Revolution of the Daleks – Recensione SPOILER di Dalek Oba
Ok, ok, mi ero ripromessa una recensione accurata, meditata, analizzata… e quindi perché mi ritrovo a scriverla di getto? Non si sa. Eppure eccoci qui.
Riassunto delle puntate precedenti: il Dottore è in prigione a svariati anni luce dalla Terra, i companion sono a casa con un Tardis che non sanno usare, e arrivano i Dalek. Jolly della situazione Jack Harkness, con età e passato imprecisati ma un sorriso sempre smagliante.
I trailer ci hanno ingannato, e lo hanno fatto pure bene, a livello Infinity War/Endgame, per capirci. Jack non balza ad aiutare la Fam in assenza del Dottore, ma riporta direttamente loro Tredici, con un’evasione rocambolesca e terribilmente divertente. E il contrattacco ai Dalek può cominciare.
In realtà, anche su questo i trailer mentivano. Certo, c’è una battaglia finale, emozionante e visivamente ineccepibile, ma la maggior parte dell’episodio è costituita da investigazione e spionaggio, con uno svolgimento che – alieni a parte – non sarebbe stato fuori luogo in un film di 007. Non dimentichiamoci che Chibnall arriva dal poliziesco, da Broadchurch.
C’è anche il tempo per dialoghi e interazioni tra i personaggi… Revolution of the Daleks dura praticamente quanto un film, e questo giova immensamente al gran numero di personaggi, che riescono a ritagliarsi ognuno il proprio spazio. È particolarmente notevole lo scambio tra Jack e Yaz, furiosa per la lunga assenza di Tredici; è sempre un momento toccante quando un ex companion spiega a uno presente come stanno veramente le cose: viaggiare col Dottore è bello, ma non può essere per sempre.
La ragazza pare apprendere la lezione, per poi trasmetterla alla stessa Time Lady, distrutta per l’addio di Graham e Ryan: è giusto essere tristi per qualcosa che finisce, per qualcosa che cambia, basta non dimenticare che i momenti belli ci sono stati, basta viaggiare con un cuore triste e uno felice.
In sintesi, l’episodio è divertente, emozionante, nonché un ottimo ponte di continuità tra ciò che è successo prima e la prossima stagione. Ma introduce anche alcuni cambiamenti, uno dei quali di particolare importanza.
Se c’è una cosa che appare immediatamente diversa rispetto a prima, è di certo l’atteggiamento del Dottore. Fino all’episodio precedente, l’aggettivo perfetto con cui definirla sarebbe stato “pimpante”; e non lo voglio dire con tono riduttivo o infantile. Tredici era allegra, solare, buffa e piena di gioia di vivere, spinta a “viaggiare speranzosa” proprio perché alle spalle – o meglio, sotto ai piedi – aveva una base di riflessioni e sicurezze maturate nell’arco di un paio di millenni, e in particolare durante la sua incarnazione precedente.
La certezza tanto agognata e finalmente raggiunta sulla sua identità e il suo scopo nell’Universo è stata però spazzata via in un secondo dal Maestro con la storia del Timeless Child. E va bene reagire prontamente in un momento di crisi, ma dopo? Tredici si trova rinchiusa in prigione con se stessa per svariati decenni, portata a riflettere proprio in un momento in cui l’inattività è il suo peggior nemico. E possiamo dare per scontato che abbia provato più volte a scappare (a un certo punto ammette di aver anche cercato di mangiare le reti elettrificate) ma, dopo anni e anni, la troviamo in un momento di sconforto.
E di certo le può fare bene ritrovare Jack, o confrontarsi sul senso della vita con Ryan – il personaggio che ha avuto l’evoluzione più marcata nelle ultime due stagioni – ma non basta. Chi può davvero capire un Signore del Tempo?
E a sorpresa, ma nemmeno tanto a pensarci bene, a farle ritrovare identità e scopo sono i suoi vecchi nemici: il Dottore è la persona che ferma i Dalek, e nulla più. Almeno per ora. Il Dottore salva la Terra, neutralizza la minaccia più mortale di tutte, protegge i suoi amici, e lo fa con un guizzo di intelletto e un trucco nascosto in bella vista – in una delle scene visivamente più potenti degli ultimi anni, peraltro.
Nulla più. Ma vi pare poco?