear of Everything (2012), Hector and the Search for Happiness (2014), Kill Me Three Times (2014), The Boxtrolls (2014), Man Up (2015), Absolutely Anything (2015), Star Wars: The Force Awakens, nel breve ruolo di Unkar Plutt (2015), Ice Age: Collision Course (2016), The Cloverfield Paradox (2018), Ready Player One (2018), Terminal (2018) e Slaughterhouse Rulez (2018).
Simon Pegg è sposato con Maureen McCann e ha una figlia, Matilda, nata nel 2009. È ateo, è femminista e supporta la campagna HeForShe, ed è un grande amico di Chris Martin, Nick Frost e Martin Freeman.
Di recente ha raccontato di aver sofferto di depressione e alcolismo, ma di esserne uscito dopo una lunga battaglia.
In un universo alternativo, il padre di Rose Tyler ha il volto di… Simon Pegg! L’attore avrebbe infatti dovuto interpretare questo personaggio ricorrente nelle prime due stagioni della serie, ma ha dovuto cederlo a Shaun Dingwall a causa di altri impegni lavorativi. Pegg, cresciuto guardando Doctor Who, è comunque riuscito ad apparire nella serie in un episodio, The Long Game. Il Nono Dottore, Rose e il companion di brevissima durata Adam (di cui non parliamo mai, in questo caso dobbiamo) arrivano in una stazione orbitante intorno alla Terra nell’anno 200000, il cui scopo sarebbe trasmettere le notizie al pianeta, ma che è in realtà controllata dal Jagrafess, un’enorme e sgradevole creatura che manipola le informazioni trasmesse per impedire alla Terra di progredire. Simon Pegg interpreta The Editor, un villain senza nome e senza scrupoli al servizio del Jagrafess.
Mission: Impossible è nato come una serie televisiva anni Sessanta, a cui poi si è ispirato il film del 1996, che ha dato via a una serie di grande successo, giunta al momento al sesto film, ma con altri due già programmati per uscire nei prossimi anni.
Il protagonista assoluto è Ethan Hunt, interpretato da Tom Cruise, un agente di una sottosezione della CIA, la IMF (Impossible Mission Force), incaricata di portare a termine le missioni più complesse, quasi impossibili, appunto. La serie ha debuttato al cinema con un film di spionaggio piuttosto classico, con forti tinte noir, ma già dal secondo capitolo ha preferito mettere in risalto gli effetti speciali, le scene d’azione e le imprese spettacolari e decisamente poco realistiche (ma molto divertenti da vedere!) dell’agente protagonista.
Hunt è intrinsecamente legato a Tom Cruise; non c’è un attore al servizio del personaggio, bensì un personaggio che è stato praticamente creato addosso all’attore, e che senza di lui non esisterebbe nemmeno. La missione è sempre una sorta di puzzle, di situazione apparentemente irrisolvibile da cui ci si tira fuori unendo ingegno, capacità fisiche e lavoro di squadra.
Simon Pegg entra nel cast della serie, e nel team di Ethan Hunt, a partire da Mission: Impossibile III (ma io ovviamente vi consiglio di vedere anche i primi due), in cui interpreta il tecnico della CIA Benji Dunn; il suo personaggio nel corso dei sequel affronterà una grande evoluzione, diventando un agente sul campo.
Attualmente il resto della squadra, oltre a Ethan e Benji, è composto dall’hacker Luther Stickell (Ving Rhames) e dall’agente MI6 Ilsa Faust (Rebecca Ferguson).
Piano dell’opera:
Mission: Impossible (1996)
Mission: Impossible 2 (2000)
Mission: Impossible III (2006)
Mission: Impossible – Ghost Protocol (2011)
Mission: Impossible – Rogue Nation (2015)
Mission: Impossible – Fallout (2018)
Se il reboot di Doctor Who ha comunque mantenuto tutti gli avvenimenti precedenti, partendo con il Nono Dottore, quello di Star Trek, avvenuto nel 2009 con l’omonima pellicola, è cominciato… dall’inizio! Il film di J.J. Abrams è l’undicesimo della famosissima saga di fantascienza, ma è anche il primo della nuova trilogia, ambientata in una realtà alternativa, in cui i personaggi storici sono posti in un contesto molto simile ma non identico all’originale, ideato per potersi sviluppare in modi anche decisamente diversi.
Simon Pegg interpreta in tutti e tre i film il brillante ingegnere Montgomery “Scotty” Scott, uno dei protagonisti della serie originale insieme a James T. Kirk (Chris Pine), Spock (Zachary Quinto), il Dr. Leonard “Bones” McCoy (Karl Urban), Nyota Uhura (Zoe Saldana), Hikaru Sulu (John Cho) e Pavel Chekov (Anton Yelchin).
Pegg, insieme al resto del cast qui citato, ha recitato anche nei due sequel Star Trek Into Darkness (2013) e Star Trek Beyond (2016), di cui ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Doug Jung.
Keleey Hawes
Keeley Clare Julia Hawes, nata il 10 febbraio 1976, cresce nel quartiere londinese Marylebone con i genitori e tre fratelli maggiori. Studia alla Sylvia Young Theatre School e comincia la sua carriera come modella e apparendo nei video musicali.
In tv recita in Troublemakers (1990), Karaoke (1996), Heartbeat (1996), The Beggar Bride (1997), Our Mutual Friend (1998), Wives and Daughters (1999), Tipping the Velvet (2002). Lavora poi nella serie Spooks (2002-2004), in The Canterbury Tales (2003), The Vicar of Dibley (2006-2007), e nel film Death at a Funeral (2007).
Dal 2007 al 2009 interpreta Alex Drake in Ashes to Ashes, spin-off di Life on Mars. L’azione si sposta da Manchester a Londra e dagli anni Settanta agli Ottanta, ma viene mantenuto quasi tutto il cast della serie madre, con l’eccezione di John Simm, che lascia il ruolo di protagonista proprio a Keeley Hawes.
Nel 2008 recita in Mutual Friends e That Mitchell and Webb Look, a cui seguono Identity (2009), il rilancio della serie anni Settanta Upstairs, Downstairs, il film Mariah Mundi and the Midas Box (2013), Line of Duty (2014-2016), l’episodio di Doctor Who Time Heist (2014), The Casual Vacancy (2015), il film High-Rise (2015), la seconda serie di The Hollow Crown (2016), The Missing (2016), The Durrells (2016- in corso), e l’episodio Diddle Diddle Dumpling di Inside No. 9. Recentemente è apparsa in Bodyguard e Mrs Wilson (2018).
Keeley e il suo fidanzato Spencer McCallum hanno un figlio, Myles, nel 2000, per poi sposarsi l’anno successivo, anche se il matrimonio è di breve durata.
L’attrice si risposa nel 2004 con il collega Matthew Macfadyen, con cui ha due figli: Maggie, nata lo stesso anno, e Ralph, del 2006.
Hawes è anche una doppiatrice: è la voce di Lara Croft nella serie di videogiochi Tomb Rider dal 2007 al 2014. Dal 2017 è un’ambasciatrice UNICEF.
Non succede nulla di strano rispondendo al telefono!
…a meno che a rispondere non sia il Dottore, e il telefono non sia quello del Tardis.
Twelve e Clara, più due alleati, si ritrovano all’interno della banca più sicura della galassia, senza ricordare come ci sono finiti e con un solo scopo: rapinarla!
Comincia così il quinto episodio dell’ottava stagione, Time Heist!
Ovviamente, è tutto più complicato e MOLTO più pericoloso di quello che sembra.
Keeley Hawes interpreta Madame Karabraxos, cinica direttrice dell’omonima banca, più Ms Delphox, la sua assistente nonché clone con cui ha un pessimo rapporto.
Un’intera famiglia inglese si raduna per l’avvenuto decesso del patriarca. Quello che dovrebbe essere un momento di raccoglimento e riflessione sfugge presto di mano tra pessimi elogi funebri, questioni in sospeso tra fratelli, fidanzati da presentare in famiglia, allucinogeni scambiati per medicine e amanti a sorpresa.
Death at a Funeral – in Italia più noto col titolo Funeral Party – è una commedia nera del 2007 diretta da Frank Oz (sì, è proprio lo stesso che interpreta Yoda, non un omonimo!), che scova il divertimento nella più improbabile delle circostanze.
Keeley Hawes qui è Jane, la nuora del defunto, che sostiene pazientemente l’impacciato marito Daniel, interpretato da Matthew Macfadyen (i due sono sposati anche nella vita reale).
David Budd è un poliziotto londinese, ex soldato, che sventa un attentato terroristico durante un viaggio in treno. Come premio per il suo eroismo, viene promosso a guardia del corpo di Julia Montague, Segretario di Stato del Regno Unito. La donna è ambiziosa, politicamente spietata, e una fervida sostenitrice dell’intervento armato, cosa inconcepibile per David, che ha visto di persona gli orrori della guerra.
Nonostante le profonde differenze etiche e caratteriali, tra i due c’è un’attrazione immediata; tuttavia la loro relazione lavorativa e personale è messa quasi immediatamente in pericolo da intrighi politici e da una minaccia terroristica non ancora sventata.
Bodyguard (2018) è stato il fenomeno britannico dello scorso autunno, amato e guardato da tutti, tanto da avere i rating più alti mai registrati negli ultimi dieci anni!
Julia Montague è ovviamente e ottimamente interpretata da Keeley Hawes, mentre Richard Madden (il Robb Stark di Game of Thrones) ricopre il ruolo di David Dunn, per cui ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui un Golden Globe.
Olivia Colman
Sarah Caroline Olivia Colman nasce il 30 gennaio 1974 a Norwich, dove cresce con i genitori Mary e Keith. Frequenta la Norwich High School for Girls, e poi la Gresham’s School; è proprio durante la scuola che comincia a recitare, debuttando a sedici anni in The Prime of Miss Jean Brodie.
Dopo un periodo all’Homerton College di Cambridge, per studiare formazione primaria, decide di dedicarsi invece alla recitazione, frequentando la Bristol Old Vic Theatre School, dove si diploma nel 1999.
Comincia a recitare in serie e film TV nei primi Anni Duemila, apparendo in Rescue Me, Holby City e The Office (2002). Lavora di frequente con la coppia di comici Mitchell e Webb; dal 2003, e fino al 2015, interpreta Sophie Chapman nella commedia di Channel 4 Peep Show. Recita inoltre in That Mitchell and Webb Sound, in radio, e nella versione TV That Mitchell and Webb Look (2006-2008). Altri suoi lavori radiofonici sono Concrete Cow, Think the Unthinkable, The House of Milton Jones, Dirk Gently’s Holistic Detective Agency e Hut 33.
Nel frattempo, in televisione recita in Green Wing (2004-2006), ShakespeaRe-Told (2005), The Time of Your Life (2007), Beautiful People (2008-2009), Skins (2009), l’episodio The Eleventh Hour di Doctor Who (2010), Rev (2010-2014), Exile (2011), Twenty Twelve (2011-2012), per cui vince un BAFTA, e Accused (2012), per cui vince un altro BAFTA.
Dal 2013 al 2017 è ovviamente Ellie Miller nella serie Broadchurch, particolarmente cara a noi Whovians per l’alto numero di attori che ha in comune con Doctor Who, oltre allo showrunner Chris Chibnall. Olivia Colman vince un BAFTA anche per il ruolo di Miller, a cui si aggiunge una nomination agli Emmy.
Lavora poi in The Thirteenth Tale (2013), The Five(ish) Doctors Reboot (2013), nel ruolo di se stessa, Mr. Sloane (2014), Thomas & Friends (2014- in corso), The Night Manager (2016), per cui vince un Golden Globe e viene candidata agli Emmy, Fleabag (2016- in corso), Watership Down (2018) e Les Misérables (2019). Prossimamente prenderà il posto di Claire Foy nel ruolo della Regina Elisabetta nella terza stagione di The Crown.
Al cinema appare in Hot Fuzz (2007), Tyrannosaur (2011), The Iron Lady (2011), Hyde Park on Hudson (2012), Locke (2013), The Lobster (2015), per cui ha vinto un BIFA Award, London Road (2015), Murder on the Orient Express (2017) e il recente The Favourite (2018), per cui ha vinto il Golden Globe e ha ricevuto una nomination per i prossimi Oscar.
A teatro recita in England People Very Nice (2009), Hay Fever (2012) e Mosquitoes (2017).
Dal 2001 è sposata con Ed Sinclair, conosciuto mentre studiava a Cambridge; I due hanno due bambini e una bimba.
È parte della giuria del Norwich Film Festival dal 2013.
Oliva Colman è molto attiva in diverse cause sociali, tra cui l’educazione per prevenire violenze domestiche e abusi, la lotta all’ Alzheimer, la depressione post-partum (di cui ha sofferto). Ha inoltre collaborato con Amnesty International nella realizzazione di un documentario radio sui problemi delle donne in Afghanistan, prestando la voce alle protagoniste che avrebbero rischiato la vita partecipando in prima persona.
The Eleventh Hour è l’inizio dell’avventura di Steven Moffat in Doctor Who. Nel corso di un solo episodio – per quanto insolitamente lungo – vengono introdotti l’Undicesimo Dottore, Amy, Rory, la crepa nello spaziotempo, il Silenzio, il nuovo Tardis, il nuovo cacciavite… tutto, in pratica! Quindi è incredibilmente facile dimenticare che, tra i vari volti del Prigioniero Zero, ci fosse proprio quello di Olivia Colman! È una parte decisamente breve che, però, la inserisce di diritto nel folto gruppo di attori apparsi sia in Doctor Who che in Broadchurch.
Certo, con l’abitudine di Chibnall di lavorare con gli stessi attori, sarebbe bello vederla ricomparire in un ruolo più sostanzioso… cosa ne pensate?
Jonathan Pine è un ex soldato che lavora come manager notturno in lussuosi alberghi. La sua routine viene improvvisamente sconvolta da Richard Roper, all’apparenza un integerrimo uomo d’affari, spietato trafficante d’armi nella realtà. Pine viene in seguito contattato da Angela Burr – interpretata da Olivia Colman – un’agente del MI6 che gli propone di infiltrarsi nella cerchia di Roper per incastrarlo. L’uomo, che ha dei conti in sospeso col trafficante, accetta.
The Night Manager è una miniserie del 2016 tratta dall’omonimo romanzo di John Le Carré, diretta da Susanne Bier e con un cast di tutto rispetto: Oltre a Olivia Colman, Tom Hiddleston (Pine), Hugh Laurie (Roper), Tom Hollander, Tobias Menzies ed Elizabeth Debicki. È stata acclamata da pubblico e critica, ottenendo diversi premi, tra cui tre Golden Globe per i protagonisti, Colman, Hiddleston e Laurie. Di recente è anche stato annunciato che sarà prodotta una seconda stagione.
Una curiosità: Angela Burr è incinta per tutta la durata della miniserie… e non è una finzione! Olivia Colman aspettava effettivamente una bambina durante le riprese, terminate all’ottavo mese di gravidanza.
Nel 1708 la Gran Bretagna è in guerra con la Francia. A capo del paese c’è la Regina Anna – interpretata da Olivia Colman – malata e apparentemente poco interessata alle faccende del trono, tanto che la Gran Bretagna viene effettivamente governata dalla Duchessa di Marlborough, Sarah (Rachel Weisz), la favorita della Regina, per cui affetto nei confronti della sovrana e desiderio di potere vanno di pari passo. A sconvolgere gli equilibri arriva Abigail (Emma Stone), cugina di Sarah, la cui famiglia è caduta in disgrazia. La nobildonna la prende come sua domestica, ma la ragazza dimostra ben presto ambizioni decisamente più elevate, cercando di attirare l’attenzione della Regina stessa.
In The Favourite di Yorgos Lanthimos, nei cinema proprio in questi giorni, si gioca perennemente per il potere… e si gioca decisamente sporco. Posizione sociale, interessi politici e schemi di corte sono alla base di tutto: i veri affetti sembrano non esistere, o vengono comunque schiacciati senza pietà. È un film sconvolgente ma incredibilmente affascinante, tutto basato sulle grandi interpretazioni delle tre protagoniste. La nostra Olivia Colman ha già vinto un Golden Globe, ed è nominata per BAFTA e Oscar. Tifiamo tutti per lei!
Daniel Kaluuya
Daniel Kaluuya è uno sceneggiatore e attore britannico nato il 24 febbraio 1989. I suoi genitori, Damalie Namusoke e Stephen Kaluuya, sono originari dell’Uganda, ma la madre è emigrata nel Regno Unito durante la gravidanza per far nascere Daniel a Londra. Da bambino cresce con lei e la sorella maggiore in Kentish Town, vedendo raramente il padre a causa delle leggi sui visti. Frequenta poi il St Aloysius College di Londra.
Fin da piccolo si esibisce nel teatro d’improvvisazione, arrivando a scrivere il suo primo spettacolo a soli nove anni. Nel 2006 esordisce nel film BBC Shoot the Messenger, per poi entrare l’anno successivo nel cast di Skins, nel ruolo di Posh Kenneth; rimane nella serie fino al 2009, per un totale di 11 episodi, e ne sceneggia due, Jal e Thomas.
Nel 2008 recita nel film Cass e nelle serie Silent Witness e That Mitchell and Webb Look, per poi apparire nel 2009 nell’episodio speciale di Doctor Who Planet of the Dead, in Lewis e in FM, di cui diventa un membro regolare; entra inoltre nel cast di Psychoville, e vi rimane per entrambe le stagioni.
Nel 2010 torna a teatro con Sucker Punch, per cui vince diversi premi, appare nel film Chatroom e nella serie Harry and Paul. L’anno di svolta è però il 2011, durante il quale recita nel film Johnny English Reborn e nelle serie Coming Up, The Fades, Random e, soprattutto, Black Mirror, nel secondo episodio Fifteen Million Merits, per cui riceve molte critiche positive.
Nel 2013 appare nei film Welcome to the Punch e Kick-Ass 2 e torna a teatro in Trelawny of the Wells e A Season in the Congo; nel 2015 cinema e teatro continuano a susseguirsi, con il film Sicario e lo spettacolo Blue/Orange. Nel 2017 raggiunge il successo e la notorietà mondiale con Get Out, horror del regista e sceneggiatore Jordan Peele, in cui Daniel interpreta il protagonista Chris Washington.
La serie di ruoli fortunati continua poi l’anno successivo, durante cui appare in Black Panther e Widows, oltre a doppiare uno dei personaggi dell’adattamento BBC di Watership Down (La Collina dei Conigli, in italiano).
Attualmente Daniel Kaluuya vive nella zona ovest di Londra; è appassionato di calcio ed è un grande tifoso dell’Arsenal.
Cosa c’è di più londinese di un rosso bus a due piani? E infatti la nostra avventura comincia proprio a bordo di uno di loro, su cui, in mezzo a persone che stanno tornando a casa o andando da qualche parte, Lady Christina cerca di sfuggire alla polizia e il Dottore mangia uova di cioccolato cercando di localizzare un wormhole.
Tutto molto carino, peccato che il suddetto wormhole si ingrandisca e inghiotta bus e passeggeri…
Planet of the Dead è lo speciale di Pasqua del 2009, in cui un’eterogenea compagnia di umani – più un Time Lord – si trova all’improvviso su un pianeta deserto, con uno sciame alieno pronto a divorare prima loro, poi l’intera Terra. L’unica speranza di sfuggirgli è far ripartire il mezzo, mentre il compito di salvare il resto del mondo è affidato a un esuberante scienziato della UNIT.
In tutto ciò Daniel Kaluuya, all’epoca ventenne, interpreta Barclay, un giovane salito sul bus per andare dalla ragazza per cui ha una cotta. Durante l’avventura dimostra coraggio e capacità meccaniche, tanto che il Dottore lo premia raccomandandolo per un posto alla UNIT!
Andare a conoscere la famiglia della tua ragazza è a priori un momento stressante, ma per Chris – interpretato da Daniel Kaluuya – lo è ancora di più: lui è nero, Rose è bianca. Nonostante tutte le rassicurazioni di lei, la prima serata insieme non trascorre senza alcuni momenti di imbarazzo, dovuti ai commenti indelicati e razzisti dei genitori. La situazione peggiora ulteriormente nel corso di un party con vari amici della famiglia, tutti bianchi e facoltosi. È solo disagio per la situazione, o in quella casa sta davvero succedendo qualcosa di inquietante? E perché il personale di servizio, tutto composto da persone di colore, si comporta in modo strano?
Get Out (2017) è un film dell’orrore scritto e diretto da Jordan Peele. È quasi istantaneamente diventato un cult, per la sua capacità di mescolare in modo efficace genere horror e denuncia sociale. La pellicola ha vinto diversi premi, tra cui l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale.
La performance di Kaluuya è stata particolarmente lodata, con varie nomination a Oscar, Golden Globe, BAFTA, SAG e Critics’ Choice Award. Nel 2018 ha inoltre ricevuto il premio BAFTA Rising Star. Jordan Peele era rimasto impressionato dalla sua performance in Black Mirror, e lo ha scelto come protagonista di Get Out immediatamente dopo aver visto il suo provino.
Veronica, Alice e Linda sono tre donne diverse in tutto: tenore di vita, etnia, lavoro, colore della pelle. Eppure hanno qualcosa in comune: i mariti sono morti insieme in un’esplosione durante una loro rapina finita male, e ora il boss che avevano derubato rivuole i suoi soldi, finiti carbonizzati. Le vedove si trovano così costrette a formare un’improbabile alleanza per rimediare agli errori dei loro mariti e recuperare il denaro nell’unico modo possibile: rubandolo.
Widows è un film del 2018 del regista Steve McQueen, che sceglie un cast tutto al femminile (Viola Davis, Elizabeth Debicki, Michelle Rodriguez) per un heist movie durissimo: non c’è il glamour di Ocean’s 8, solo il brutale realismo di un mondo maschile che non le vuole, ma in cui sapranno ottenere il loro posto.
Daniel Kaluuya interpreta Jatemme, fratello del boss Jamal Manning (lo stesso che è stato derubato), e suo vero e proprio “braccio armato”: tanto Jamal è astuto e calcolatore, quando Jatemme è brutale e violento.
Letitia Wright
Letitia Michelle Wright nasce il 31 ottobre 1993 a Georgetown, in Guyana. All’età di 7 anni si trasferisce con la famiglia nel quartiere di Londra Tottenham, dove comincia gli studi.
Si interessa alla recitazione guardando il film Akeelah and the Bee (2006), con protagonista la giovane Keke Palmer. Comincia così a mandare mail a diversi agenti, fino a essere presa per piccoli ruoli. Nel 2011 recita nelle serie Holby City e Top Boy, oltre che nel film Victim; l’anno successivo si fa notare per la sua interpretazione in My Brother the Devil, per cui viene riconosciuta tra le Stars of Tomorrow da Screen International. Negli anni successivi recita in varie serie, come Coming Up (2013), Chasing Shadows (2014), Banana e Cucumber (2015), Doctor Who, nell’episodio Face the Raven (2015), e Humans (2016). Nel frattempo, per il film Urban Hymn viene inserita dalla British Academy of Film and Television Arts nel gruppo dei BAFTA Breakthrough Brits del 2015, e viene notata anche da Hollywood.
Nel frattempo ha purtroppo dei problemi di depressione, che la costringono a prendersi una pausa dalla recitazione, e che riesce a superare grazie al suo incontro con il Cristianesimo.
La sua consacrazione come attrice arriva tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, grazie alla sua partecipazione a un episodio di Black Mirror, Black Museum, e all’ingresso nel Marvel Cinematic Universe.
Nel MCU interpreta la geniale principessa Shuri, prima in Black Panther e poi in Avengers: Infinity War.
Sempre nel 2018, recita nei film The Commuter e Ready Player One, e nel video musicale della canzone Nice for That di Drake.
Fra pochi mesi sarà di nuovo parte del mondo Marvel in Avengers: Endgame.
Tatuaggi cangianti, strade civetta, ragazzine immortali e corvi non troppo amichevoli: Face the Raven (2015) è un episodio ormai entrato nella storia di Doctor Who per svariati motivi. Qui Letitia Wright appare in un breve ma fondamentale ruolo: Anahson, una ragazza aliena della specie Janus, con due volti; dato che solo le donne Janus hanno la capacità di vedere passato e futuro, sua madre Anah l’ha sempre fatta passare per un maschio, per evitarle la vita di schiavitù che era toccata a lei.
Un’auto sfreccia nel deserto americano. Dentro c’è una ragazza inglese, Nish – Letitia Wright, ovviamente – appena arrivata negli States per il compleanno del padre. Si ferma a una stazione di benzina abbandonata… e rifornisce l’auto grazie a un pannello solare, perché siamo nel futuro. Mentre attende che la carica sia completa, decide di visitare un museo del crimine lì vicino: l’ambientazione è volutamente inquietante, così come il proprietario del luogo, che le fa da cicerone… dobbiamo temere per lei? In fondo, stiamo guardando Black Mirror, dove i twist sono dietro l’angolo!
Black Museum (2017) è l’ultimo episodio della quarta stagione della serie, e ne costituisce praticamente una summa, con riferimenti più o meno velati a puntate del passato e una trama principale che continua a dividersi, disseminando allo stesso tempo tanti piccoli indizi per arrivare al finale.
Per il ruolo di Nish, Letitia ha ricevuto una nomination agli Emmy Awards come Outstanding Supporting Actress.
Lo stato africano del Wakanda ha sempre avuto una politica di chiusura nei confronti del resto del mondo, volta a celare la sua ricchezza e il suo incredibile avanzamento tecnologico. Quando il giovane T’Challa diventa re, si trova ad affrontare da una parte la scelta se aprirsi al mondo o rimanere nascosti, dall’altra alcuni segreti del passato che stanno tornando in superfice.
Questa, molto all’osso, è la trama di Black Panther (2018), film del Marvel Cinematic Universe in cui Letitia Wright interpreta la giovane ma geniale principessa Shuri, sorella di T’Challa e scienziata, medico, inventrice… oltre che abile guerriera. Per il ruolo, l’attrice ha vinto un Teen Choice Award.
Black Panther è stato seguito pochi mesi dopo da Avengers: Infinity War, film corale e altamente spettacolare che riprende le fila di una trama orizzontale sviluppata in dieci anni di film Marvel.
Infinity War è stato un po’ il film “simbolo” del 2018 – almeno per quanto mi riguarda – e non riuscirei mai a parlarvene in modo esauriente in queste poche righe… per cui mi concentrerò sul ruolo di Letitia Wright: Shuri appare brevemente per dare il suo indispensabile contributo scientifico… ma entro la fine del film avrà anche lei la possibilità di mostrare le sue doti in battaglia.
L’attrice tornerà nei panni della principessa anche nel sequel Avengers: Endgame, in uscita ad aprile.
2017
Felicity Jones
Felicity Jones è una delle attrici del momento grazie alle sue interpretazioni in film come The Theory of Everything e Rogue One, solo per citarne alcuni. Tuttavia, la sua carriera è cominciata già qualche anno fa e, nel 2008, Felicity è apparsa anche in un episodio della quarta stagione di Doctor Who, The Unicorn and the Wasp, in cui ha interpretato Robina Redmond.
Ma scopriamo qualcosa in più su di lei!
Felicity Rose Hadley Jones nasce il 17 ottobre 1983 in Bournville, a sud di Birmingham. Comincia a manifestare interesse per la recitazione fin da bambina, anche grazie a suo zio Michael Hadley, che è un attore. Frequenta a 11 anni il laboratorio Central Junior Television e, l’anno dopo, debutta nel film The Treasure Seekers (1996). Nel 1998 e 1999 è Ethel Hallow nella serie The Worst Witch, ruolo che poi riprende nel sequel Weirdsister College (2001-2002). Nel frattempo frequenta la Kings Norton Girls School e la King Edward VI Handsworth School, per poi iscriversi al Wadham College di Oxford, dove si esibisce in The Comedy of Errors per la Oxford University Dramatic Society (2005).
Altre rappresentazioni teatrali in cui appare negli anni sono That Face (2007), The Chalk Garden (2008) e Luise Miller (2011).
In televisione lavora in Servants (2003), nell’episodio di Doctor Who The Unicorn and the Wasp (2008), nel serial The Diary of Anne Frank (2009) e nella puntata Role Play di Girls (2014).
Recita in moltissimi film, sia televisivi che cinematografici, tra cui possiamo ricordare Northanger Abbey (2007), Brideshead Revisited (2008), Flashbacks of a Fool (2008), Chéri (2009), The Tempest (2010), Cemetery Junction (2010), Soulboy (2010), Hysteria (2011), Chalet Girl (2011), The Invisible Woman (2013) e Amazing Spider-Man 2 (2014). Nel 2011 la sua interpretazione di Anna in Like Crazy le fa ottenere numerosi riconoscimenti, tra cui il premio speciale della giuria al Sundance Film Festival. Anche la sua performance in The Theory of Everything nei panni di Jane Wilde Hawking, moglie di Stephen Hawking, qui interpretato da Eddie Redmayne, è un enorme successo, e l’attrice riceve nomination per Golden Globe, SAG, BAFTA e Oscar.
Nel 2016, Felicity ha interpretato Sienna Brooks in Inferno, la madre del protagonista Conor in A Monster Calls (a breve in uscita anche in Italia con il titolo 7 minuti dopo la mezzanotte) e, soprattutto, Jyn Erso in Rogue One, film ambientato nell’universo di Star Wars. Lo stesso anno, ha ricevuto il BAFTA Britannia Award come British Artist of the Year.
The Unicorn and The Wasp (2008) è il settimo episodio della quarta stagione di Doctor Who. Donna e il Decimo Dottore si ritrovano negli anni Venti a un party esclusivo, in cui l’ospite d’onore è la grande Agatha Christie (interpretata da Fenella Woolgar). La piacevole occasione viene però sconvolta quando una vespa gigante capace di assumere forma umana (e, quindi, di nascondersi tra gli ospiti) comincia a uccidere gli invitati, con un modus operandi che ricorda curiosamente proprio le opere della scrittrice. Le indagini hanno inizio.
L’episodio, scritto da Gareth Roberts e diretto da Graeme Harper, mescola sapientemente elementi storici – come la reale scomparsa di Agatha Christie nel 1926, durata dieci giorni – con il giallo e alcuni momenti horror/fantascientifici.
Ed ecco Felicity Jones in The Unicorn and the Wasp, nei panni di Robina Redmond! Lady londinese sempre presente alle migliori feste dell’alta società, Robina in realtà è molto più di quello che appare e, pur essendo un personaggio secondario, ha un ruolo chiave nell’intreccio dell’episodio. È infatti lei l’Unicorno del titolo, l’abile ladro – anzi, ladra – di gioielli che non ha mai sbagliato un colpo… finora.
Catherine è una giovane con la passione per i romanzi gotici e una fervida immaginazione che si trasferisce per un periodo a Bath e, per la prima volta, si ritrova ad affrontare la società cittadina. La sua inesperienza nel nuovo ambiente e la sua vivida fantasia, che spesso la porta a rileggere la sua vita come se fosse un romanzo, la condurranno a parecchi fraintendimenti nei confronti delle sue nuove conoscenze.
Northanger Abbey è una trasposizione del 2007 dell’omonimo romanzo di Jane Austen, il primo a essere da lei completato, anche se fu pubblicato solamente dopo la sua morte.
A interpretare la protagonista Catherine Morland è Felicity Jones; il resto del cast comprende JJ Feild, Carey Mulligan e Liam Cunningham.
Prospero, Duca di Milano, è stato deposto dal fratello ed esiliato su un’isola remota insieme alla figlia Miranda.
Anni dopo, avendo scoperto che il fratello sarebbe passato in nave proprio vicino all’isola, con l’aiuto della magia scatena una tempesta per farlo naufragare, al fine di riottenere ciò che era suo.
Così inizia La Tempesta, una delle ultime opere di Shakespeare, che mescola in modo affascinante incantesimi, magia e forze sovrannaturali con vicende famigliari e amorose.
Tra i molteplici adattamenti, segnalo il film del 2010 di Julie Taymor per una particolarità: il personaggio di Prospero diventa una donna, Prospera, interpretata da Helen Mirren. Felicity Jones è invece la figlia Miranda.
Nel cast sono anche presenti Alan Cumming, Alfred Molina, Ben Whishaw e Djimon Hounsou.
Anna è inglese, Jacob americano. Si conoscono a Los Angeles, dove entrambi studiano, e si innamorano. Quando la ragazza decide di restare negli USA nonostante il visto scaduto e, una volta scoperta, viene costretta a tornare a casa, la grande distanza, le difficoltà burocratiche e gli impegni quotidiani cominciano a minacciare la loro relazione.
Se ci si basa unicamente su questo riassunto, Like Crazy (2011) non sembra così dissimile da un qualsiasi dramma romantico, ma il punto non è tanto la trama – piuttosto semplice – quanto il come viene raccontata. Innanzitutto, entrambi gli sceneggiatori Ben York Jones e Drake Doremus, che è anche regista, hanno vissuto delle relazioni a lunga distanza, a cui si sono ispirati per rendere il film il più autentico possibile. Particolare importanza ha anche la scansione del tempo: la storia di Anna e Jacob ci viene mostrata attraverso una serie di episodi nell’arco di anni della loro vita, e probabilmente non sono gli episodi che ci aspetteremmo. Non vediamo mai come si sono conosciuti, o il loro primo bacio. Da una scena all’altra i loro rapporti cambiano moltissimo a causa di eventi che noi possiamo solo intuire, ma che non ci sono mostrati. Spesso in scena appaiono solo loro due e, se sono con altre persone, è raro riuscire a vederle in volto, o addirittura messe a fuoco, a meno che non siano importanti per i protagonisti (i genitori di Anna, ad esempio). Like Crazy vuole insomma essere non un semplice racconto, ma una riflessione sull’amore, sulle scelte importanti nella vita, sulla crescita e sulla maturazione.
Felicity Jones ovviamente interpreta Anna, mentre il compianto Anton Yelchin è Jacob. Nel cast è anche presente Alex Kingston, la nostra River Song, nei panni di Jackie, madre della ragazza.
The Theory of Everything è un film del 2014 che narra la vita di Stephen Hawking, dalle prime geniali intuizioni scientifiche al suo successo, dalla malattia, con le crescenti difficoltà che essa ha comportato, al suo rapporto con amici e famigliari. Al centro della vicenda, però, c’è soprattutto il rapporto tra Stephen e sua moglie Jane: il loro primo incontro, il matrimonio, i figli, la loro grande storia d’amore, al tempo stesso diversa e non dissimile dalle altre. Il film è infatti tratto dal libro Travelling to Infinity: My Life With Stephen, scritto dalla stessa Jane Wilde Hawking, e riesce nel delicato compito di porre i due personaggi principali sullo stesso piano, senza che uno offuschi l’altro, e di essere un biopic piuttosto fedele alla realtà senza disdegnare il romanticismo.
Nei panni di Stephen Hawking troviamo Eddie Redmayne – che ha vinto un Oscar per la sua performance – e, in quelli di Jane, Felicity Jones, che ha vinto il premio come Miglior Rivelazione al Toronto International Film Festival ed è stata candidata a Oscar, Golden Globe e BAFTA (solo per citarne alcuni).
Tutti sappiamo come comincia Star Wars. La coraggiosa Principessa Leia, leader della Ribellione, viene catturata dal malvagio Darth Vader e fatta prigioniera dell’Impero. Prima, però, riesce a nascondere i piani segreti della nuova arma imperiale Death Star (o Morte Nera, in italiano), di cui la ribellione è venuta in possesso.
Non c’è bisogno di dire altro, il resto è storia. Ed è qui che, quasi quarant’anni dopo l’uscita del primo film, si colloca Rogue One. Anzi, si colloca leggermente prima, spiegando quando e come questi piani siano stati effettivamente ottenuti dai ribelli.
Rogue One è un film del 2016 diretto da Gareth Edwards ed è a metà tra uno spinoff di Star Wars, ambientato nello stesso universo narrativo, e un vero e proprio prequel di Episodio IV. Narra le vicende di un gruppo di persone che, quasi per caso, si trova riunito nella missione quasi impossibile di rubare i piani della Morte Nera. A capo dell’impresa, la coraggiosa Jyn Erso, interpretata da Felicity Jones.
Jyn è la figlia dell’ingegnere che ha progettato l’arma micidiale, ha perso la famiglia da bambina, ed è cresciuta un po’ con un gruppo di ribelli estremisti, un po’ da sola. La sua vita ha plasmato il suo carattere duro e disincantato, che sembra però ritrovare un po’ di speranza grazie alla missione che decide di compiere.
A Monster Calls, noto in Italia come Sette Minuti dopo la Mezzanotte, è un film del 2016, uscito recentemente anche nei nostri cinema. È tratto dall’omonimo romanzo di Patrick Ness, che ha scritto anche la sceneggiatura, autore già noto a noi Whovians per lo spinoff Class.
Narra le vicende di Conor, un ragazzino che sta vivendo un momento particolarmente difficile della sua vita a causa della grave malattia della madre e di altri problemi che affronta sia in famiglia che a scuola. All’improvviso comincia a ricevere le visite del grande albero che vede dalla sua finestra che ogni notte, sette minuti dopo la mezzanotte, prende vita e gli racconta alcune storie misteriose, aggiungendo però che alla fine dovrà essere Conor a narrare la propria storia a lui.
Fantasy dark che non ha paura di toccare argomenti drammatici, A Monster Calls è un racconto di crescita su come affrontare le proprie paure, il dolore e la verità.
Lewis MacDougall è Conor, mentre Felicity Jones intrepreta sua madre. Nel cast ci sono anche Sigourney Weaver nel ruolo della nonna e Liam Neeson, che nella versione originale presta la voce all’albero.
Mark Gatiss
Mark Gatiss ha scritto diversi episodi di Doctor Who, ed è anche apparso in vari ruoli.
Nasce il 17 ottobre 1966 a Sedgefield, in Inghilterra, dai genitori Winifred Rose e Maurice. Frequenta la Heighington CE Primary School e la Woodham Comprehensive School, per poi studiare Teatro al Bretton Hall College. Le sue passioni fin dall’infanzia, che influenzeranno il suo lavoro in età adulta, sono Doctor Who, i film della Hammer Horror, Sherlock Holmes e H.G. Wells.
Mentre sta frequentando una scuola di recitazione, conosce Reece Shearsmith, Steve Pemberton e Jeremy Dyson, con i quali fonderà la League of Gentlemen. Il loro debutto è nel 1995 con uno spettacolo teatrale, che diventa prima uno show radiofonico, On the Town with the League of Gentlemen, poi un programma televisivo, nel 1999, che vince svariati premi. Nel 2005 esce anche il film The League of Gentlemen’s Apocalypse. Gatiss collabora ancora con Shearsmith e Pemberton quando, nel 2009, recita in un episodio della loro sitcom Psychoville. Nel 2012 i tre realizzano alcuni sketch per lo show per ragazzi Horrible Histories.
Nel 2001 scrive e recita per il revival di Randall & Hopkirk e appare in Spaced. Recita nelle serie In the Red (1998), Nighty Night (2003 e 2005), Agatha Christie’s Marple, nell’episodio The Murder at the Vicarage (2004), Catterick (2004), The Quatermass Experiment (2005), Funland, che scrive insieme a Jeremy Dyson (2005), Fear of Fanny (2006), The Wind in the Willows (2007), il docudrama da lui scritto The Worst Journey in the World (2007), Jekyll (2007), Clone (2008), Worried about the Boy (2010), The Crimson Petal and the White (2011), Game of Thrones (2014-2015), Wolf Hall (2015), Coalition (2015) e Taboo (2017).
Nel 2010 crea insieme a Steven Moffat la serie Sherlock, arrivata alla quarta stagione, in cui interpreta Mycroft Holmes. Adatta come film per la tv sia l’opera The First Men in the Moon di H.G. Wells (2010), partecipando anche come attore, che The Tractate Middoth dello scrittore horror M. R. James; quest’ultimo film è trasmesso nel 2013 insieme al documentario M. R. James: Ghost Writer, sempre realizzato da Gatiss. Scrive inoltre i documentari A History of Horror (2010) e Horror Europa (2012).
Al cinema, Gatiss appare in Birthday Girl (2001), Bright Young Things (2003), Match Point (2005), Starter for 10 (2006), Victor Frankenstein (2015), Absolutely Fabulous: The Movie (2016), Our Kind of Traitor (2016) e Denial (2016).
Gatiss recita in varie produzioni radiofoniche della BBC, come Nebulous, The Further Adventures of Sherlock Holmes e The Man in Black, e in alcuni audiodrama, come Sapphire and Steel della Big Finish Productions. Per il teatro scrive The Teen People negli anni Novanta, e recita in Art (2003), All About My Mother (2007), Season’s Greetings (2010-2011), The Recruiting Officer (2012), 55 Days (2012) e Coriolanus (2013) per cui, nel ruolo di Menenius, vince un Laurence Olivier Award.
Mark Gatiss comincia la sua esperienza come scrittore proprio nell’universo di Doctor Who, anche se negli anni in cui lo show non è in onda. Scrive una serie di romanzi per la serie New Adventures della Virgin Publishing e le sceneggiature di alcuni film della BBV che, pur non essendo ufficiali, vedono nei loro cast moltissimi attori che avevano partecipato alla serie. scrive per il Doctor Who Magazine, scrive e recita in alcuni sketch della Doctor Who Night del 1999 e sceneggia quattro audiodrama (due BBV e due Big Finish).
Dal 2005 a oggi, Gatiss ha scritto otto episodi del reboot di Doctor Who, più uno per la decima stagione che andrà in onda prossimamente. Ha inoltre interpretato vari personaggi. Nel 2013 realizza An Adventure in Space and Time, un docudrama sulle origini della serie.
Sua è anche una trilogia di romanzi non inerenti a Doctor Who: The Vesuvius Club (2004), The Devil in Amber (2006) e Black Butterfly (2008).
Mark Gatiss è gay, ed è sposato dal 2008 con l’attore Ian Hallard. I due hanno un labrador chiamato Bunsen.
The Unquiet Dead, scritto da Mark Gatiss, è il terzo episodio della prima stagione di Doctor Who, nonché il primo ambientato nel passato. Siamo a Cardiff e si parla di Charles Dickens, di Natale e di fantasmi, ma le similitudini con A Christmas Carol finiscono presto. È anche la prima apparizione nel Whoniverse per l’attrice Eve Myles, che tornerà in Torchwood nel ruolo di Gwen Cooper.
Il Decimo Dottore e Rose vogliono andare a New York a vedere Elvis Presley… ma il Tardis li porta a Londra, nel 1953, il giorno dell’incoronazione della Regina Elisabetta. Comincia così The Idiot’s Lantern, scritto da Mark Gatiss. Le televisioni nelle case sono anacronisticamente troppe e… ehm… rubano la faccia alle persone. Alla fine, impariamo l’importanza delle videocassette e dell’indossare scarpe con suole di gomma.
Winston Churchill contro i Dalek! Gli arcinemici del Dottore sono tornati, tentando questa volta una strada più subdola del solito “EXTERMINATE”. Arrivati sulla Terra durante la Seconda Guerra Mondiale, si spacciano per alleati degli inglesi per contrastare il Blitz su Londra (e a richiesta portano anche il tè). Ci vorrà l’arrivo del Dottore per smascherarli ma… se facesse parte del piano? E, soprattutto, come mai solo lui riesce a ricordarsi la loro vera identità?
Victory of the Daleks è il terzo episodio della quinta stagione, ed è scritto da Mark Gatiss.
Se da piccoli avevate paura delle bambole, questo NON è l’episodio che fa per voi. Anche Mark Gatiss a quanto pare da bambino ne era intimorito… e la cosa lo ha ispirato a scrivere Night Terrors.
Il Dottore riceve una richiesta di aiuto sulla sua carta psichica da parte di un bimbo terrorizzato da… tutto. Per aiutarlo a superare le sue paure, i genitori gli hanno insegnato a “metterle nell’armadio”, cosa che lui fa in modo decisamente troppo reale e poco metaforico.
Curiosità: è stato il primissimo episodio della sesta stagione a essere filmato, dato che doveva essere il quarto ad andare in onda, anche se poi è stato spostato nella seconda metà della serie. È anche la prima occasione in cui si sente “Tick Tock Goes the Clock”, la filastrocca che dovrebbe presagire la morte del Dottore, che è stata quindi scritta proprio da Gatiss.
Il piano era di andare a Las Vegas? Ecco, no. Benvenuti in un sottomarino sovietico, in piena Guerra Fredda, con il serio rischio di annegare e un inquietante alieno a bordo. Ah, e il Tardis ovviamente è scomparso.
Cold War è stato scritto da Mark Gatiss e vede il debutto degli Ice Warriors nel reboot della serie, dopo la loro ultima apparizione nel 1974, durante l’era del Terzo Dottore.
The Crimson Horror parte da un’idea di Steven Moffat, che ha poi affidato la sceneggiatura a Mark Gatiss, di narrare un episodio dal punto di vista della Paternoster Gang, impegnata in un’indagine, in cui il Dottore e Clara spuntano a trama già ben avviata e in modo quasi inaspettato. I toni un po’ “alla Sherlock Holmes” di un mistero nell’Inghilterra vittoriana si mischiano con l’horror, a mano a mano che i segreti che circondato Sweetville vengono rivelati…
Una curiosità: i personaggi di Mrs. Gillyflower e Ada sono stati scritti da Mark Gatiss appositamente per le attrici Diana Rigg e Rachael Stirling, madre e figlia anche nella realtà, che non avevano mai recitato insieme prima di quel momento.
“Robin Hood è solo una leggenda” dice il Dottore. “Ok, va bene, ma andiamo a cercarlo lo stesso” risponde Clara, da sempre una sua ammiratrice. Ed effettivamente, nella Foresta di Sherwood e accompagnato dalla sua banda di fuorilegge, un Robin Hood sembra esistere per davvero. Certo, la vicenda è poi arricchita da robot, astronavi e un… cucchiaio, usato come una spada, ma alla fine è comunque una freccia a risolvere la questione. “Robot of Sherwood” è l’episodio scritto da Mark Gatiss per l’ottava stagione, e offre vari spunti di riflessione sul rapporto tra realtà e mito. “I’m just as real as you are” dice Robin al Dottore al termine della loro avventura. E, in fondo, il famoso arciere non sembra così dispiaciuto di venir ricordato solo come un personaggio di finzione, perché “History is a burden. Stories can make us fly”.
Curiosità: a interpretare Allan-a-Dale, il musicista di cui il Dottore predice più volte la morte entro sei mesi per svariate malattie, è Ian Hallard, marito di Mark Gatiss.
Sleep No More è l’ultima (per ora) puntata di Doctor Who scritta da Mark Gatiss ed è l’unica della nona stagione a essere praticamente scollegata dal resto, e non a caso. Tutta la vicenda è narrata a posteriori, e viene mostrata al pubblico attraverso delle registrazioni fatte dai vari punti di vista dei protagonisti (…ma in che modo?). In un mondo in cui le persone, grazie a un macchinario chiamato Morpheus, hanno rinunciato al sonno per lavorare di più, una squadra di salvataggio – presto raggiunta da Clara e dal Dottore – arriva su una stazione spaziale il cui equipaggio ha improvvisamente smesso di comunicare. Come scoprono presto, sono tutti stati eliminati da delle creature fatte di sabbia, che ovviamente procedono ad attaccare anche i nuovi arrivati. Il Dottore presto ipotizza un collegamento tra questi “Sandmen” e il rifiuto del sonno, ma forse la verità è ancora più complessa.
La puntata non ha eccezionalmente la sigla iniziale. Al suo posto, appare una schermata speciale con il titolo, che potete trovare qui sotto.
A interpretare Rassmussen, inventore di Morpheus, è Reece Shearsmith, uno dei membri della League of Gentlemen. Il personaggio di 474 è invece interpretato da Bethany Black, prima attrice transgender ad apparire nella serie.
Nel sesto episodio della terza stagione, The Lazarus Experiment, Mark Gatiss interpreta il Professor Richard Lazarus, un anziano scienziato che inventa una macchina per manipolare il DNA allo scopo di ringiovanire, testandola su se stesso. L’esperimento in apparenza funziona, ma scatena nel professore dei cambiamenti sconvolgenti e imprevedibili. La puntata segna il debutto di Mark Gatiss in Doctor Who come attore, anche se aveva già prestato alla serie le sue doti di scrittore.
Oltre al Professor Lazarus, Mark Gatiss appare in altri due ruoli nel corso di Doctor Who, solo più “nascosti”. Nell’episodio Victory of the Daleks, da lui sceneggiato, presta la voce al pilota Danny Boy (che ritorna brevemente anche in A Good Man Goes to War) mentre, in The Wedding of River Song, interpreta sotto a un pensante trucco l’alleato del Silenzio Gantok, contro cui il Dottore gioca un’elettrizzante partita a scacchi.
An Adventure in Space and Time è stato scritto da Mark Gatiss in occasione dei 50 anni di Doctor Who. Il film narra della nascita della serie, del suo incredibile successo e degli anni del Primo Dottore, William Hartnell, interpretato da uno strepitoso David Bradley.
Nel corso del film appaiono in diversi camei alcuni degli attori della serie classica, come William Russell, Carole Ann Ford, Jean Marsh e Anneke Wills. È possibile anche vedere brevemente il Secondo Dottore, Patrick Troughton, interpretato dal membro della League of Gentleman Reece Shearsmith.
Per parlare di Sherlock, serie creata da Steven Moffat e Mark Gatiss, ci vorrebbero giorni. Forse settimane. Ma qui cercherò di essere breve. Innanzitutto, se non l’avete ancora guardata, fatelo. Ora. Smettete pure di leggere e correte.
Moffat e Gatiss hanno scelto di creare la serie partendo dalla loro comune passione nei confronti delle opere di Arthur Conan Doyle, e di tutti i successivi adattamenti, decidendo però di ambientarla non nella Londra Vittoriana, bensì in quella dei giorni nostri. Sherlock è diventata immediatamente un cult, lanciando nel contempo le carriere di Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, che interpretano rispettivamente Sherlock Holmes e John Watson.
Mark Gatiss ha scritto per la serie – che è composta da soli tre episodi di 90 minuti per stagione – The Great Game (2010), The Hounds of Baskerville (2012), The Empty Hearse (2014), e The Six Thatchers (2017). Ha inoltre scritto insieme a Moffat lo Speciale di Natale The Abominable Bride (2016) e il finale della quarta stagione The Final Problem (2017). Moffat, Gatiss e Steve Thompson hanno scritto insieme l’episodio The Sign of Three (2014). Infine, è anche firmato da Gatiss il minisodio Many Happy Returns (2013), una sorta di prequel di The Empty Hearse.
Mark Gatiss appare nella serie anche nelle vesti di attore: interpreta infatti Mycroft Holmes, fratello maggiore e non meno geniale di Sherlock, che ricopre un incarico di rilievo nel Governo Britannico.
1814. James Delaney, dato per morto, torna a Londra in occasione del funerale del padre, creando profondi sconvolgimenti sia a livello famigliare, che a livello politico. Dal genitore ha infatti ereditato Nootka Sound, una striscia di terra americana che fa gola alla Gran Bretagna, agli Stati Uniti e, soprattutto, alla Compagnia delle Indie Orientali.
Taboo è una serie creata da Tom Hardy – che ne interpreta il protagonista in modo magistrale – da suo padre Chips Hardy e dal regista e sceneggiatore Steven Knight (che con l’attore aveva già lavorato in Locke e in Peaky Blinders), ed è diventata un cult in brevissimo tempo. È ambiziosa ed eccessiva, affascina e inquieta al tempo stesso; alterna macchinazioni politiche e rozze taverne, appartamenti reali e bordelli dei bassifondi. Sono molte le scene violente e/o esplicite (se il titolo è “Taboo”, c’è un motivo e… no, il gioco da tavola non c’entra), e la ricostruzione di un’epoca storica in cui le norme igienico-sanitarie erano decisamente… diverse dalle nostre è particolarmente accurata. Per cui, pur essendo una serie a mio parere molto interessante, non mi sento di consigliarne la visione a chi si sentisse turbato dagli elementi sopraccitati.
Ma, in tutto ciò… che c’entra Mark Gatiss? Ebbene, quasi irriconoscibile sotto a un trucco pesantissimo (vedere la foto qui sotto per credere), l’attore interpreta il Principe Reggente del Regno Unito, futuro Re Giorgio IV.
Nel 2013 Mark Gatiss ha fatto parte del cast di una produzione teatrale della tragedia di Shakespeare Coriolanus. Caio Marzio Coriolano, qui interpretato da Tom Hiddleston, è un valoroso generale romano che aspira alla carica di console, ma che è tanto abile in battaglia quanto inadatto alla carriera politica, soprattutto per i continui scontri che lui, patrizio, ha con il popolo.
Gatiss ricopre il ruolo del senatore Menenio Agrippa, amico di Coriolano e, contrariamente a lui, esperto politico. Per l’interpretazione, l’attore ha ricevuto una nomination ai Laurence Oliver Awards come Miglior Attore non Protagonista.
Toby Jones
Toby Jones ha interpretato il misterioso personaggio del Dream Lord nell’episodio della quinta stagione Amy’s Choice (2010), diretto da Catherine Morshead e scritto da Simon Nye.
Toby Edward Heslewood Jones nasce il 7 settembre 1966 a Londra in una famiglia di artisti: la madre Jennifer e il padre Freddie sono attori, e anche i suoi fratelli Rupert e Casper diventeranno rispettivamente un regista e un attore. Toby frequenta la Christ Church Cathedral School e la Abingdon School nell’Oxfordshire, per poi studiare recitazione alla University of Manchester e all’École Internationale de Théâtre Jacques Lecoq a Parigi.
Debutta nel film Orlando (1992), a cui seguono piccoli ruoli in Les Misérables (1998) e in EverAfter (1998). Nei primi anni Duemila recita in Ladies in Lavender (2004), Finding Neverland (2004) e Mrs Henderson Presents (2005), per poi avere il suo primo ruolo da protagonista in Infamous, in cui interpreta Truman Capote. Seguono Amazing Grace (2006), The Painted Veil (2006), Nightwatching (2007), The Mist (2007), St. Trinian’s (2007) e il sequel St Trinian’s 2: The Legend of Fritton’s Gold (2009), City of Ember (2008), W. (2008), Frost/Nixon (2008), Creation (2009) e Virginia (2010). Nel 2011 diventa Arnim Zola in Captain America: The First Avenger, per poi riprendere il ruolo anche in Captain America: The Winter Soldier (2014) e nella serie Agent Carter (2015). Tra i suoi film più recenti possiamo ricordare Tinker Tailor Soldier Spy (2011), My Week with Marilyn (2011), Snow White and the Huntsman (2012), Red Lights (2012), la saga di Hunger Games (2012-2015), Serena (2014) e Il Racconto dei Racconti (2015).
In televisione appare nel film Victoria & Albert (2001), nella miniserie Elizabeth I (2005) e in Murder on the Orient Express della serie Poirot (2010). Nel 2012 recita nella miniserie Titanic e nel film The Girl, in cui l’interpretazione di Alfred Hitchcock gli fa ottenere una nomination ai Golden Globe e una agli Emmy. Per la BBC appare nel film Marvellous (2014) e nelle serie Detectorists (2014-2015), Capital (2015), The Secret Agent (2016), e in un episodio di Sherlock (2017).
L’attore presta più volte la sua voce sia alla radio che al doppiaggio, interpretando tra l’altro Dobby nella saga di Harry Potter (2002 e 2010).
A teatro recita in The Play What I Wrote (2001), con regista Kenneth Branagh, per cui riceve un Olivier Award come Best Actor in a Supporting Role. Nel 2009 partecipa agli spettacoli Every Good Boy Deserves Favour, Parlour Song e The First Domino. Nel 2011 recita in The Painter.
Toby vive a Londra con la moglie Karen e le figlie Madeleine e Holly.
In Amy’s Choice il personaggio di Toby Jones compare all’improvviso nel Tardis e si autonomina Dream Lord, ovvero “il Signore dei Sogni”. Mentre l’Undicesimo Dottore, Amy e Rory si dividono tra due mondi, vivendo in uno mentre dormono nell’altro, e viceversa, il Dream Lord impone loro una sfida: capire quale è reale e quale è solo un sogno. Ovviamente, le cose sono più complesse del previsto…
Nel 2002 Toby Jones presta la sua voce al personaggio di Dobby l’elfo domestico per il film Harry Potter and the Chamber of Secrets. Nonostante nella saga letteraria appaia anche nel corso di quarto, quinto e sesto volume, al cinema Dobby torna solamente nel settimo film della serie, Harry Potter and the Deathly Hallows – Part 1, in cui è sempre doppiato da Toby Jones.
Nel 1959 due uomini uccidono un’intera famiglia nel Kansas. Lo scrittore Truman Capote decide di recarsi sul luogo per seguire di persona la vicenda, dallo svolgimento delle indagini, alla cattura dei colpevoli, al processo. Il risultato dei lunghi anni di lavoro e ricerca sarà un libro, In Cold Blood. Ispirato a una vicenda realmente avvenuta, Infamous è il primo film da protagonista per Toby Jones, che viene premiato come Best British Actor dal London Film Critics Circle. Anche il resto del cast è di prim’ordine: Sandra Bullock, Daniel Craig, Sigourney Weaver, Lee Pace…
Il film è interessante e la recitazione è brillante, ma è mio dovere sottolineare che, data la vicenda narrata, non mancano scene piuttosto crude, per cui chi non si sente troppo a suo agio con questi elementi dovrebbe procedere… con cautela.
Frost/Nixon è un film 2008 che narra della serie di interviste rilasciate nel 1977 dal presidente Richard Nixon (che si era dimesso tre anni prima in seguito al Watergate) al giornalista britannico David Frost. Diretto da Ron Howard, è la trasposizione cinematografica dello spettacolo di Peter Morgan (anche sceneggiatore del film), e riprende dal teatro i due protagonisti: Michael Sheen nei panni di Frost e Frank Langella in quelli di Nixon.
Toby Jones interpreta Irving Paul “Swifty” Lazar, agente letterario del presidente, che lo convince ad accettare di sottoporsi alle interviste. Curiosamente, il vero Lazar rappresentava molte celebrità statunitensi, tra cui anche Truman Capote, che Toby Jones ha interpretato nel film Infamous.
L’ex spia George Smiley comincia un’indagine in gran segreto per scovare una talpa all’interno dei Servizi Segreti Britannici. Tra i sospettati ci sono i più alti membri dell’agenzia, tra cui Percy Alleline, interpretato da Toby Jones, da poco diventato il nuovo capo. Il suo predecessore, Control, è invece interpretato da John Hurt. Il film rappresenta il cinema inglese al suo meglio, e ha un cast incredibile: Gary Oldman, Colin Firth, Tom Hardy, Mark Strong, Benedict Cumberbatch…
Una curiosità: il ruolo di Alleline era destinato a Jared Harris, che ha però dovuto rinunciare per lavorare a Sherlock Holmes: A Game of Shadows (in cui interpreta Moriarty), ed è perciò stato sostituito da Toby Jones.
Nel Marvel Cinematic Universe, Toby Jones ricopre il ruolo dello scienziato svizzero Arnim Zola. In Captain America: The First Avenger (2011), ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, è il braccio destro del Teschio Rosso, fondatore dell’organizzazione nazista HYDRA, per cui progetta e costruisce armi. Viene in seguito catturato dall’esercito americano.
Nel sequel Captain America: The Winter Soldier (2014), si scopre che Zola, dopo la sua cattura, ha deciso di collaborare con lo SHIELD (facendo in realtà il doppiogioco) e che, a causa di una malattia che lo avrebbe portato alla morte, si è trasformato in un’intelligenza artificiale, riuscendo a trasferire la sua mente in un computer.
Toby Jones fa anche un breve cameo nella prima stagione della serie Agent Carter (2015).
Il racconto dei racconti (2015) è un film con un cast internazionale, diretto dall’italiano Matteo Garrone. È formato da tre diversi episodi, ambientati nello stesso universo narrativo, tratti da tre racconti contenuti nella raccolta di fiabe Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, pubblicata nel Seicento. Toby Jones interpreta un re che si affeziona a una pulce, fino ad arrivare ad allevarla con il suo sangue. La cosa avrà conseguenze incredibili sull’animale, ma condannerà indirettamente la figlia del sovrano a un destino terribile…
Il film è un esperimento forse non riuscito al 100%, ma comunque interessante e coraggioso. È consigliato a chi volesse vedere qualcosa di insolito nel panorama cinematografico attuale… devo però segnalare la presenza di alcune scene crude e violente.
Ci sono fan di Sherlock tra i nostri lettori? Di certo avranno riconosciuto Toby Jones come Culverton Smith, uno dei protagonisti della quarta stagione, uscita lo scorso gennaio. Nell’episodio The Lying Detective, scritto dal “nostro” Moffat, Holmes si convince che l’uomo d’affari/personaggio pubblico/filantropo Culverton Smith nasconda dei terribili segreti. Sarà vero… o Sherlock per una volta si sbaglia?
Culverton Smith è interpretato magnificamente da Toby Jones, che rende il personaggio ambiguo al punto giusto.
Carey Mulligan
Carey Mulligan è un’attrice e cantante di fama internazionale che, nei primi anni della sua carriera, è stata protagonista di una delle puntate più famose e amate del Dottore: l’anno è il 2007, la stagione è la terza e stiamo ovviamente parlando di Blink, l’episodio sceneggiato da Steven Moffat in cui debuttano gli Angeli Piangenti.
Ma scopriamo qualcosa di più su Carey!
Carey Hannah Mulligan nasce il 28 maggio 1985 a Londra. La madre Nano è gallese e il padre Stephen di origine irlandese. A soli tre anni Carey si trasferisce, con i genitori e il fratello Owain, a Düsseldorf, per poi tornare in Inghilterra cinque anni dopo. Studia alla Woldingham School, dove comincia ad appassionarsi alla recitazione, specialmente dopo aver visto a teatro Kenneth Branagh nei panni di Henry V. Nonostante i genitori non siano d’accordo con le sue aspirazioni, Carey debutta a teatro nel 2004 in Forty Winks, a cui segue il suo primo film, Pride and Prejudice (2005). Negli anni successivi, facendo la barista tra un ruolo e l’altro, recita in serie come Bleak House (2005), The Amazing Mrs. Pritchard (2005), Waking the Dead (2007), e nei film tv My Boy Jack (2007) e Northanger Abbey (2007).
Il film che la porta al successo è An Education (2009), a cui seguono The Greatest (2009), Never Let Me Go (2010), Wall Street: Money Never Sleeps (2010), Drive (2011), Shame (2011), The Great Gatsby (2013), Inside Llewyn Davis (2013), Far from the Madding Crowd (2015) e Suffragette (2015).
A teatro debutta a Broadway in The Seagull (2008) e recita in Through a Glass, Darkly (2011) e in Skylight (2014).
Carey è sposata dal 2012 con il musicista Marcus Mumford, con cui ha una figlia, Evelyn Grace, nata nel 2015. È ambasciatrice per l’Alzheimer’s Society, dato che sua nonna soffre di questa malattia, e per l’ente benefico War Child.
Ecco Carey Mulligan in Blink, in cui interpreta Sally Sparrow! Per la sua interpretazione è stata premiata come Best Guest Actress dai lettori del Doctor Who Magazine.
Il primo film di Carey Mulligan è stato Pride and Prejudice, nel 2005. Debutto alla regia di Joe Wright, è un adattamento del celeberrimo romanzo di Jane Austen e vede come protagonisti Keira Knightley nel ruolo di Elizabeth Bennet e Matthew Macfadyen in quelli di Mr. Darcy.
Carey interpreta Kitty, una delle quattro sorelle di Lizzy. Le altre tre (da sinistra a destra nella foto) sono Rosamund Pike (Jane), Talulah Riley (Mary) e Jena Malone (Lydia).
An Education, diretto da Lone Scherfig e sceneggiato da Nick Hornby, è il film che nel 2009 porta Carey Mulligan al successo. Per il ruolo di Jenny, un’adolescente che negli anni Sessanta si innamora di un uomo più anziano, riceve la nomination per Academy Award, Screen Actors Guild e Golden Globe, oltre a vincere un BAFTA.
Nel 2011 Carey Mulligan recita in Drive, opera del regista danese Nicholas Winding Refn con protagonista Ryan Gosling, che interpreta un meccanico e stuntman che occasionalmente si presta come autista per delle rapine. Film intenso, piuttosto violento ma con inaspettati sprazzi poetici, Drive è stato acclamato dalla critica e candidato a diversi premi, tra cui una nomination ai BAFTA per Carey.
Sempre nel 2011, Carey Mulligan recita e canta in Shame, del regista Steve McQueen, in cui interpreta la sorella del protagonista Michael Fassbender. Il film, ricordato di solito per aver creato un certo scalpore a causa delle parecchie scene esplicite, è meno noto invece per un’emozionante performance canora di Carey.
Nel 2013 Carey interpreta Daisy Buchanan nell’adattamento di Baz Luhrmann di The Great Gatsby, in cui troviamo anche Leonardo DiCaprio, nel ruolo di Jay Gatsby, e Tobey Maguire in quello di Nick Carraway.
Inside Llewyn Davis è uno dei miei film preferiti, per cui sarò terribilmente parziale, chiedo scusa in anticipo. Girato e sceneggiato dai fratelli Coen, narra le vicende di Llewyn (Oscar Isaac), musicista folk che cerca di guadagnarsi da vivere nella New York del 1961. Carey Mulligan qui interpreta la cantante Jean, partner – nella vita e sul palco – di Jim (Justin Timberlake).
Profondo, filosofico e con una colonna sonora fantastica, è un film assolutamente consigliato.
Uno dei film più recenti con protagonista Carey Mulligan è Suffragette (2015), in cui l’attrice interpreta una donna che, negli anni Dieci, si unisce al movimento per il diritto al voto femminile in Gran Bretagna. Il film è diretto da Sarah Gavron e sceneggiato da Abi Morgan.
Concludiamo l’approfondimento su Carey Mulligan citando lo spettacolo teatrale Skylight, diretto da Stephen Daldry, in cui l’attrice recita al fianco di Bill Nighy. Per l’interpretazione di Kyra, una giovane donna che rincontra il suo amante dopo svariati anni, l’attrice ha ricevuto una nomination ai Tony Awards.