RESOLUTION – recensione di Saki
Resolution è un ottimo episodio. Ha tutti gli ingredienti giusti: nemici storici con nuove carte da giocare, grandissima colonna sonora, azione, sentimenti, crescita dei personaggi… ad eccezione del protagonista.
Sì, perché il Tredicesimo Dottore resta quello che ha dimostrato (e poi dichiarato) di essere per tutta la stagione: il mezzo per vivere nuove esperienze e diventare una persona migliore, non un eroe da seguire in tutte le sue scelte.
Resolution ha anche un ottimo titolo, perfetto per essere lo speciale di Capodanno – e ancora, ad esprimere la “risoluzione” di crescere siamo noi, sono Ryan e suo padre, insieme e ognuno per sé, non certo il Dottore.
L’unico vero difetto che ho trovato è anche quello che mi ha causato dolore autentico, che non mi sarei mai aspettata – tantomeno dal signor Chris Chibnall.
Torniamo un attimo indietro alla settima stagione, al suo episodio The Power of Three. Chibnall introduce nella serie televisiva un personaggio quasi sconosciuto, quella Kate Stewart nata dall’immaginazione di Marc Platt nello spin-off del 1995 Downtime.
Fino a quel momento, nella serie moderna, la UNIT aveva mantenuto uno spessore minimo, agendo più in contrapposizione al Dottore che al suo fianco – non dissimile da Torchwood, sotto questo punto di vista. La Kate ripresentata da Chibnall e poi sviluppata durante le successive stagioni da Steven Moffat non è esente da difetti, come non lo è mai stata la sua organizzazione… ma è entrata nel cuore del pubblico al punto da spingere la Big Finish a creare una serie audio dedicata a lei, a Osgood e nuovi personaggi da scoprire.
Per quanto mi riguarda, la telefonata in cui al Dottore viene annunciata la sospensione delle attività della UNIT è stata devastante. E non intendo “devastante” in senso positivo, come quella in cui l’Undicesimo viene a sapere della morte del Brigadiere in “The Wedding of River Song”: intendo alla pari con la morte di Osgood alla fine dell’ottava stagione.
Io non so cosa sia accaduto per spingere a questa decisione: cessione completa dei diritti alla Big Finish? Interpreti e location non erano disponibili? La coerenza della filosofia di Chibnall “niente vecchi nemici a parte i Dalek che devono comparire per contratto, quindi nemmeno vecchi amici”?
Non lo so proprio, dico solo che ci sono rimasta male e spero sia solo… ecco, una fase passeggera. Perché sono felice che Ryan, Yaz e Graham siano diventati la nuova famiglia del Dottore, così come lo erano stati i Pond, ma la UNIT è il suo punto di riferimento sulla Terra dalla fine degli anni Sessanta e cancellarla con un colpo di spugna secondo me sarebbe un errore madornale.
Torniamo all’episodio in sé. Una delle critiche che ho sentito durante questa stagione è stata “Chibnall scrive Doctor Who come scriveva Broadchurch”. Non è un’opinione totalmente sbagliata. In Resolution, però, non lo considero un difetto. La storia familiare di Ryan è la trama orizzontale più evidente della stagione, nonché più interessante di quella su Tim Shaw a mio parere. L’abbandono da parte di un genitore è una tematica delicata e difficile da affrontare, ma ancora più coraggiosa è stata la scelta di mostrare entrambe le parti coinvolte, senza giustificare, senza addolcire, ma dando speranza per il futuro – cambiando il presente con azioni concrete ed emozioni sincere.
Come ho detto all’inizio, Resolution è uno degli episodi più intensi e d’effetto che quest’undicesima stagione ci abbia regalato. Ora fatevi voi un regalo: guardate la serie classica, perché sarà una lunga attesa fino alla dodicesima!
– Saki