Who Lives, Who Dies, Who Tells Your Story – part I. Di Dalek Oba, fanart di Arts on the Floor.
Nel numero 05 di Pull to Open avevamo chiesto ai nostri lettori di immaginare una storia in cui le vicende del Dottore si incrociassero con quelle di personaggi appartenenti ad altre opere! Tutti i partecipanti dovevano compilare un questionario con vari dettagli della loro idea crossover: l’idea più apprezzata dal nostro staff sarebbe diventata una fanfiction scritta da noi… con tanto di fanart dedicata
Qui di seguito vi presentiamo quindi storia e disegno sviluppati dall’idea vincitrice! Buona lettura!
Idea vincitrice, di Martina
Crossover con Rocky IV
Personaggi: Dodicesimo Dottore, Bill Potts, Nardole, Rocky Balboa, Apollo Creed, Ivan Drago
Ambientazione: Si integra con la trama del film; Las Vegas e Mosca negli anni Ottanta.
Antagonista: uno Zygon con le sembianze di Ivan Drago.
Frase da inserire: il Dodicesimo Dottore aiuta Rocky ad allenarsi per sconfiggere lo Zygon-Drago e prima che salga sul ring lo sprona con “Don’t be lasagna!”
Who Lives, Who Dies, Who Tells Your Story.
di Dalek Oba
1° Round – Prologo
“Se si chiama Aikido Venusiano, perché non siamo su Venere?” A Bill di solito la folla non dispiaceva, ma i tizi con due teste piazzati davanti a lei erano decisamente troppo alti e le coprivano mezzo palco, motivo per cui stava balzellando da un piede all’altro, cercando una visuale migliore.
“Per lo stesso motivo per cui quando vuoi mangiare cinese non corriamo a Pechino. Solo… più in grande.” Il Dottore sembrava perfettamente al suo posto anche in quel luogo apparentemente estraneo a un burbero professore di mezza età… ma Bill ormai sapeva che la sua apparenza poteva trarre in inganno.
Non ricordava bene chi avesse avuto l’idea di vedere un incontro su Alfava Metraxis ma, prima dell’arrivo dei due bicefali, era stato tutto sommato divertente. Il Dottore evidentemente conosceva bene lo sport (“arte marziale”, l’aveva già corretta due volte) in questione e Nardole… beh, Nardole aveva sempre quella sua aria vagamente annoiata, ma pareva decisamente soddisfatto dell’enorme secchiello di popcorn color blu puffo che aveva comprato all’ingresso.
I due altissimi disturbatori si erano finalmente spostati in tempo perché uno dei due sfidanti sul palco facesse una mossa in grado da far esultare gran parte della folla sugli spalti, Dottore compreso; Bill si maledisse per non aver fatto domande sulle regole degli incontri prima che cominciassero. E comunque, l’esagerato numero di arti coinvolti la confondeva. “Ragazzi, non che non mi stia divertendo, ma… la prossima volta potremmo assistere a qualcosa di un po’ più… terrestre?”
2° Round
“Russia, 1985! L’Unione Sovietica decide di entrare nel mondo della boxe professionistica, con il campione – fino a quel momento amatoriale – Ivan Drago! Data l’ancora ferrea suddivisione nei due blocchi, questo li porta immediatamente a cercare una sfida in…”
“…vado con l’ovvio e dico America.”
“Esattamente Bill! A rispondere è Apollo Creed, ex campione dei pesi massimi, ritiratosi da qualche anno ma ancora in forma smagliante! Immaginate: la forza di Drago contro l’esperienza di Creed!”
“…andò molto male, immagino.”
“Sì, concordo con Nardole.”
“E invece no, andò molto bene! Entrambi i campioni erano – e sono tutt’oggi – esempi di integrità sportiva e morale. Durò 10 round, fino al K.O. di Creed, ma la folle vide più di un incontro di boxe quella sera, vide un simbolo: due schieramenti opposti duellare lealmente e poi stringersi la mano, tutto in nome dello sport. Se la Guerra Fredda è finita, si deve in gran parte a piccoli gesti come quello.”
“E noi stiamo andando lì?”
“…abbiamo posti in prima fila.”
3° Round
Successivamente, Nardole avrebbe detto a Bill che quel preciso momento era stato costellato di urla e strepiti e confusione generale. Strano, perché lei ricordava solo un silenzio assordante, come se fosse avvenuto tutto sott’acqua. Che qualcosa non andasse lo aveva intuito al primo pugno di Drago andato a segno. Anche il Dottore era sembrato teso, ma aveva cercato di mantenere una calma forzata.
Ma, quando Creed era crollato a terra, era diventato chiaro che stesse succedendo qualcosa di profondamente sbagliato. Il campione che poco prima ballava divertito di fronte a una folla adorante, sbruffone ma in qualche modo non antipatico, non si sarebbe più alzato. E chi ne aveva causato la morte osservava il tutto con calcolata indifferenza, pronunciando le sue prime parole da quando era arrivato lì: “Non posso essere sconfitto. Ho battuto tutti. E presto batterò un vero campione. Se lui muore, muore”. E c’era stato un istante, una frazione di secondo, proprio sul finire della frase, in cui i suoi lineamenti squadrati si erano deformati, erano diventati più tondi, rugosi, avevano perso quanto ancora di umano ci fosse su quel volto.
Un istante appena, eppure Bill era certa di averlo visto. E, a giudicare dall’espressione del Dottore, non era stata l’unica. Distogliendo lo sguardo, aveva fissato per un attimo l’altro pugile che era con Creed, quel tipo italiano non troppo alto; oltre al dolore per la sorte dell’amico, c’era una sorte di stupore nei suoi occhi. Decisamente anche lui aveva appena assistito a qualcosa che non sapeva spiegarsi.
4° Round
“Zygon! Zygon che ostacolano il corso della storia umana!” Il Dottore non fingeva nemmeno più di restare calmo, percorrendo la plancia del TARDIS a grandi falcate.
“Ma… gli Zygon sono in pace con noi, ora! Abbiamo stretto quell’accordo nel 2013…”
“Stringeremo quell’accordo nel 2013, Bill! Questo Zygon non può ancora saperlo.” Aveva ragionato Nardole.
“Ok, ma… cosa voleva? Uccidere Creed per… cosa? È un sicario?”
“E chi può dirlo – il Dottore si era finalmente fermato nei pressi della console, leggermente ansante – forse è tutto un piano per scatenare la Terza Guerra Mondiale cambiando solo le piccole cose. Le piccole cose sono più che sufficienti, lo avevete visto anche coi Monaci. Forse è solo un fanatico di boxe, forse è un serial killer… il punto è che ormai la storia è cambiata, e non ho idea di cosa succederà dopo.”
“Rocky, l’altro pugile che era con Creed, sapete? Beh, lo sfiderà a Mosca il giorno di Natale. – due paia di occhi stupiti si erano posati su Nardole – Che c’è? È da quando siamo qui che compro un quotidiano tutti i giorni. È il 1985, non posso usare Google, no?”
“Nardie, sei un genio!” Bill lo avrebbe abbracciato. “Sì, non sei tanto male”, aveva concesso il Dottore.
“Rocky ha visto lo Zygon – aveva riflettuto la ragazza – e lo vuole sfidare lo stesso. Magari sa qualcosa che noi non sappiamo, dobbiamo parlargli.”
5° Round
Grande invenzione la carta psichica. Nessuno – spesso nemmeno il Dottore – sapeva cosa facesse leggere esattamente alle persone che la fissavano, tuttavia doveva essere altamente convincente, dato che si trovavano tutti e tre nel salotto di Rocky a sorseggiare un tè, mentre potevano ancora sentire il brusio di una ventina di giornalisti appostati fuori.
Rocky era seduto sul bordo di una poltrona, teso come se da un momento all’altro avesse potuto saltare in piedi e prenderli a pugni (e, dalle occhiate timorose che gli stava mandando, ci aveva pensato anche Nardole); Adrian, sua moglie, era accomodata di fronte a lui in modo più aggraziato, ma continuava a scrutarli con diffidenza. “Quindi lei sarebbe un dottore mandato dalla Federazione? Non capisco, Rocky è in regola con tutte le sue visite, e abbiamo un ottimo medico di famiglia.”
“Sì, ecco, non proprio quel tipo di Dottore- aveva esordito Bill, ma il soggetto in questione l’aveva interrotta.
“Non perdiamo tempo con le pessime storie di copertura! No, non siamo della Federazione, siamo qui per parlarle di quello che suo marito ha visto ma non ha raccontato a nessuno, nemmeno a lei, a giudicare da come mi sta fissando ora!”
“Mio marito ha visto ciò che abbiamo visto tutti, un omicidio, e ora vi chiederei di uscire visto che siete venuti qui con documenti palesemente falsi!”
“No, Adrian, hanno ragione loro. – il pugile aveva parlato per la prima volta da quando erano entrati – Io prendo pugni per vivere, non so fare altro. E ne ho presi tanti in testa, da far pensare a… problemi, capite? Per questo non ho parlato. Io non ho studiato molto, è mia moglie quella col cervello in famiglia, non sono molto sveglio, lo so, non sono certo un dottore, ma vi giuro che non sono pazzo. La sua faccia si è… sciolta, come se non fosse più… umano. Non so nemmeno se sia mai stato umano. E so di non essere pazzo. Ma ve lo sto dicendo solo perché so che lo ha visto anche lei.” E aveva indicato Bill.
“No, non sei pazzo.” Aveva semplicemente mormorato la ragazza e, in qualche modo, era bastato a sistemare la questione.
“Quello che avete visto è un alieno, della specie Zygon. Nel prossimo futuro, di qui a trent’anni, sulla Terra umani e Zygon conviveranno pacificamente… beh, nei limiti. Il punto è che quello che ha preso il posto di Drago non dovrebbe essere qui, è troppo in anticipo, troppo bellicoso e, soprattutto, non deve essere visto da altri umani, è troppo presto! Le conseguenze sul futuro potrebbero essere CATASTROFICHE!”
Entrambi i coniugi Balboa erano rimasti in silenzio di fronte alle parole del Dottore; era davvero incredibile, impossibile, eppure… in tempi così assurdi, perché non poteva essere vero?
“Basta parlare, perdiamo solo tempo – aveva ripreso il gallifreyano – e io sono molto esigente riguardo al tempo. Vi porto nel TARDIS.”