Right World – D A L E K parte 3
Kalilla la svegliò scuotendole una spalla. Indossava il visore abbassato e si portò un dito alle labbra per indicarle di non fare rumore, chiaramente non pensando che Charan era muta. Invece indicò oltre l’albero in cui Charan e i bambini erano nascosti. Dapprima, Charan notò soltanto il dottore, che sbirciava oltre la grossa nicchia dentro cui era entrato con tutto il suo sistema di deambulazione. Poi vide qualcosa muoversi in mezzo alla boscaglia: un Dalek aveva appena attraversato lo spazio tra due alberi, seguito da altri due simili.
«Sono in tre» bisbigliò Kalilla.
Charan non poteva risponderle: non c’era modo di bisbigliare usando la macchinetta che le aveva costruito il dottore. Proprio questo fece un cenno alle due di avvicinarsi.
«Sono truppe da ricognizione. Sono più leggere rispetto a quelle di assalto, ma potrebbero ucciderci comunque in un attimo»
Kalilla gli rispose accennando al tubo di cuoio «a meno che non le faccia fuori prima io»
Il dottore la fissò un istante «Solo come ultima risorsa, è meglio che ci muoviamo senza farci vedere.»
Purtroppo in quel momento Armis si svegliò e, forse non riconoscendo dove si trovava, emise un piccolo gridolino.
«Non mi mangiare! Non mi mangiare!» Che avesse preso il fungo per lo stomaco di un mostro?
Cuppa fu svegliato dalla sorella e le tappò immediatamente la bocca, sussurrandole qualcosa. Purtroppo i Dalek avevano sentito e si stavano muovendo nella loro direzione
«PRESENZA UMANA RILEVATA! STERMINARE! STERMINARE!»
Charan si mosse sotto alla nicchia sospesa in cui avevano dormito i bambini, facendo segno loro si saltare, pronta a prenderli al volo. Quando si voltò vide che Kalilla aveva un’espressione sofferente e che aveva infilato il moncherino dentro al tubo di cuoio. Lo ritrasse, rivelandone il contenuto: era l’arma del Dalek che aveva ucciso la prima notte, agganciata tramite una tenaglia a tre denti al suo braccio. Il punto di contatto sanguinava e, considerando che una persona stoica come Kalilla stava facendo un’espressione simile, doveva essere incredibilmente doloroso. Il dottore fece un arco stretto con una mano, facendo segno di seguirlo e si avviò alla fuga.
«LA VEGETAZIONE LOCALE IMPEDISCE IL RILEVAMENTO NEMICO! ATTIVARE FUOCO COSTANTE!»
Charan, con ancora in braccio i bambini, vide un fascio di luce passare alle proprie spalle. Era un raggio sottile, che stava lentamente tagliando l’albero dove terminava, ma si muoveva verso di lei. L’avrebbe colpita, se un altro albero non si fosse trovato tra lei e il Dalek, e il laser non superava il tronco. Improvvisamente capì cosa stava per succedere e si fermò bruscamente: il raggio le riapparve davanti, continuando oltre nella sua corsa. Stavano usando un tipo di laser per tagliare la vegetazione e costringerli ad andare allo scoperto, a meno che non fossero morti nel disboscamento. Successero tante cose tutte in poco tempo: l’albero segato dal laser crollò, rallentato in parte dalla membrana fungina che aderiva ai rami degli altri alberi, ma si lacerò in fretta, riempiendo l’aria di spore illuminate dall’improvvisa luce del sole che ora faceva capolino. Nello spazio così creato, Charan vide Kalilla saltare allo scoperto brandendo la sua nuova arma e facendo fuoco contro un Dalek, che saltò in aria, per poi urlare di dolore cercando di riposizionare il braccio per fare di nuovo fuoco. Il verso di numerosi animali, riempì l’aria di “KYAAAH! KYAAAH!” e un turbinio di pelo si abbatté contro al Dalek che aveva fatto cadere l’albero.
Charan li riconobbe: erano tassi volanti, una specie non carnivora di quadrupedi roditori, in grado di planare con la membrana che congiungeva i loro arti. Erano tendenzialmente pacifici, ma protettivi con le loro tane e avevano capito che l’aggressione arrivava dal Dalek. Lo avevano letteralmente sommerso da capo a fondo, addentando il metallo e cercando di graffiarlo. Charan si chiese un istante se potessero veramente fargli qualcosa: i denti dei tassi volanti sono estremamente robusti, in grado di rosicchiare anche il metallo, perché passano tutta la vita a scavare nel legno rinforzato dal fungo. Ricordava di veicoli attaccati da loro, i cui denti avevano aperto squarci nella carrozzeria, abbastanza grandi da farci passare la testa. L’ultimo Dalek aveva deciso che fossero i tassi la minaccia più pressante e aveva cominciato ad aprire il fuoco su di loro, probabilmente a bassa intensità per non uccidere il compagno. Fu un errore: con un urlo gutturale Kalilla riuscì nuovamente a sparare, distruggendo anche il secondo Dalek. Quello attaccato dalla fauna locale, però, dichiarò
«ATTACCO IN CORSO! SCARICARE!»
La scarica elettrica emanata dall’alieno fulminò istantaneamente tutti i tassi, costringendoli per terra, alcuni morti sul colpo, altri in preda alle convulsioni. L’attacco non era stato completamente inefficace: l’occhio del Dalek, infatti, aveva riportato danni.
«VISIBILITÀ COMPROMESSA! SCANNER ATTIVATO!»
Il sottobosco si smosse per elettrostatica in un cerchio attorno al Dalek. Dal modo in cui si sollevò l’erba, Charan comprese che aveva rilevato la sagoma di Kalilla, nuovamente inerme, e si stava girando per attaccarla. Kalilla aveva appena le forze per sollevare la testa, i denti digrignati, aspettando il proprio destino.
«ASPETTA! GLI UMANI SONO STATI STERMINATI!»
Il Dalek si voltò in direzione della voce che aveva sentito. Non era un suo simile, ma Charan che stava usando l’apparecchio.
«GLI UMANI SONO STATI STERMINATI, QUELLO È SOLO UN CADAVERE!»
«NO, RISPOSTA BIOLOGICA POSITIVA, È ANCORA VIVO»
Charan stava finendo le idee, ma la paura accelerò il suo cervello
«LA RISPOSTA BIOLOGICA ARRIVA DALLA… VEGETAZIONE. LA MIA VISTA FUNZIONA, L’UMANA È MORTA»
Il Dalek tacque un istante
«IDENTIFICARE SETTORE DI APPARTENENZA»
Charan non aveva idea del significato della richiesta
«QUATTORDICI. QUATTORDICI… A?»
Kalilla era riuscita a puntare il cannone, ma invece di sparare aveva fatto un arco elettrico e qualche scintilla.
«SETTORE NON IDENTIFICATO! È UN INGANNO NEMICO! INGAGGIO DIRETTO!»
A quel punto il Dalek si aprì. Charan non aveva idea potesse farlo, ma l’armatura che lo copriva si aprì a metà, all’altezza della grata. La “testa” del Dalek si ritorse all’indietro, come il tappo di un barattolo, la grata sottostante si ritrasse e rivelò l’orrore al proprio interno. Sembrava quasi una creatura marina, un fascio di tentacoli che partivano da una pulsante massa tumorale, su cui spiccava un unico occhio che sprizzava odio. Charan era paralizzata dal terrore.
«Hai cercato di ingannarmi! Sarai sterminata! Sterminata!» Urlò con una voce meno meccanica e cavernosa, rauca quasi come…
Kalilla si fiondò sulla creatura dentro al Dalek, ruotando il braccio armato e conficcandolo contro di essa come fosse la punta di una lancia
«AAARGH!» Lamentò la creatura colpita all’occhio
«Muori! Muori! Muori! Devi MORIRE!» Gridò Kalilla, abbattendo l’arma Dalek contro l’essere ripetutamente. Al culmine della sua furia, il braccio cannone fece nuovamente fuoco a distanza zero, ma con una carica mostruosamente più potente delle precedenti. L’impulso scatenò un lampo di luce più forte di quella del sole, abbagliando Charan per un istante e scaraventando Kalilla in una parabola che venne fermata da un albero. Riprendendosi, Charan vide un cratere sul manto erboso e pochi resti carbonizzati del Dalek. Cercò con lo sguardo l’amica, trovandola accasciata ai piedi di un albero. Le passò il braccio sotto la testa, sorreggendola: la pupilla dell’unico occhio era dilatata e faticava a tenerlo aperto. Sarebbe entrata presto in impulso ormonale? No, sembrava che stesse a poco a poco perdendo le forze, invece di ritrovarle, eppure dal pallore sembrava essere in procinto di morire. A meno che… che quella furia di prima fosse già l’impulso? Ma allora forse… con la mano libera si sfilò lo zaino e rovistò tra le provviste, fino a trovare del miele. Non avendo altri strumenti, ci infilò un dito e lo cacciò in bocca alla donna, strofinando sotto la lingua. Il risultato fu molto rapido: le deboli convulsioni di Kalilla rallentarono fino a che non si fu calmata. Anche il respiro si regolarizzò e il colorito del suo volto tornò all’usuale ambra dorato. Per quando il dottore la raggiunse insieme ai bambini, Kalilla era quasi cosciente. Quando vide il dottore, infatti, gli disse
«Ehi, dottore, ha funzionato»
Il dottore si avvicinò ai resti dei tre Dalek
«Oh, sì. È impressionante! Le armi Dalek rispondono alle reazioni emotive, è il motivo per cui gridano “sterminare” quando attaccano, ma nello stato di impulso ormonale in cui la vostra razza entra prima di morire l’effetto è moltiplicato!»
Charan fu agghiacciata dall’aria bramosa che aveva assunto l’uomo ponderando quelle che avrebbero potuto essere le ultime azioni di Kalilla, al punto che non le importò di usare la macchinetta per parlare
«NO! NON È IMPRESSIONANTE, È ATROCE! È QUESTO IL TUO PIANO? VUOI USARE LA NOSTRA MORTE PER COMBATTERE I DALEK?!»
Il dottore girò su se stesso per guardarla, con un’aria severa, ma stranamente pomposa
«Che idiozia! Che valore avrebbe un’arma di questo tipo? Una che uccide un soldato ogni volta che fa fuoco! Certo che è impressionante, come potenza di fuoco, ma no, ho in mente qualcosa di molto più efficace…»
«È DISUMANO!»
«No. È una guerra. C’è stato un tempo in cui sarei stato d’accordo con te, ma poi ho capito che in una guerra devi fare una scelta sola: sopravvivere.»
Charan stava per rispondere, ma il sorriso spavaldo di Kalilla la distrasse. La aiutò a mettersi a sedere e tirò fuori la borraccia per farla bere a piccoli sorsi. Il dottore intanto rovistò tra i resti dei tre Dalek, cercando qualcosa che potesse utilizzare, ma commentò che ben poco era sopravvissuto all’attacco di Kalilla. Il problema era che le armi Dalek funzionano con energia biochimica: i Dalek ne hanno una quantità pressoché illimitata, ma per Kalilla era stato doloroso e quasi fatale, al punto da scatenarle l’impulso pre-morte. In ogni caso il dottore riuscì a ricaricare la base del Dalek che usava per muoversi e a recuperare un paio di altre componenti, ma nessun’arma utile, a meno di voler utilizzare una ventosa per picchiare a morte qualcuno. Valutarono di riciclare un’altra base, magari per portare i bambini, ma il dottore fece notare che ci avrebbe messo diverse ore e che sarebbero potuti arrivare rinforzi non vedendo tornare la ricognizione. Quindi consumarono qualche provvista rapidamente e, una volta assicuratisi che Kalilla fosse in condizioni di camminare – il fatto che non avesse perso conoscenza dopo l’impulso com’era successo a Charan testimoniava quanto fosse tosta – ripresero il cammino.