Right World Dalek pt 4
Quando fu quasi il tramonto arrivarono al fiume. Come avevano temuto, l’unico ponte nel circondario era stato distrutto. Quel che era peggio, potevano vedere pattuglie di Dalek volare in cielo, scandagliando la zona per sopravvissuti. Fecero un rapido punto della situazione: il dottore poteva attraversare il fiume con una certa rapidità, grazie al proprio mezzo di trasporto, ma per gli altri sarebbe stato difficile. Potevano cercare di guadarlo, ma sarebbero diventati bersagli scoperti se i Dalek li avessero visti. Così decisero che avrebbero fatto tre giri: il dottore avrebbe portato al di là del fiume Kalilla, poi sarebbe tornato indietro per i bambini e infine avrebbe recuperato Charan. Kalilla scrutò il cielo con il visore, per poi dare il via libera: il dottore partì più velocemente che il suo mezzo potesse andare. Attraversò il fiume senza imprevisti e fece per tornare indietro. Aveva solo pochi metri, ma Kalilla scrutò il cielo e gridò
«Aspetta! C’è un’altra pattuglia!»
La terra attorno al dottore esplose di luci e fiamme! Un raggio colpì in pieno il dottore, ma si schiantò come contro una barriera invisibile, lasciando Charan stupefatta che avesse un simile asso nella manica, ma anche stranita che non l’avesse mai rivelato. Kalilla saltò fuori brandendo la propria arma
«Presto! Prendi gli altri! Vi copro io!»
Cominciò ad aprire il fuoco all’impazzata: Charan sapeva che non sarebbe sopravvissuta nuovamente, specie usandola in quel modo! Il dottore si stava muovendo verso di lei, ma era troppo lento e nuovi Dalek si stavano avvicinando
«PRESENZA NEMICA RILEVATA! STERMINARE! STERMINARE!»
Charan strinse saldamente a sé i bambini, abbandonando lo zaino e si mise a correre dentro l’acqua del fiume: avrebbe potuto guadagnare solo qualche metro, ma avrebbe potuto fare la differenza tra vita e morte! Sopra il rumore dell’acqua tutto attorno a lei e alle grida di guerra Dalek sentiva le urla inconsulte di Kalilla: era già in impulso ormonale, ma era il secondo nell’arco di poche ore e sapeva che sarebbe durato poco. Nonostante questo il dottore si faceva sempre più vicino, sempre più vicino e… mettendo un piede in fallo si ritrovò ad annaspare, reggendosi con i piedi contro una roccia trovata all’ultimo secondo, cercando di resistere alla corrente del fiume con muscoli che non sapeva di avere, sentendo la tensione addominale e sul costato. Il dottore arrivò, levitando sopra di lei e sporgendosi oltre al bordo del proprio veicolo
«I bambini! Dammi i bambini!»
Riuscendo a non perdere l’equilibrio per miracolo, Charan passò Armis alla mano tesa del dottore, che la sollevò a bordo, per poi afferrare anche Cuppa. Dopodiché, con orrore di Charan, si voltò semplicemente: la stava abbandonando lì! Con un colpo di reni si lanciò in direzione del dottore, afferrando la base: la mano sinistra sgusciò contro il metallo, ma la destra trovò un graffio che usò come appiglio! Pochi millimetri di unghie la stavano trascinando verso la salvezza e sarebbe senza dubbio scivolata, se non fosse riuscita a rinsaldare la presa con l’altra mano. Non mollò nemmeno quando fu quasi sull’altra sponda e le pietre cominciarono a graffiarle il ventre scoperto, ma intanto Kalilla stava dando tutta se stessa e l’arma esplose un colpo di proporzioni colossali, come quello che le aveva già visto lanciare, ma questo era rivolto verso il cielo, non verso il terreno! Un fascio di luce azzurra attraversò una pattuglia Dalek, che gridarono mentre venivano abbattuti, trascinandone altri nell’esplosione e proprio uno di questi precipitò addosso al dottore. L’impatto scosse il mondo intero, dal punto di vista di Charan, che non distingueva più dove fossero alto e basso, sentiva solo una sensazione di calore. Quando si riprese, la prima cosa che vide fu Kalilla: era ancora in piedi, ma aveva l’aspetto di un fantasma. Il colore aveva abbandonato il suo volto, le labbra si erano spaccate e le occhiaie aderivano alle orbite. Avrebbe giurato che pure l’energica muscolatura della donna si fosse prosciugata in quell’ultimo sforzo, lasciandola come una mummia rinsecchita. Kalilla riuscì a rivolgerle un ultimo sguardo, per poi crollare di schianto per terra. Charan balzò ad aiutarla, ma fu fermata da uno strattone: il Dalek abbattuto dall’esplosione giaceva accanto a lei, schiacciandole il braccio. In preda al panico cercò di strattonarlo via, ma l’unico risultato fu una fitta immensa di dolore: sicuramente era rotto. Si guardò attorno per cercare aiuto: il veicolo del dottore era ribaltato e i bambini sembravano privi di sensi. Come se non bastasse, in lontananza vedeva arrivare rinforzi Dalek.
Così fece l’unica cosa possibile: raccolse una scheggia di metallo atterrata vicino a lei, strinse i denti e con la forza della disperazione infierì sul proprio avambraccio. Una! Due! Tre volte! Finché non fu in grado di tagliarselo di netto e non fu libera. Il panico annebbiava il senso del dolore, ma era davvero duro da sopportare. Stringendosi il moncherino arrivò da Kalilla, confermando il proprio timore: morta. Guardò di nuovo in cielo per vedere quanto tempo avesse a disposizione, ma i Dalek erano quasi arrivati, ma un rumorino monotono e ripetitivo attirò di nuovo l’attenzione verso il basso: era il cacciavite sonico del dottore, che liberava il moncherino di Kalilla dalla morsa del fucile Dalek.
«Tu vuoi salvare i bambini, vero?»
Charan, incapace di rispondere, si limitò ad annuire solennemente e gli porse il braccio monco. Il dottore le calzò addosso l’arma, ma la trattenne mentre lei gemeva dal dolore. Invece di lasciarla andare, tirò fuori una siringa con l’altra mano e le iniettò qualcosa nel braccio
«Allora è il momento del test finale. Questo ti aiuterà parecchio!»
Nonostante non avesse ancora sparato un colpo e fosse ben lontana dal morire, Charan sentì l’impulso ormonale farsi strada per la terza volta nella sua vita, ma questa volta era diverso, più graduale. Sollevò il dottore, che aveva dovuto abbandonare il proprio veicolo e strisciare fino lì e lo portò al mezzo di trasporto, gemendo mentre lo raddrizzava. Vi ci poggiò sopra il dottore e gli consegnò i bambini.
«Bene. Molto bene. Adesso va’ e STERMINA i tuoi nemici! Vai!»
Era… giusto? Lei non lo faceva per questo! Ma i Dalek stavano arrivando. Erano lì. I Dalek le avevano portato via tutto. Non si rese conto di aver messo mano al sintetizzatore vocale
«I DALEK SONO NEMICI! I DALEK SARANNO STERMINATI! STERMINATI!!!»
L’impulso ormonale continuava a crescere invece di scemare. Nelle sue vene scorreva metallo liquido, lava incandescente, che riversava in vero e proprio plasma al di fuori della propria arma! Un lampo a squarciare il cielo e con versi di morte cinque Dalek in meno infestavano il suo pianeta! Altri stavano arrivando a prendere il loro posto, ma un’altra lama di luce li squarciò facendoli esplodere. Era come se avessero piantato mine in giro per il cielo, fuochi di artificio calibrati male e urla di morte! Sterminare! STERMINARE! La rabbia cresceva e cresceva! SCHIFOSI PARASSITI! Dovevano finire in pezzi! Sterminare! STERMINARE! A morte! Morte!
L’impulso ormonale non sarebbe finito, questa volta. Charan avrebbe combattuto fino all’ultimo Dalek, attirandoli lontano dal dottore e dai bambini, che avrebbero presto raggiunto il rifugio. Con l’ultimo barlume della coscienza, Charan tornò alla prima conversazione che aveva fatto con il dottore
«Hai detto Sarah Jane?!»
«CHARAN. CHARAN-JANI»
«Ma certo. Scusa, mi ricordi una mia vecchia amica. Io sono il dottore»
«DOTTORE CHI?»
«Dottor…»
Buio.
EPILOGO
Kempalk ascoltava attentamente i resoconti del dottore, per poi interromperlo e andare al sodo
«Insomma, quest’arma può combinare l’impulso ormonale reano con la tecnologia Dalek e creare soldati in grado di distruggerli?»
«Oh, può fare ben più di questo! L’impulso ormonale è una splendida arma naturale, ma è limitato dall’utilizzo dell’energia vitale di chi lo usa! Se questi avesse il supporto vitale di un Dalek, sarebbe un’arma inarrestabile! Potrebbe spazzare via qualunque nemico, non solo i Dalek!»
Kempalk allargò i palmi delle mani
«Aspetta. Fermati. Stai dicendo che tu prendi un reano e in pratica lo metti dentro a un Dalek, dove può prolungare l’impulso ormonale a oltranza?»
«Non esattamente. Un reano qualsiasi ha meno energia vitale di suo. Idealmente, quello che serve è un bambino»
Quelle parole fecero scattare in piedi Kempalk, oltraggiato
«Ma è terribile! No! Già diventare Dalek per combattere i Dalek sarebbe disumano, ma tu mi stai chiedendo di trasformare in armi dei bambini?!»
Il dottore fece oscillare la testa, per poi fissare Kempalk con l’occhio artificiale, ora ricostruito e funzionante
«No. Non te lo sto chiedendo. Ti sto spiegando che cosa ho fatto: ho creato una nuova razza di Dalek! e ora mi riprenderanno con loro, accettando i loro fratelli, o saranno STERMINATI!»
Quello era il segnale e Cuppa fece fuoco, distruggendo il muro davanti a se e Kempalk-datih poco oltre, per poi avanzare nella stanza. Ruotò il proprio visore a guardare il dottore, in attesa di altri ordini.
«Prendi tua sorella e i tuoi nuovi fratelli. È tempo di ricongiungerci alle forze di Skaro, è tempo di tornare al posto che mi spetta!»
«SÌ, DOTTORE!»
Il dottore fece un debole risolino
«Basta con questo giochino. Il Dottore è morto tanto tempo fa e ne ho avuto abbastanza della nostalgia. Chiamami con il mio nome!»
«SÌ, PADRE! SÌ, DAVROS!»