COLD WAR – DIECI ANNI DOPO

La settima stagione non è nella mia “top three” per due motivi: il primo è che la sesta è per me perfetta e inarrivabile, il secondo è la presenza di noiosissimi filler. “Cold War” non fa eccezione e credo di averlo visto in tutto solo due volte, perciò ricordo davvero pochissimo della trama e solo qualche dettaglio ha catturato la mia attenzione.

 

 

Innanzitutto ero rimasta estasiata dalla presenza dell’attore Liam Cunningham, già da me amatissimo in Game of Thrones. Poi, i Guerrieri di Ghiaccio sono una razza aliena molto interessante e controversa dell’era del Terzo Dottore, la mia preferita: sono stati sia alleati che nemici della Terra, insomma un popolo ben delineato ma non moralmente stereotipato, quasi al pari dei Siluriani.

Per il resto mi sono rimasti impresse due scene: quando il Dottore dice a Clara di restare dov’è, lei obbedisce e lui rimane sbigottito, perché è abituato che i companion se ne vadano in giro… e il finale con il TARDIS finito al Polo Sud.

Come sarà questo rewatch? Mi sorprenderà in positivo o in negativo? Vediamo!

QUARANTA MINUTI DOPO…

Sembra veramente di stare nell’era del Terzo, ci sono dei militari che non ascoltano il Dottore e reagiscono solo armi in pugno…

Ma cominciamo con gli “avevo totalmente dimenticato che…”


 

Tobias Menzies era in questa puntata? Più in generale, è apparso in Doctor Who e non me ne sono mai resa conto? Il suo personaggio è stato abbastanza interessante da riscoprire, e si potrebbe persino affermare che sia il vero villain della puntata: non ascolta nulla, né gli ordini del capitano Zhukov né i consigli del Dottore; sembra proprio che tutto ciò che desidera è provocare la scintilla che darebbe il via alla distruzione dell’umanità.

 

Dall’altra parte, c’è la simpatia un po’ lunare del professor Grisenko che mi scalda il cuore, le sue canzoni della new wave britannica, il modo in cui fa di tutto per risvegliare Clara dallo shock e distoglierla dall’angoscia. Credo sia impossibile evitare di affezionarsi a lui!

Ma anche il capitano, all’inizio scettico e orgoglioso, dimostra buon senso e segue le direttive del Dottore non soltanto perché è disperato, ma perché riconosce esperienza e logica nel suo modo di affrontare la situazione.

E soprattutto: non ricordavo ci fosse un vero e proprio lieto fine, e che l’arrivo dell’astronave marziana non fosse una minaccia ma un semplice salvataggio!

Insomma, rimane e rimarrà un fillerone, ma c’è magia, c’è emozione, c’è ricostruzione storica – anche se non sono la persona adatta per decidere se sia accurata o meno – e sono stata veramente contenta di rivederlo e riscoprirlo.