THIN ICE, recensione di Saki
Ci sono valori che noi consideriamo scontati, frasi che ci suonano come retoriche, trite e ritrite, ma ciò non trasforma la verità in qualcosa di meno importante.
C’è un tempo per disquisire del razzismo nella storia umana con un linguaggio “da Tumblr” e c’è un tempo per reagire con forza davanti ad esso. E il Dottore – che non è bianco o nero, non è uomo o donna, è solo il Dottore – è un Signore del Tempo, perciò lo sa perfettamente. È capace di insegnare, attingendo alla sua millenaria esperienza; di riconoscere con un distacco apparentemente crudele quando non può salvare qualcuno (come si era già visto in Into the Dalek, provocando sgomento e delusione nei suoi compagni di viaggio); ma anche di lasciarsi trasportare dalle emozioni di fronte alla pura e semplice ingiustizia. Lui è tutte queste cose e molto altro ancora.
Il mio consiglio è di tornare bambini, per quei 45 minuti, e gustarci il più possibile senza preconcetti le mille sfumature del nostro folle e saggio eroe. Se anche una sola persona ha imparato dalla visione di Thin Ice qualcosa di nuovo sul nostro passato e di conseguenza sul nostro presente, le parole del Dottore – anzi, della bravissima Sarah Dollard – non saranno andate sprecate. E se riusciamo ancora a sorridere per l’espressione di Bill alle prese con il… supercarburante, non tutto è perduto.