The Unquiet Dead – 15 anni dopo
Per quanto non sarà così evidente, le mie “retrocensioni” andranno a formare una loro tematica. No, oso dire di più: una missione! Cercare il magnus opus di Mark Gatiss, in Doctor Who! Il Magnus Gatuss (che mi fa pensare a una torta)! Si dà spesso per scontato, ma forse tutti questi nomi non li conoscono tutti: Gatiss è uno sceneggiatore e anche attore ricorrente nella serie. Membro della “League of Gentlemen” (ma non ve l’ho detto io, shh!), Gatiss è diventato affiatatissimo con Moffat e ha avuto un ruolo prevalente nella sua era, ma ha esordito prima di lui, proprio con la terza puntata: questo non è un caso, infatti Gatiss è stato uno dei massimi sostenitori del ritorno della serie, avendo pubblicato anche romanzi durante il lungo silenzio tra la fine della classica (senza contare il film che lo stesso Davies prendeva un po’ con le molle) e il revival del 2005. Senza perdere altro tempo, andiamo a vedere se questi tre lustri hanno chetato i morti, o se ancora gridano per le strade di Cardiff!
La puntata apre sulla vicenda di questa nonna zombie, rianimatasi dalla bara sotto lo sguardo ilarmente esasperato del becchino locale, Mr Sneed, e della sua domestica; il cadavere se ne va a teatro a vedere Charles Dickens, stufo di interpretare sempre lo stesso ruolo. Nel mentre il nono Dottore e un’entusiasta Rose sono arrivati in quella che credono essere Napoli del 1860 e il Dottore deride l’idea che la ragazza si aggiri per le strade senza vestirsi da contemporanea. Oggi possiamo trovarlo ironico, dal momento che tanto spesso abbiamo ignorato il problema, al punto che sembra più una questione di gusto se indossare vestiti moderni o “travestirsi”, ma all’epoca era molto più un’ammiccata all’era classica, in cui già era presente discontinuità sui costumi dei companion, specialmente negli anni ’80. Questa è la prima puntata del passato e vogliamo subito mettere le cose in chiaro, molto bene. Qui abbiamo una delle più belle battute del nono Dottore (ma la lista è lunga) “You look beautiful… considering you’re human!” che subito mi strappa una risata.
Rose passeggia ammaliata al fianco del Dottore, che recupera un giornale e le dichiara allarmato che hanno sbagliato anno e sono nel 1869 a Cardiff. Parallelamente la rappresentazione di Dickens viene interrotta da fumo azzurro luminescente dalla forma vagamente umanoide che si comporta come un fantasma, causando panico tra la folla. Il Dottore sente le urla dalla distanza e spara un sorrisone a trentadue denti, esclamando “That’s more like it!” Il nono è semplicemente impagabile!
Giunti sul posto, il Dottore interroga Charles mentre Rose tenta di fermare Mr Sneed che sta riportando via il corpo ora esanime della donna e, per qualche motivo, rapisce Rose con il cloroformio. Non fatelo a casa, provoca danni a lungo termine. Così Dottore e Dickens partono all’inseguimento, con un contorno di scambio simpatico di battute, che però si rivelano utili a conoscere i personaggi: dove l’idea che il termine “fan” all’epoca potesse unicamente significare “ventaglio” è piuttosto fine a se stessa, il fatto che la storia di fantasmi che il Dottore ama non sia A Christmas Carol, ma The Signal Man, un racconto breve su un segnalatore ferroviario perseguitato dalla vista di apparizioni spiritiche, ci mostra che il Dottore non si limiti a conoscere i grandi classici dello scrittore, ma che abbia letto molto di lui e abbia dei preferiti personali. Se poi si conoscono gli sviluppi sul racconto, dal momento che gioca proprio su spostamenti temporali, diventa anche un effettivo foreshadowing della puntata, oltre che avere un motivo personale per cui sia tanto apprezzato da Nove. Intanto Rose si risveglia nella cripta e possiamo vedere alle sue spalle il ragazzo morto nella scena di apertura -oh, ho dimenticato di scriverlo, c’è un ragazzo che è morto nella scena di apertura- che si rianima minacciosamente alle sue spalle.
Dickens bussa alla porta e pretende di entrare, sorpassato dal Dottore quando sente le urla di Rose, che salverà buttando giù la porta. Quando le acque si saranno calmante e i corpi saranno nuovamente tornati inermi, il Dottore intrattiene un’interessante conversazione filosofica con Dickens, che pur avendo scritto di fantasmi, si rivela essere uno scettico, interrogandosi sulla presenza di un vetro a teatro: questo può sembrare strano, ma è piuttosto brillante. Vi sarà capitato di vedere sia il vostro riflesso che quanto ci sia oltre a un vetro, a seconda dell’illuminazione. Sfruttare questo principio ottimizzando l’illuminazione e l’angolazione del vetro è una tecnica già usata all’epoca, chiamata “Ghost Pepper” o fantasma di Pepper e, tecnicamente, è uno dei primi ologrammi della storia e completamente tridimensionale. Inquadrare Dickens nelle sue recitazioni teatrali è servito molto a costruire questo momento e a dare un retroscena solido al suo scetticismo che tanto gioca con l’arco del suo personaggio, stanco della monotonia della vita.
Invece Rose sta parlando con Gwyneth e… aspetta. È l’attrice che poi farà Gwen in Torchwood. E qui si chiama Gwyneth, di cui Gwen è (controversialmente, a quanto pare da una ricerca su Google) un possibile diminutivo. Quindi la menzione casuale della parente che viveva a Cardiff nel 1860 non è stata solo un easter egg, ma Russell ci aveva pensato fin da allora!
Cmq, dicevo, parlano insieme e qui abbiamo prima un confronto tra la vita ai giorni nostri e quella all’epoca, come sul fatto che sia inaccettabile per Gwyneth parlare di ragazzi, men che meno del loro sedere e di come sia andata a scuola una volta alla settimana, di domenica, ma per l’amor del cielo, qui Mark pianta a terra degli enormi pilastri che sosterranno quanto seguirà nella stagione!
Prima Gwyneth parla del fatto che rivedrà i propri genitori in paradiso, ma anche di come il padre di Rose potrebbe essere lì, che spinge a chiedere come faccia a sapere che sia mancato. Qui non solo Gwyneth rivela di avere poteri psichici, già precedentemente visto nella puntata, ma che diventa noto anche a Rose, ma anche che, di recente, questa pensa sempre di più a lui, gettando le basi per Father’s Day, insinuando che la possibilità di incontrarlo e magari salvarlo è sempre passata per la testa della ragazza, una volta scoperto il TARDIS. Subito dopo abbiamo uno sproloquio su quello che Gwyneth vede nella testa di Rose, di cabine di metallo, uccelli di metallo con dentro persone che volano, di lei che è volata il più lontano di tutti e del big BAD WOLF! Aggiungete che la veggente appare confusa e frastornata dalla dichiarazione e abbiamo anche una spiegazione di come lei non abbia il pieno controllo dei propri poteri. Guardate un piccolo dialogo quante cose riesce a trasmettere e potrei ancora continuare! Grande Gatiss!
Andiamo alla chiusura: il Dottore propone di fare una seduta spiritica, qui si scopre che, guardate che strano, i mostri in Doctor Who sono degli alieni. Wilfred, qualcosa da aggiungere?
Grazie, Wilfred. Dicevo, sono alieni e sono stati scorporati per colpa della Time War, la cui menzione provoca uno scambio di sguardi tra Rose e il Dottore. Stanno filtrando sul nostro pianeta grazie a una “lacrima nella fabbrica del tempo” (cit) chiamata Rift (in italiano Fessura, quella di Torchwood) grazie a cui potrebbero arrivare sulla Terra con i loro pochi superstiti, se venisse allargata. Loro chiedono di abitare i corpi dei defunti per poter tornare a vivere, prima che il tempo in cui possono mantenere forma gassosa scada e loro svaniscano nel nulla, cosa che scandalizza Rose, ma il Dottore le risponde con pragmatismo su come il fatto che sia poco educato sia irrilevante quando si tratta di salvare vite. Si decide che, con l’aiuto di Gwyneth, la Fessura sarebbe stata aperta e questa razza aliena, i Gelth, sarebbe arrivata sulla Terra e preso controllo di alcuni cadaveri, dopodiché il Dottore li avrebbe portati dove avrebbero potuto… costruirsi dei veri corpi. Uh. Usa proprio il termine “costruire”, “build”. Ok, non pretendo di capire.
Quindi si fa questo accordo, ma quei cattivoni si scoprono avere pochi “miliardi” di sopravvissuti e che se gli umani non hanno abbastanza cadaveri è molto semplice… realizzarne di nuovi! Così Rose e il Dottore si rinchiudono dietro delle sbarre, dove ha luogo un altro incredibile dialogo che contiene la spiegazione del Nono a Rose di come il passato possa cambiare in ogni momento (vero, Chibnall?!) e che quindi sia perfettamente possibile morire per lei e anche per lui, sdegnato dal fatto di trovarsi a Cardiff, che è una frecciata a varie critiche mosse alla serie perché sarebbe passata lì la produzione e un toccante momento dove i due si dicono che sono felici di essersi conosciuti.
Intanto Dickens riesce a fuggire e scopre che il gas usato per l’illuminazione della città è in grado di disincarnare i Gelth (il Dottore dirà “come succhiare il veleno fuori da una ferita”, ma qui mi pare che si stia più “soffiando” dentro, boh). Così, torna indietro e spegne le fiamme, ma apre al massimo i bocchettoni, permeando l’aria della sostanza. Purtroppo Gwyneth deve sacrificarsi per imprigionare i Gelth nella Fessura, ma il Dottore garantisce che era morta pure prima. Seguono i saluti tra Dottore, Rose e Charles Dickens, ora molto ispirato e pronto a chiudere un racconto incompiuto con la rivelazione di un alieno, cosa che, come detta dal Dottore, non riuscirà mai a fare, perché mancherà l’anno successivo. Mai una volta che si vada nel passato e si incontri uno senza finire in tragedia, eh…
Ho un paio di critiche sulla puntata. La prima è piuttosto blanda, riguarda l’aspetto scientifico della cosa, che può sembrare ridicolo viste le premesse (come si fa a criticare con scienza “vera” una storia di fantasmi alieni?!), ma ha alcuni punti piuttosto solidi. Cioè, figurativamente, perché sono prevalentemente gassosi: ci viede detto che i Gelth sono fatti di gas e che sia il fatto che il decadimento del corpo umano lo produca a permettere loro di possedere i morti, ma anche che si aggirano nelle tubature a gas dell’epoca. Questo era un sistema di illuminazione centralizzato molto popolare e che, a giudicare da Mary Poppins, sarà in voga ancora per almeno altri sei decenni. Fin qui niente di strano. Il problema è che “gas” è un termine piuttosto generico. Per esempio l’aria è un gas (una miscela di gas e vapori, tecnicamente), ma non pare avere effetto sulla presenza dei Gelth, che mi spinge a credere che la produzione fosse convinta che quello che scorre nelle tubature era metano, come il principale prodotto della tumefazione umana (che comunque non si avvia istantaneamente, ma nel corso di diversi giorni), mentre sono abbastanza sicuro che si trattasse di “gas d’acqua” il prodotto di reazione di vapore acqueo e carbone solido ad altissime temperature. Toh, vi scrivo anche la reazione
Perdonate se faccio una freccia invece del simbolo reazione in equilibrio, ma è importante notare quel piccolo ultimo amichetto che abbiamo scritto in fondo alla reazione, il CO, ossia ossido di carbonio. L’assenza di un prefisso prima di ossido indica che la composizione molecolare conti un unico atomo di ossigeno, ma per questo particolare composto, si usa solitamente aggiungere un ridondante MONOssido di carbonio per distinguerlo e ricordare che è maledettamente tossico! E ci credo che Dickens muore un anno dopo, non avendo accesso a camere iperbariche, le uniche cose in grado di liberare la molecola dall’emoglobina del sangue! Specifico che sono solo “abbastanza” sicuro, perché non riesco a trovare una storia dei gasdotti britannici, ma dovrebbe essere l’unica sostanza che si possa produrre in massa, all’epoca. Il ben più sicuro metano era ancora troppo raro e lo resterà fino alla scoperta di un ricco giacimento europeo portato avanti dalla Eni, almeno stando a Wikipedia. La cosa che più mi lascia perplesso è che, in effetti, Dickens tossisce come se l’aria fosse tossica, portandomi a credere che Gatiss sapesse più o meno del monossido, ma allora quale dovrebbe essere la correlazione con il decadimento? Tutto questo per dirvi: Doctor Who aveva e tuttora ha disperato bisogno di consulenti scientifici e mi offro assolutamente volontario.
Ma parliamo di qualcosa di più interessante anche per chi non vive di chimica (cioè, letteralmente nessuno, ma lasciamo stare): la musica. Nonostante il timone fosse già in mano a Murray Gold (e proprio per questo le mie aspettative erano stratosferiche), la colonna sonora è timida, quasi un accenno nella maggior parte delle scene. In parte, però, bisogna aspettarselo, oltre a doversi ancora fare le ossa, perché i magheggi di Gold abbiano effetto, è necessario che vengano prima radicati, cioè, prima che solo sentire “I Am The Doctor” vi esalti l’epicità di una scena, avrete avuto bisogno di vedere almeno una scena epica con “I Am The Doctor” di sottofondo.
E boh, basta. Non c’è niente altro di negativo da dire qui! The Unquiet Dead è sorprendentemente brillante, molto più di quanto ricordassi! Ironicamente, è una puntata solida su alieni gassosi che si intitola “i morti rumorosi” e invece vive silenziosamente nei tanti sviluppi che su di essa si baseranno, come Father’s Day, la storia del Bad Wolf e persino Torchwood, con un po’ di pazienza! La storia in sé non brilla di luce propria, ma è invece ricca di sapiente caratterizzazione, di buon gusto narrativo e si rivela uno strumento brillante per gettare le basi per il futuro! Dire che questa possa essere considerata uno dei punti più bassi della prima stagione non fa che elevare le somme vette a cui questa si sia elevata con capolavori come The Empty Child, Dalek e il finale di stagione… ma di questo ne parleranno in seguito gli altri della pagina. Noi, invece, ci rivediamo con la ricerca del Magnus Gatuss con Victory of the Daleks e, prima, con una “retrocensione” di The Beast Below
~Six