Don’t Wander Off Troubleless – Niente più Arcobaleno
Immaginate di essere Colin Baker, alla fine degli anni ’80. Per la prima volta in oltre vent’anni, dopo la vostra prima stagione, Doctor Who è stato fermo un intero anno, con l’intento di cancellarlo e solo le proteste dei fan hanno fatto fare una nuova stagione, completamente rivisitata. Lo script editor, Saward, continua a boicottarvi, limando le vostre battute e spostando l’accento sugli altri personaggi e, quel che è peggio, per una stupida faida tra questi e il produttore John Nathan-Turner, quella che sarebbe stata l’ultima opera del leggendario Robert Holmes che scrive dai tempi del Terzo, deve essere completata nel modo più alieno alla visione iniziale possibile, trasformando la faida tra il Dottore e il suo alter-ego oscuro, in una sequenza di cambi scena privi di impatto emotivo di qualsiasi tipo. Questo, però, vi importa fino a un certo punto: siete il Dottore, siete quell’icona che tanto avevate ammirato e che, probabilmente, è servita come escapismo nei momenti più cupi della vostra vita. E poi John vi richiama dicendovi che, sì, la serie sarebbe continuata, ma vi avrebbero usato come capro espiatorio, come se la colpa del flop sia stata vostra. Vi viene proposto di girare la puntata della rigenerazione, ma dovete tenere conto che accettare significa non poter essere ingaggiati per altro finché non ne saranno finite le riprese, quasi un anno intero senza lavoro. Il risultato è che le ultime parole dette dal sesto Dottore sullo schermo saranno “Succo di carota?!” Non esattamente “lo sono stato anch’io” o “non voglio andare” o “ricorderò per sempre quando il Dottore ero io”. Ha però un altro significato, uno non inteso dalla narrativa, quanto dalla meta narrativa, una morale non della storia in Doctor Who, ma di quella di Doctor Who: ricorda che ogni giorno può essere l’ultimo e che nessuno fa la cortesia di dirti quanto resterà. O se preferite un esempio più moderno, ogni Natale è l’ultimo Natale.
Sto lasciando lo staff di Doctor Who Italian Fan Club dopo quasi sei anni. Questo significa che, se mai leggerete un altro DWOT, non sarà scritto da me, sebbene spero che non adotteranno la rubrica, mi piacerebbe che finisse con me. È possibile che compaia in dirette, se Elisa mi chiederà di farle da ospite e c’è la remota possibilità che possa mandare un articolo occasionale allo staff che potrà pubblicare come e quando vuole, ma più che altro non vedo l’ora di godermi l’altro lato della barricata, essere un socio semplice, esterno all’organizzazione più interna e vedere che cosa combinano senza la mia… diciamo “ingombrante” presenza. Era una decisione che avevo preso da tempo, ma avrei aspettato di realizzare l’escape room, prima di andarmene, così da lasciare uno strumento in più. Purtroppo il Covid ha messo il bastone tra le ruote a questo piano, ma credo sia una condizione comune un po’ a tutti… probabilmente a livello mondiale! Singolare come una cosa tanto al di fuori del nostro controllo, dia un territorio comune a così tante persone! Siamo abituati a pensare agli amici come persone insostituibili, ma quanti, in realtà, arrivano da situazioni che non abbiamo scelto? Compagni di studio e di lavoro, persone con cui magari si hanno un paio di cose in comune, che diventano i testimoni alle nozze! Beh, io avevo un piano pertinente: cercare persone con cui avessi già un territorio in comune e cercare amici lì dentro. Lo ritengo un piano riuscito in minima parte, ma obiettivamente è colpa dei miei standard troppo alti. Per me un amico deve essere qualcuno di cui ho stima, che ricambi questa opinione e che sia pronto a schierarsi dalla mia parte, persino quelle volte in cui non crede che abbia proprio ragione. Ho trovato belle persone nel Doctor Who Italian Fan Club, tante, ma ho trovato pochi amici. Vi invito però a non farvi scoraggiare da questo, assicuro che è colpa del mio carattere – sapete, io ne ho uno – non degli altri soci e che ci sono ottime probabilità che, se faceste voi un tentativo, non ne uscireste sicuramente con la sensazione di essere più soli di quando eravate entrati.
Resta il modo in cui dare i miei rispetti. Vorrei trasmettere ai miei ex compagni di avventura che mi è ben chiaro che, andandomene, non esiste cosa che desideri che loro siano disposti a darmi. Non mi servono ringraziamenti, perché la storia del Doctor Who Italian Fan Club sarà sempre e per sempre la storia di Six, no, al diavolo, sarà sempre e per sempre la storia di Emanuele Pier Giorgio Nikzad, di cui vedrete un riflesso in ogni aspetto dell’associazione, dalla sua struttura istituzionale alle attività che propone, finché tutto non sarà rimpiazzato da qualcosa proposto da qualcun altro e sarò estasiato di trovarlo migliore di come lo avevo lasciato. Non mi servono lunghi addii, perché a livello personale non cambierà proprio niente, sarò solo in un diverso gruppo whatsapp e dall’altra parte della barricata, a essere intrattenuto invece di intrattenere. Non mi servono regali o trattamenti di riguardo, perché non devo niente a nessuno e nessuno deve niente a me e ogni parola è al posto dove è stata lasciata, nel bene e nel male e senza il benché minimo rancore, ma con la possibilità di imparare e crescere. E allora cosa? Io ho una chance in più di Colin Baker, non ha senso che me ne vada dicendo “Succo di Carota”! Tutto questo ha solo senso retorico, chiaramente. Io so esattamente cosa dire e lo voglio fare nel modo più whovian possibile.
Ma questa parola è riservata allo Staff, non è per tutti i lettori nostri. A voi voglio dire che tutto deve finire e sì, è un po’ triste, ma tutto ricomincerà di nuovo. Siatene parte, perché sarà felice! Non correte il rischio di perdervelo e provate ora il Doctor Who Italian Fan Club!
Anche adesso, senza di me, stay tuned, stay TARDIS. Ciao, dal vostro Sesto!