Utopia – 15 anni dopo
Come molti ho sempre considerato questo episodio un prequel di “The Sound of Drums/Last of the Time Lords”, quasi fosse una puntata unica in tre parti, ma con il passare degli anni mi rendo conto che ha valore di per sé e una trama quantomeno degna. Soprattutto la dodicesima stagione mi ha mostrato, con “The Haunting of Villa Diodati”, uno svolgersi degli eventi analogo: la rivelazione di un nemico e i nostri protagonisti che dovranno raggiungerlo, nelle puntate finali, in un tempo diverso.
Il ritorno di Jack è quanto mai gradito, dedicato ma non certo limitato alla sua esuberante personalità e alle imperdibili interazioni con il Dottore e Martha: la sua capacità rigenerativa risulta infatti indispensabile. Direi indispensabile per la salvezza dell’umanità, ma non posso certo fingere di non sapere come andrà a finire e che tutti finiranno trasformati in Toclafane. I nostri però ci credono fino in fondo, e anche Yana ci credeva prima di tornare ad essere il Maestro; ecco un altro punto a favore di Utopia come episodio a sé stante, in quanto il professore è effettivamente un personaggio diverso dal Maestro che si rivela nel finale.
Quindi il tema spinoso della puntata è, direi, vedere i protagonisti mettercela tutta per raggiungere un difficilissimo obiettivo, un vero e proprio “viaggio della speranza”, in condizioni estreme, scoprendo poi la vera natura della persona che hanno aiutato e di cui si sono fidati ciecamente. Un trope che personalmente mi procura tantissima ansia e imbarazzo di riflesso, ma che forse con un rewatch si rivelerà meno potente.
Un tema ricorrente della terza stagione, invece, sono gli accenni a Rose, che con Jack di mezzo si fanno inevitabili; si può dire che Martha abbia ottimi spunti di riflessione per poi decidere di lasciare il TARDIS a fine stagione. La goccia che fa traboccare il vaso, insomma.
Ma parlavamo di rewatch?
QUARANTACINQUE MINUTI DOPO…
“A lui non dici di abbassare il fucile?”
“Lui non è mia responsabilità”
Ormai è diventato noioso anche solo parlarne, ma i doppi standard del Dottore riguardo alla violenza ci sono sempre stati ed è inutile incolpare una sola incarnazione in particolare.
Utopia è un gran bel viaggio e non è solo una battuta. Come una scarica di energia dal Vortice del Tempo, fa brillare tutti i momenti più importanti delle precedenti stagioni e forma una mappa luminosa che porta nuova consapevolezza ed entusiasmo agli spettatori.
L’energia è davvero un filo conduttore della puntata e la vediamo nel racconto del Dottore su Rose/Lupo Cattivo, nella rete elettrica che separa il silo dagli attacchi della Futurspecie, nelle radiazioni della stanza in cui Jack fa bella figura in maglietta, fino all’energia rigenerativa che esplode dal corpo di Yana e lo trasforma nel nuovo Maestro, pronto con un nuovo piano per acquisire potere e sfidare il Dottore.
E riguardo alla questione dell’imbarazzo, rivedere quanto Yana tenesse davvero al suo progetto e come il Maestro estragga il disco con la destinazione dal computer… mi fa pensare che sì, gli sforzi del Dottore e dei suoi alleati saranno stati pure inutili, ma non ha senso definirli imbarazzanti. Hanno aiutato qualcuno che voleva portare l’umanità al sicuro, poi qualcun altro ha distrutto quella speranza. Parlare di Yana e del Maestro come se fossero la stessa persona è svilente per tutto ciò che il professore è riuscito a raggiungere nella sua vita umana, dopotutto. Traguardi che il Dottore stesso ha celebrato, nella bella scena in cui si fanno calorosi complimenti a vicenda.
Quindi mi ci metto in mezzo e faccio i complimenti anch’io… a Russell T Davies; nonostante gli episodi finali di questa stagione non siano tra i miei preferiti, “Utopia” è decisamente un gioiellino di sceneggiatura fondamentale nella narrazione della serie.