Un mondo a misura di Rose – di Saki, fanart di Arts on the Floor
Il sogno è realtà e la realtà è sogno, riflette Rose, mentre prepara le uova strapazzate per i ragazzi ed è ormai riuscita a scacciare dalla mente le immagini della notte appena trascorsa. Jackie ha acceso il frullatore e qualcuno starà già ciabattando per le scale – ma non vuole bruciare un’altra volta il contenuto della padella, perciò non si gira a guardare chi entrerà in cucina per primo.
Ha il tempo di ammirare tutti e tre più tardi, mentre schettinano sul lungomare, con Tony che schizza via velocissimo e John che arranca con le ginocchia sbucciate.
Lo chiama sempre John. Il Dottore è un’altra cosa, un’altra vita.
Quella vita che torna nei suoi incubi.
La commuove disinfettargli le ferite. E quell’espressione che ha sulla faccia, che vuol dire “Ahi, brucia”. Non riesce a smettere di ridere, ma intanto gli pizzica le guance e si assicura ancora una volta della sua solidità. Le sue dita non gli passano attraverso, lui è lì davvero.
Smettila, Rose.
Pete non commenta quando lei si distrae e dimentica il suo turno. Le pedine colorate rimangono dov’erano, e in breve i partecipanti si riducono a tre.
È buio. Con una scusa lei e John vanno a letto un po’ prima del solito. Rose pensa che, se questa notte resteranno abbracciati, non sognerà i mostri.
Ma arrivano lo stesso.
Sono deformati e sbiaditi dal ricordo, e forse per questo ancora più spaventosi. Sono nemici, sono amici, sono fragili vittime e strateghi di morte. Urlano e sussurrano e strepitano in mille lingue. E c’è anche il suo volto, quello che ha perduto, che lui ha perduto per salvarla dall’infinito.
La realtà è sogno, ma i sogni erano troppi per una sola dimensione.
Alcuni dei suoi desideri si sono avverati nella loro completezza. Ne è certa quando guarda ballare i suoi genitori, quando racconta una favola al suo fratellino. Altri si sono trasformati in una realtà meno sfolgorante, ma anche meno spaventosa – un mondo a misura d’uomo, a misura di Rose.