Megarecensione stagione 12 – ho pensato troppo e così è successo questo!
Per una concomitanza di ragioni tecniche, ho ricominciato da capo questa “megarecensione” più volte. La prima stesura è stata un attacco alla presunta incompetenza, la seconda un tentativo di difendere alcune scelte e arriviamo dunque a questa. Naturalmente un lavoro del genere tende a razionalizzare quanto visto, ma soprattutto che ho provato vedendo la stagione, sia il cauto ottimismo dopo Spyfall, la trepidazione dopo Fugitive of The Judoon o la completa apatia dopo il finale di stagione. Le recensioni in itinere riflettono questo: Spyfall mi ha ispirato a creare una pseudonarrativa che mostrasse le parti migliori e peggiori dell’episodio, Fugitive of The Judoon a evolverla in un abbozzo di avventura e The Timeless Children mi ha convinto a lasciar perdere il tutto, perché non meritava un simile trattamento.
Tuttavia l’umanità deve sempre vivere tenendo presente che la selezione naturale ha premiato il pessimismo di chi non sperava che, in una bella giornata, un leone volesse ricevere grattini sotto al mento e che l’ottimismo è una visione altrettanto parziale della vita. Internet è invaso da quattro parole che si ripetono ancora e ancora come un mantra: “Doctor Who è morto”. Questa è un’affermazione semplicemente errata. Semmai, a questo punto, dovrebbe essere “Doctor è morto”, visto che l’”who” non c’entra più! No, scherzo, è vero che la dodicesima stagione ha molti problemi, ma ci sono anche dei punti notevoli, dai quali comincio; è addirittura possibile che alcuni dei suoi meriti non siano apparenti, che, per esempio, ci dica tantissimo sulla personalità del Dottore.
Quello che sembra essere la più grande stonatura della stagione, è proprio che il Dottore sia incredibilmente reattiva, ossia non metta in moto gli eventi, ma li subisca, quando la stessa serie prometta il contrario a più riprese. Per esempio il Maestro, nella prima puntata, la sfida a scoprire la ragione per il massacro dei Time lords, ma le sue sortite su Gallifrey saranno brevi, fuori scena e tanto superficiali da non rinvenire i corpi “congelati” dei propri simili, al punto che arriverà il Maestro a svelarle il mistero, addirittura obbligandola. La mia prima spiegazione è stata di incompetenza dell’autore, in fondo ho scritto un lunghissimo articolo sulla stagione precedente e sulle sue innumerevoli mancanze, ma voglio offrire il beneficio del dubbio e ricercare una ragione che sveli una celata profondità alle azioni, o meglio mancanza di esse, del Dottore.
13 nasce dalla combattuta decisione di rigenerare di 12 e il suo carattere pare rispondere alle raccomandazioni del Dottore precedente: “laugh hard, run fast, be kind”, infatti è solare, frenetica e gentile. Mette subito in chiaro un codice di condotta, nello specifico non usare armi da fuoco, ma nel finale di stagione chiarisce che è estremamente flessibile in questo, che potrebbe cambiare al primo vento, infatti la vediamo armata con esplosivi. A differenza dei companion non esterna il motivo per cui viaggia fino al finale di stagione, in cui stabilisce di essere qualcuno che guarda l’universo e si lascia sorprendere da esso. La nuova stagione comincia con il Dottore che manda un messaggio vocale ai companion, chiedendo loro di tornare, in un modo che sembra apprensivo e forse anche appiccicoso, come se non volesse restare sola, cosa che vediamo succedere nel corso della storia, quando finisce nel mondo dei Kasaavin. Immediatamente qui riempie il vuoto parlando da sola a voce alta. Questa è un’occasione come un’altra per notare il modo in cui parla, ossia con la stessa accortezza di un M61 Vulcan, al punto che ti aspetteresti lasciasse tagli netti nelle pareti, invece di buchi di proiettile. L’attaccamento alla Fam potrebbe essere spiegato da un legame affettivo, ma scopriamo anche che non ha raccontato nulla di sé.
La mia speculazione è che 13 non voglia pensare a chi sia. La storia di 12 è stata una di scoperta e di ricerca della propria morale che lo ha portato da “am I a good man” a “just be kind” e ho sempre letto l’essere restio a rigenerare come non voler ricominciare da capo. È una risposta logica che, arrivata in una situazione del genere, 13 voglia evitare di fare un’introspezione in merito e la nuova stagione lo enfatizza dando un nuovo significato alla domanda “chi è il Dottore?”, implicando non il suo carattere, ma la sua stessa origine. Va detto che, da un lato, stabilire l’origine straordinaria di un personaggio non lo rende automaticamente più interessante, specie se questa viene trasmessa, come è stato, tramite sterile esposizione, ma forse la serie ci ha raccontato più di 13 di quanto potremmo pensare.
Spesso atteggiamenti del Dottore richiamano quelli di incarnazioni passate e proprio Spyfall mostra il Dottore inginocchiarsi davanti al Maestro e chiamare il suo nome, segno di sottomissione e reagire con sommaria apatia alla rivelazione dello stato di Gallifrey. Ho immediatamente associato gli atteggiamenti a quelli del quinto Dottore in Earthshock, quando ha ammesso ai Cybermen che le emozioni umane non sono che una debolezza e quando ha reagito alla morte di Adric senza esteriorizzare in alcun modo. Tuttavia non è un caso se molti hanno associato il Dottore in questa stagione al settimo, per via della leggenda da cui è rivelata scaturire, comune al piano di rivelare “The Other” nel Cartmell’s Masterplan, ma anche della rivelazione di un lato oscuro, cui forse andrebbe aggiunta la tendenza a ricorrere a esplosivi. La mia sintesi personale è che ci troviamo di fronte a un Dottore che rivive situazioni simili a quelle del settimo, lo stesso sacrificio di Ko Sharmus ha una notevole somiglianza con il tentativo del Brigadiere di salvare il “più importante” Dottore, in Battlefield, ma tenta di fuggire ai propri problemi emulando il quinto. Nonostante il Maestro l’abbia sfidata a scoprire la verità, non vediamo mai uno sforzo effettivo, quando il Dottore scopre Ruth è lieta di buttarsi a capofitto nel mistero di Praxeus e si spiegherebbe anche come mai non abbia rivelato niente ai propri compagni: 13 non vuole affrontare un’introspezione. Ogni secondo della sua esistenza deve essere riempito con qualcos’altro, una procrastinazione da manuale. Non rischia nemmeno di fare introspezione su altri temi: quando Graham cerca da lei parole di conforto, lei dichiara che le sarebbero venute in mente in un secondo momento, troppo tardi per essere utili, ma allora è un caso che poco dopo proponga di visitare Villa Diodati con tanto entusiasmo?
Il tema dell’identità è anche portato avanti dai due antagonisti principali della stagione, fino a partire dalla loro estetica. Ashad mostra il proprio aspetto umano sotto ai pezzi dell’armatura che indossa, messa insieme come meglio poteva per nasconderlo, incorporando diversi pezzi dei costumi che abbiamo visto usare per i Cybermen negli anni. Il suo piano è quello di eliminare completamente la parte umana, creando quelli a cui mi riferirò come “Cyberbot”. È lui a costringere il Dottore a muoversi e ad affrontare le proprie responsabilità, per quanto stiamo ancora parlando più di assumere un atteggiamento proattivo che di fare introspezione. Più significativo, in questo, è il Maestro, che vediamo sfoggiare un abito che richiama più il Dottore di Smith di qualsiasi propria precedente incarnazione. È una presa in giro, forse, di come un pezzo del Dottore sia dentro di sé e di quanto detesti la cosa. Il suo piano è distruggere interiormente il Dottore e spingerla a chiudere il cerchio, diventando un po’ più simile al Maestro attivando l’esplosivo legato alla Death Particle.
Questo rifiuto di 13 a scoprire sé stessa spiegherebbe perché le rivelazioni del Timeless Child l’abbiano turbata tanto. Più volte la serie ha stabilito che l’identità del Dottore non è affatto legata al suo status e non faticheremmo a immaginare Peter Capaldi rispondere alle beffe del Maestro: “e allora?! Niente di tutto questo ha importanza. Non è il mio passato che mi rende quello che sono. Niente di tutto questo ha qualcosa a cui vedere con essere il Dottore!”… più che altro perché è un discorso che derivo da scene già viste: il Dottore Virtuale di Extremis lo dice chiaro e tondo “non c’è bisogno di essere reali per essere il Dottore!”, possiamo ricordare quanto abbia spinto 11 per dimostrare che il proprio clone di carne fosse il Dottore quanto lui e, se 10 ha rifiutato come “Dottore” uno dei doppi creati tramite la metacrisi, è senza dubbio quello con cui condivideva il volto, non “il Dottore-Donna”. Finora una sola delle incarnazioni del Dottore ha rifiutato il titolo, il War Doctor e non è certo perché si trattasse di un altro individuo. La lezione non è dimenticata, è solo nascosta in profondità e riemerge nella Matrice nel dialogo con Ruth, cui segue un’introspezione talmente violenta da distruggere i vincoli che la contenevano.
Questo non è esattamente un momento climatico, abbiamo fatto tutta questa strada, aspettato due stagioni e tre anni per farci raccontare qualcosa che sapevamo già?! Beh, sì, senza contare la “mistica rivelazione delle vere origini del Dottore”. Il vero problema di ipotizzare vite precedenti al primo non consta tanto nel superare il limite delle 12 rigenerazioni, in fondo è sempre stato un mio headcanon che il volto di Hartnell non fosse il primo in assoluto, quanto stabilire che prima di lui sia già stato “il Dottore”. L’era di Hartnell è vecchia di 56 anni e apre mostrando un uomo pieno di mistero, ma anche che dà poco valore alla vita umana, ipotizzando prima di uccidere Ian e Barbara e quindi di liberarsi rapidamente di un cavernicolo che sarebbe stato di impaccio, mostrando una crescita graduale, impressionante dal momento che lo show non aveva un vero e proprio showrunner, all’epoca, che lo porterà in The Tenth Planet a difendere non solo gli esseri umani, ma la stessa importanza delle loro emozioni e non a caso rigenererà nel secondo Dottore, ricordato come il vagabondo spaziale, ma che a conti fatti era incredibilmente determinato a combattere il male nell’universo. Stabilire che Ruth sia venuta prima, ma sia comunque “il Dottore”, ignorando il punto da cui il Primo è partito nella storia preesistente è semplicemente irresponsabile, ma chiarisco che questo non è ancora stato fatto. Certo che i suoi ricordi siano stati cancellati in qualche punto dopo Ruth spiegherebbe il problema (ma sarebbe fastidioso lo stesso); va detto però che abbiamo già una serie con i viaggi nel tempo e che introdurre lunghi periodi di amnesia rende il tutto ancora più malleabile, al punto che potremmo tranquillamente pretendere che ogni nostra possibile fan fiction faccia effettivamente parte del canon, oppure che il Dottore sia stato un piccione o un divano!
Tuttavia non vedo la serie come distrutta dalle rivelazioni della lore: sarebbe sufficiente ristabilire che il Dottore sia il prodotto dell’evoluzione che gli abbiamo visto compiere, non che sia sempre stata una Mary Sue di magnitudo cosmica. Da un punto di vista di continuity, una cosa che spero capiscano è che siamo sicuri che il Dottore sia della stessa razza del Maestro, un Signore del Tempo o uno Shobogan (termine che risale a The Deadly Assassin che ero convinto significasse “paesano”, “non nobile” in gallifreyano) che dir si voglia, la cosa è stata provata analizzandolo più volte, per dirne una tramite il gitzmo della donna albero di World’s End. Anche questo plothole si chiuderebbe stabilendo che il suo DNA è stato modificato o che lo splicing negli Shobogan è stato più esteso e li ha resi indistinguibili da un membro della sua specie o ancora che sia stato usato un arco camaleonte per renderlo un Time lord. Non siamo nemmeno sicuri di quante volte possa rigenerare il Timeless Child, solo che il numero è stato limitato a 12 e non sappiamo se questo valga anche per lui. Mi auguro che sia così, altrimenti dovremmo spiegarci quanto avvenuto su Trenzalore come un blocco psicologico?! E se la capacità è legata a un gene, piuttosto che dall’esposizione al Vortice del Tempo, River Song diventa un mistero. Naturalmente ci sono modi di spiegare tutto, ma resta un compito della BBC, non nostro.
Nonostante tutto, Chibnall aveva il diritto e anzi il dovere di lasciare la propria impronta nella serie: in quanto scrittore massimo in carica al momento, sarebbe stato peggio se avesse temporeggiato con altre storie autoconclusive come nella scorsa stagione. A questo proposito, non si può negare che la stagione 12 sia stata almeno più interessante della 11. Sempre volendo abbracciare uno spirito ottimista, vedo un parallelo con la seconda era di Moffat, quella del dodicesimo Dottore, che mi piace chiamare dello “stanco” Moffat. La stagione 8 è stata recepita molto male, la nona ha azzardato un po’ di più, ma si è chiusa con un finale di stagione che ha fatto storcere il naso a molti, ma la stagione 10 è tanto bella da essere la mia preferita, senza ricorrere ai trucchetti per cui era famoso Moffat, di lasciare qualcosa in sospeso per le puntate seguenti. Considerato che Chibnall ha trovato il proprio successo in passato, sebbene con altre serie come Broadchurch, non fatico a vedere in lui qualcuno che abbia bisogno di reinventarsi come è stato per Moffat… ammettendo che non credo abbia l’ombra del talento del precedente showrunner e che con tutto l’ottimismo, non riesco a immaginare la stagione 13 come uno dei più grandi successi della serie: semplicemente un’altro passo avanti rispetto a questa che già lo è stato da quella prima.
Una singola cosa che mi ha colpito come “brillante” in questa stagione è stata il concetto di Brendan. Vedo molta confusione in merito: Brendan non è un’incarnazione passata del Dottore, né futura, non è mai esistito veramente. La storia di Brendan è quella del Timeless Child mascherata in modo da poter essere inserita nella matrice -e a quanto pare nei ricordi del Dottore- per raccontargli la verità, il Maestro ipotizza come gesto di scusa. La cosa brillante è che, per quanto ne sappiamo, avrebbe potuto dirci tutto quello che c’è da sapere e non avremmo modo di esserne sicuri, ma è un bel gioco per speculare quale sia l’intera storia, tentarne una lettura tenendo presente che Brendan rappresenta il Timeless Child, Pat (il padre) rappresenta Tecteun e la Garda rappresenta la Division.
Facciamo un esempio: la Garda (Division) regala a Brendan (il TC) un orologio (???) con una targhetta firmata Division. Quel dettaglio non poteva essere un indizio a beneficio dello spettatore, perché rivelato in contemporanea alla spiegazione di Brendan -anche se non ci fosse stata la targhetta, c’è il Maestro che lo sta spiegando proprio in quel momento-: quindi perché far vedere la targhetta? Magari il vero indizio non è che la storia di Brendan è quella del TC, ma che la verità è nascosta nell’orologio. Vista la forma e che è uno strumento di misura del tempo, la mia interpretazione è che la verità si trovi nel TARDIS. Naturalmente non torna tutto alla perfezione, sappiamo che il TARDIS del Dottore è stato rubato dal Primo, ma che l’abbia avuto da prima spiegherebbe anche perché Ruth ne ha uno uguale.
Al di là del singolo episodio l’ultima cosa veramente notevole della stagione è il Maestro di Sacha Dhawan, per l’interpretazione. C’è da dire però che hanno saputo sfruttare bene quanto sia poliedrico, presentandolo come O, ex agente segreto allontanato dall’MI6, che al di là di alcune frecciate a demerito di Graham, potrebbe sembrare più buono di Babbo Natale. Una volta calata la maschera, invece, si rivela un vero incubo: solitamente impegnato in manierismi schizofrenici come balletti, gemiti e risate frenetiche, repentinamente scatta uccidendo senza battere ciglio. Scrivere un buon Maestro non è facile, a meno di tentare di copiarne uno dal passato, ma la parte più interesssante, al pari di delineare un carattere che, pur essendo diverso, risulti sempre in quello del Dottore, è mostrare un nuovo volto -e un nuovo risvolto- del male. Il Maestro di Delgado era nobile, ma spietato nei suoi obiettivi di conquista, la versione sfregiata di Pratt e Bievers era un crogiolo di furia ribollente, Ainley era estremamente compiaciuto dal mettere in difficoltà il Dottore, ma è stato in grado di allearsi con lui, se l’occasione lo richiedeva, Jacobi ha dato l’impressione (cinque minuti di schermo sono pochini) di essere collerico, Saxon crogiolava nel sadismo e nella propria follia, Missy era eccentrica e priva di considerazione per la vita umana, ora abbiamo un vero e proprio Jack in the Box che cantilena finché giri la rotella, ma quando si apre all’improvviso, uccide passanti, cosa resa più impressionante dalle grida gutturali che lancia quando impone la propria volontà. Senza dubbio il Maestro di Dhawan è il villain più impressionante dall’era di Chibnall, soprattutto prima dell’introduzione di Zellin e di Ashad e immagino per i più lo resti anche dopo. Del resto la competizione era formata da Krasko e Tzim Sha. È anche bello vedere Dhawan, solitamente in sottofondo in produzioni che ho visto, prendere il posto che merita in prima linea.
Eccovi quindi tre cose positive sulla stagione, sfido a trovare una serie moderna alla dodicesima stagione che possa dire altrettanto… anche se, a dirla tutta, la profondità del Dottore di Jodie e che la parabola di Brendan sia brillante, sono solo elucubrazioni. Non fraintendetemi, cose positive ce ne sono ancora, ma non brillano al di fuori del proprio episodio, quindi rivediamo le singole puntate a mente fredda.
Spyfall è la storia che ha fatto dire a internet “tornate a guardare, che Doctor Who è di nuovo bello!” E, anche con il senno di poi, continuo a pensare che i tre cattivi fossero un ammiccamento alle ere degli showrunner: un Maestro che distorce il riflesso del Dottore per Davies, una razza aliena che potrebbe essere ovunque in qualunque momento per Moffat e Daniel Burton che è la personificazione di un problema sociale, nello specifico la promisquità delle informazioni sensibili online, di Chibnall. Questa tematica della perdita dell’individuo, intesa come far sì che Google sappia da quanti giorni sei in una relazione e che Amazon possa consigliarti che chitarra comprare mentre stai ancora per rispondere all’annuncio delle lezioni che hai trovato la mattina su un palo della luce, può essere ricondotta al finale di stagione, ma vista l’assenza di richiami sembra davvero non intenzionale. Parliamo dei problemi di queste puntate: per cominciare sono una carrellata rapida di scene diverse che si amalgamano mal volentieri in una storia, perché mancanti di una continuità organica. Graham scopre che le scarpe laser hanno effetto sui Kasaavin, ma non abbiamo idea di come il trio scappi dalla loro presa, li vediamo subito nella scena del giorno dopo. Yaz sale troppo vicina al Sole e viene rapita dai Kasaavin, ma viene riportata in poco tempo dal Dottore. Il Maestro guida la caccia SS al Dottore -che sparano nel pavimento, ma non la colpiscono perché è nascosta nel pavimento, non si capisce nemmeno che fosse un altro punto, ma raramente parlo di problemi di regia-, dopodiché il Dottore fa un monologo e poi dà un appuntamento al Maestro, che non la ammazza più a vista per… motivi. La mia impressione è che Chibnall abbia la concezione secondo cui una puntata è una singola immagine forte, come realizzato nella stagione passata, tipo “Il Dottore contro ragni giganti”, a cui poi collegare qualcosa che la porti là e qualcosa che la porti via. Questa puntata doppia, invece, sono state una quindicina di immagini del genere, tipo “inseguimento in moto”, “festa di gala”, “aereo senza cabina in caduta libera”, ecc… legate insieme con la stessa poca cura dell’inizio e della fine delle puntate della scorsa stagione (prova incriminante: il Dottore si è occupata solo dei ragni nell’hotel, dopo che la puntata ha stabilito che fossero in tutta Sheffield). Bisognerebbe dare credito al fatto che l’inventiva sia molto aumentata… non fosse che la maggior parte di queste immagini sono remake di tante cose già viste nella serie, come “companion reietti con società che li insegue” da The Sound of Drums, “simpatico personaggio positivo si rivela essere il Maestro” da Utopia, “GPS vuole ucciderti” da Poison Sky, “video del Dottore risponde come fosse in tempo reale” da Blink… persino “Maestro ritorna subito dopo dal nostro punto di vista, ma ha passato decenni in un posto a lui ripugnante” dallo speciale comico per Children in Need, The Curse of Fatal Death!!! Ironicamente Spyfall è il diorama dell’intera stagione, ponendo domande su domande e presentando svariate minacce, per poi risolvere tutto con un’esposizione e un deus ex machina. Chi sono i Kasaavin, cosa c’entra Daniel Burton, come mai le spie stanno venendo eliminate, sono tutte domande a cui risponde il Maestro in un’unica esposizione tirata, che Dhawan ha fatto fuori una scatola di mentine per non perdere la voce. Inoltre è un pericoloso precedente usare un paradosso di predeterminazione per salvare i companion, elimina per loro ogni futuro possibile pericolo, ma finché il Dottore stesso non è immortale, resta almeno quella come posta in gioco… ma finiamo con il Dottore che segue le indicazioni del Maestro per Gallifrey e viene devastata psicologicamente da quello che trova (da Death in Heaven) e qui abbiamo la prima vera domanda della stagione
1)Perché il Maestro ha sterminato i Signori del Tempo?
Che si somma a quella che, se vogliamo, arriva dalla stagione prima
2) Chi è il Timeless Child?
Notare che già non sto considerando “come ha ucciso i Signori del Tempo, che sono una potenza bellica alla pari con i Dalek?” perché non mi aspettavo una risposta. Quello che mi aspettavo era una motivazione tanto orripilante da giustificare che Missy, dopo la sua redenzione, fosse regredita alla pura malvagità. Mi aspettavo che mi sarei chiesto se il Maestro non fosse stato almeno in parte giustificato. Lì per lì, però, pensavo solo a quanto poco sia stata utilizzata Gallifrey dal suo ritorno e di come non mi importasse che i Signori del Tempo fossero morti, perché non sono mai stati una presenza positiva, al punto da aver ridotto il pianeta Terra a una landa senza vita, in cui l’umanità era regredita a uno stato selvaggio, salvo una piccola elite che viveva in un’area circoscritta della superficie, in The Mysterious Planet. Sì, ora parliamo di Orphan.
Orphan55 non è la puntata peggiore di tutto Doctor Who. Kill the Moon non è stata cancellata dalla storia, per quanto alle volte mi sembra che Chibnall stia cercando di eliminare l’era Moffat e, se le due puntate sono allo stesso livello abominevole, almeno “salvate l’ambiente” è una morale meno opinabile di “scegli la vita”. Nuovamente abbiamo il riciclo di scene già usate: detox di The Unicorn and The Wasp, Hiph3n con il 3 che è Lynda con la Y, veicolo sotto luce radiattiva di Midnight, umanità regredita a cannibali di Utopia; persino la rivelazione “YOU MANIACS! YOU BLEW IT UP!” che Ravolo-scusate-, Orphan55 è la Terra, con l’insegna della metropolitana, è stata fatta nel succitato The Mysterious Planet: questo avrebbe pure potuto essere un omaggio, ma allora mi chiederei perché, dopo la rivelazione che Gallifrey è stata distrutta, per cui immagino che la reazione voluta fosse “Maestro cattivo! Erano bravi!”, mostrino un parallelo con una delle più gravi atrocità che la razza del Dottore (ehm) abbia mai commesso! Le uniche spiegazioni possibili sono: non sanno quello che fanno, non si sono accorti di averla rifatta, oppure vogliono dare un indizio ai fan che conoscono la classica sul fatto che i Signori del Tempo se lo meritavano… no, non aspetto nemmeno il finale di stagione, è una delle prime due, ed è anche interessante, visto che gira quella famosa intervista di Chibnall ragazzino che critica l’era di Colin Baker! Però questo episodio è firmato Ed Hime ed è paradossale come cambi la visione delle persone per poche cose: It Takes You Away, la stagione scorsa, è stato accolto come una delle migliori puntate della stagione, per la sua capacità di immaginazione, per… ok, non ho idea del motivo, il punto è che Orphan55 è uguale a It Takes You Away. Immaginario Rana-universo e Terra popolata da uomini-albero carnivori, se non alla pari, sono nello stesso campionato degli scarti da The Twilight Zone, la ragazza terrorista che tenta di ammazzare vecchi e bambini ha un’immoralità miope e impunita, proprio come quella del padre che abbandona la figlia cieca con i suoni di un mostro fuori, il mostro che vive nella caverna che connette i mondi e vuole scambiare il palloncino con il sonico è lo stesso livello di trash di “Benniiiiiiiii!!!”, finale arraffazzonato ce l’hanno entrambe (dai, il Dottore si sacrifica per restare con l’universo/rana/Grace e poi questo la lascia andare subito dopo!), lasciando unicamente due differenze: chiudere la puntata con il Dottore che fa la morale in camera e che questa puntata seguiva Spyfall, in cui ci è stato detto di Gallifrey. Che non ci sia un confronto tra i companion e il Dottore, entrambi che hanno appena visto i loro mondi distrutti, è disarmante. Però, almeno, l’impasse della gabbia e dell’equilibrio tra ossigeno e biossido era creativo -la premessa scientifica è l’interpretazione da scuole elementari della fotosintesi, ma chiudiamo un occhio- e, se non altro, questo lo puoi guardare come un so bad it’s good. Però come denuncia ambientale, specie considerando la Spa come metafora del diniego sul cambiamento climatico, non è da buttare via. O almeno, da buttare nella raccolta differenziata!
Nikola’s Telsa Night of Terror cerca di essere la nuova Vincent and The Doctor, al punto che, alla fine, invece di portare Tesla a vedere le sue idee realizzate un secolo dopo, il Dottore dice a Yaz che sarà per sempre un incompreso e morirà solo e triste. Che questo rimpiazzo artificiale di una delle scene più emozionanti di Doctor Who sia un sottile ammiccamento ai Cybermen? No, ovviamente, ma va anche bene che cerchi di prendere le distanze. La cosa più bella della puntata è la chimica tra Dottore e Tesla: avrei davvero potuto credere a un flirt incredibilmente nerd e platonico tra lui e il Dottore. Non credo che avrei avuto difficoltà con le versioni precedenti del Dottore! Qui si finiscono le frasi a vicenda e sono frasi tipo “Delle volte mi sento come se nessuno mi possa…” “…capire! Come se fossi solo anche in mezzo a tante persone!” che è proprio l’abc dello stereotipo romantico, Scamarcio 101, ma no, dobbiamo stabilire che aveva un interesse amoroso, Dorothy Skerrit. Uff.. sta qua è esistita davvero, qualche anno dopo sarà la sua segretaria, ma in realtà Tesla sosteneva che le relazioni e il sesso distogliessero la concentrazione dalle invenzioni, che un artista si dovesse innamorare, che uno scienziato dovesse evitarlo come la peste! Anche per questo va di moda adesso, perché è un’icona asessuale. Con il Dottore avrebbe potuto stabilire un rapporto di ammirazione reciproca, di comunione ed empatia, mostrare che non sono sentimenti che devono per forza portare sotto le lenzuola, ma no, classica cosa che c’è una donna che è innamorata di lui e lui le corre incontro quando ritorna dall’astronave, come se la volesse baciare o almeno abbracciare, ma è timidino e si impaccia. Che è pure peggio, che se l’avesse abbracciata, magari avrebbe stabilito che tiene a lei, così che proprio si vergogna a toccarla è proprio l’archetipo del nerd innamorato! Sceneggiatori di cartapesta, ecco cosa.
Per il resto era bellina (dai, povera sceneggiatrice, non sono arrabbiato davvero!), i mostri erano una distorsione di Edison, che avevano la loro nave al posto della fabbrica e rubavano le idee degli altri, mentre invece Edison non era così male, sì, pensava al profitto, ma era attaccato ai suoi dipendenti. Era un essere umano, utilitario prima di etico, come quando fa evacuare le strade, ma dando la colpa a Tesla: sapeva che era il modo più efficace e, nel mentre, ci guadagnava nella sua campagna diffamatoria. Però, alla fine, offre un posto di lavoro a Tesla, nonostante questo abbia mostrato che tante sue invenzioni non funzionavano nemmeno un po’, tipo il raggio della morte. Il tutto è rovinato da Graham che continua a ripetere “sei cattivo, ti piacciono i soldi, avevo un capo come te, era cattivo, gli piacevano i soldi!!!1!1!”. Sigh. Tesla viene mostrato come un genio, ma anche estremamente orgoglioso, che, proprio in modo opposto a Edison, mette i suoi principi prima del successo. La puntata non stabilisce che sia stata colpa di Edison, se Tesla è morto incompreso, genio prima del tempo, eccetera, ma che sia colpa sua, che, se avesse collaborato con chi aveva i mezzi, pure a costo di passare sopra un torto subito e ingoiare l’orgoglio, avrebbe potuto realizzare delle cose. Oltre a Graham, tutti i companion affossano questa puntata, Yaz perché non sa cosa fare, allora fagocita battute dagli altri personaggi e fa il discorso finale con il Dottore, Ryan che, per come la vedo io, è la ragione per cui hanno messo Skerrit, che serviva qualcuno che “oh, anche io conosco un genio, ti va di empatizzare con me?”
Sono indisposto nei confronti di questa puntata perché Tesla è un po’ un mito, per me, in senso letterale: rappresenta l’amore per la scienza, l’andare controcorrente, l’essere incompreso… il risultato finale era bello, ma mi dispiace che non sia stato il capolavoro che volevo, che sia tirata giù da tutti questi problemi. Ah, il TARDIS che viene usato per alimentare un’arma non si può vedere, per favore, ci sono regole di base! Se no date un braccio cannone al Dottore e vedete come vi rappresenta il femminismo Samus Aran!
Fugitive of The Judoon. Grazie al capitano Jack che porta via il trio di incapaci, che non vederli per mezza puntata dopo quella prima, mi ha fatto solo bene! Certo sarebbe stato meglio se avesse avuto anche una funzione nella storia, ma “Jack Harkness era solo fanservice” l’avrete letto ovunque. Questa puntata prende i Judoon da Smith and Jones, fa fare loro pure le stesse cose come i timbrini sulle mani (più la battuta, che però non ha senso senza Tennant che ha strascichi scozzesi!), rielabora “you are not alone” da Gridlock, scopre un pezzo del TARDIS da Cold Blood e toglie un colpo di scena a The Next Doctor, quindi vedete che anche qui c’è il riciclo delle puntate passate (pure in Tesla, ma avevo già scritto troppo), però qui è fatto bene, diventa un fattore nostalgia che ci fa sentire più a nostro agio in mezzo a due colpi di scena davvero ben congegnati. Arrivi in questa puntata, scritta da Vinaj Patel che non aveva proprio brillato per i concetti la stagione scorsa, ma già trovi “& Chris Chibnall” nei titoli di testa e ti fai due domande, perché era stata promossa come il grande ritorno dei Judoon. Ti fai due domande, anche perché il Maestro aveva detto al Dottore di indagare, ma le ultime due puntate si limitano a farla vedere brevemente su Gallifrey, a stabilire che è triste e farle dare un’occhiataccia in risposta a “hai mai visto un pianeta in rovina?”. Quando salta fuori Jack, è uno choc considerevole, perché non lo vediamo da The End of Time, però c’è il caso che tu abbia Twitter, visto che sei whovian segui John Barrowman e venticinque nanosecondi dopo che è finita lo vedi twittare “è bello essere tornato in Doctor Who”, specie se non la guardi in diretta (un po’ come la BBC su Youtube che mi ha spoilerato il ritorno del Maestro) e ti rilassi perché il colpo di scena l’hai avuto. Poi Ruth dice “I am The Doctor” e ha proprio il TARDIS e tu non ci capisci più niente: da dove salta fuori, questa?! Dopo The Day of The Doctor abbiamo visto sullo schermo tutte le rigenerazioni e sappiamo che il TARDIS è stato rubato dal Primo, quindi non c’è semplicemente posto nella linea temporale. Che venga dal futuro del Dottore? Intanto aggiungiamo altre due domande
1)Perché il Maestro ha sterminato i Signori del Tempo?
2)Chi è il Timeless Child?
3)Chi è Ruth?
4)Chi è il Lone Cyberman?
Era da tempo che non si speculava così, è stato bello, come anche lo è stato provare quel sentimento di confusione. Ero emozionato, anche perché leggevo su Wikipedia che anche la puntata dopo sarebbe stata scritta con Chris Chibnall. Tra l’altro è ben sceneggiata, la rivelazione di Ruth si lega alla soluzione del problema Judoon, senza usare un deus ex machina. Beh, forse il fucile del Dottore che disintegra Gat lo è. Anche lì grandi speculazioni: perché muore senza rigenerare? Il compagno di Ruth era anche lui un Signore del Tempo? Ne sappiamo troppo poco, dobbiamo aspettare.
Praxeus ci ha provato. Chris Chibnall è accreditato alla puntata, ma non so il perché, Pete McTighe ha dimostrato competenza in Kerblam!!, non riesco a credere non sarebbe stato in grado di scriverla da solo. Alcuni ipotizzano che Adam, Jake e Gabriela saranno i prossimi companion. Io rispondo solo che non puoi mettere uno che si chiama Adam nel TARDIS. No, in realtà anche che Gabriela ha perso l’amica con cui faceva un videoblog e porta il lutto per un battito di ciglia, rimpiazzandola con la coppia alla fine e qualunque cosa possa fare in futuro, me ne ricorderei. Il ritmo di questa puntata, che prende tre incipit di storie e le fa collimare, è buono, la connessione è organica, l’indizio per capire che la scienziata fosse aliena c’era pure. Essere un nuovo messaggio ambientale, stavolta specifico sulle microplastiche, problema che ironicamente potrebbe essere risolto con un batterio che le divori, la penalizza, sarebbe stata senza dubbio meglio se avesse introdotto, per dire, il Cyberium, o si fosse collegata in qualche modo alla trama principale: il risultato è che, mentre Praxeus spiega davanti a sé una storia che potrebbe anche essere originale -qui mancano scene riciclate e la pandemia è raramente usata nella serie-, da cui però si è distratti ad aspettare che arrivino Jack o Ruth. Una cosa per cui la puntata perde di valore, a mio avviso, sono i personaggi, che non sono usati in modo intelligente. Anche lasciando perdere Gabriela, Adam e Jake non mostrano spessore e i companion, beh, sono arbitrari come al solito. A quanto pare, con loro incredulità, hanno imparato a utilizzare complesse tecnologie aliene, ma non sappiamo come abbiano fatto. Inoltre pare che il batterio in questione disintegri gli esseri umani, ma controlla liberamente i volatili, probabilmente per ricreare The Birds di Hitchcock… peccato che tutti -tranne Dalek Oba- lo associnio a Birdemic!
Can You Hear Me? tenta di ristabilire il concetto dei Guardiani nella serie. Conferma anche in parte una vecchia teoria per cui il Giocattolaio Celeste sia di quella “razza”. Fornisce anche qualche retroscena alla Fragments per i companion. Mostra anche l’interessante concetto del bimaristan di Aleppo. È anche una puntata con una tematica importante, le malattie mentali. Pone anche una seria minaccia per la Terra. L’antifona è passata o devo continuare a scrivere “anche”? Sì, è stata una puntata troppo ambiziosa per il proprio bene, non potendo approfondire tutto. Quello che la salva davvero, ai miei occhi, è il fatto che tratti il tema del mostro interiore, per quanto in modo piuttosto frettoloso, stabilendo che le creature partorite dagli incubi di Tahira fossero abbastanza potenti da tenere intrappolate due divinità. Al pari di Vincent and The Doctor, però, il problema non è risolto, una volta che il Dottore ha sgominato il mostro di turno, Tibo ha ancora seri problemi di depressione o ansia che dovrà affrontare con un supporto professionale. Zellin e Rakaya non erano il Guardiano Nero e Bianco, credo sia stato fatto per mettere fuori strada uno spettatore che conosce l’era classica, perché almeno il primo ha una somiglianza estetica. La vera pecca dell’episodio è però passare in cinque minuti da “Il Dottore dice che è impotente, i cattivi discutono di come ditruggere la vita umana” a “punta il sonico e vinci”. Per la storia del mostro interiore di cui sopra, ci ho messo molto di mio, il Dottore non stabilisce nemmeno l’importanza degli incubi di Tahira nel processo, ma se avesse avuto un po’ più di spazio vitale, magari facendo un due parti, avrebbe potuto diventare una puntata veramente indimenticabile. Così com’è, è comunque buona. Tornando alla speculazione che il Dottore stia procrastinando per non affrontare i propri problemi interiori, mi chiedo a cosa sia dovuto il fatto che, in una puntata sulle malattie mentali, non c’è menzione della cosa (salvo voler proprio strizzare gli occhi e guardare che il suo incubo sia lo stesso Timeless Child e. per estensione, la sua identità). Da un lato, potrebbe essere quello che confuta la mia lettura; dall’altro non mi stupirei se non l’avessero messo per lo stesso principio per cui non c’è alcun confronto sui pianeti rovinati di Orphan55. A proposito di questo, io ho apprezzato che Ryan avesse un cameo dei Dreg nel suo incubo, è un modo per dire che vedere la Terra in rovina ha smosso qualcosa dentro di lui, che non è stata la solita avventura. Quello che mi lascia perplesso, è che abbiano deciso di reintrodurre i Guardiani adesso, ma è un ragionamento più correlato all’ultima puntata.
The Haunting of Villa Diodati potrebbe prendere il primo posto nella classifica delle puntate, ma ha un grosso problema che ho notato persino io: di solito non mi importa molto di regia e fotografia, ma qui è a un livello semplicemente atroce! Visione laterale con il Dottore che rientra nell’inquadratura?! Non sembra sia in un loop, sembra che sia uscita e rientrata! Trovare un’immagine bella dalla puntata era talmente difficile che sia io che il Brig abbiamo usato la stessa foto per le recensioni, pubblicate in contemporanea! Lasciando perdere quello, l’unico altro problema è che finalmente risponde a una domanda, ossia perché Jack abbia fatto tanto per avvertire il Dottore.
Dal momento che “quello che il Lone Cybermen vuole” è sostanzialmente un’arma, diventa “non dare a un cattivo un’arma potente”, che mi sembra superflua, come raccomandazione. Ora il punto forse dovrebbe essere che c’è stato un dilemma morale, se non gliela avesse data, avrebbe ammazzato Shelley e forse condannato l’umanità secoli prima, ma, perché avesse senso, Jack sarebbe dovuto essere presente. Non sarebbe stato più interessante rendere la cosa una diatriba morale in modo intrinseco? Per esempio, Ashad si sarebbe potuto presentare come l’ultimo superstite della razza umana, tutto quello che ne resta nel lontano futuro e che il Cyberium sarebbe stato indispensabile per salvare l’umanità, per quanto li avrebbe ridotti a Cybermen. È vero che è un momento importante per la stagione: il Dottore ristabilisce che sia lei a dover prendere le decisioni più importanti! A proposito, salta fuori dal nulla in un modo che la fa sembrare parecchio presuntuosa! Dottore e companion non hanno mai avuto un vero e proprio confronto verbale, escluso quello tra Graham e il Dottore sull’uccidere Tim Shaw, che però è stato un “lo faccio” “non lo fare!” “non l’ho fatto”, quindi trovare qui una sua presa di posizione tanto decisa è un po’ spiazzante, ma se fosse acida per via della situazione che la sta costringendo a fare introspezione, quadrerebbe. Oltre a questo, la puntata è ben oliata, l’atmosfera regge il gioco, è interessante che Byron ci provi con il Dottore e che lei reagisca in modo freddo. Mi è parso fuori luogo fare l’insinuazione “magari i fantasmi esistono…” a fine puntata, mentre il gruppo dovrebbe fare la loro camminata per andare incontro al loro destino. Sicuramente la parte più importante è Ashad: all’inizio non mi ha impressionato, ma non sono sicuro del motivo. Probabilmente è stato aver avuto due puntate sconnesse dalla trama orizzontale dopo Fugitive che mi ha smorzato ogni entusiasmo, o magari il fatto che si dimostri cattivo per essere cattivo come lo esa Tzim Sha, con cui io vedo anche una somiglianza nel portamento, o ancora che mi è sembrato un riferimento a Cyberwoman, che era atroce. A posteriori, però, era forte! È da Nightmare in Silver che non vediamo un portavoce degli interessi dei Cybermen, le ultime volte in cui li abbiamo visti, la loro presenza era più che altro oscurata dal Maestro, ma i Cybermen dovrebbero avere delle loro mire, dei piani, delle strategie. Il punto è proprio che non sono macchine, non sono strumenti nelle mani di altri (sto facendo finta di non conoscere gli sviluppi). Avere un capo che li guidi in questo, rende il concetto immediatamente chiaro, discorso che vale sia se questo si distingue per avere il casco nero, come è successo in passato, sia se si fa lo sforzo in più di dargli un’identità estetica. C’è poi l’ovvio parallelo con Frankestein che guadagna punti per non venire spiegato ad alta voce: non lo trovo troppo geniale, anche se apprezzo che abbiano pure messo il fulmine, perché i Cybermen sono sempre stati una risposta fantascientifica ai non-morti. Quello che mi impressiona con il senno di poi è che la rivelazione che questa puntata introduca al finale è stata fatta anche per mezzo dei titoli di testa: non c’è scritto il nome di Chib, ma solo quello di Maxime Alderton. Se è stato intenzionale, bella mossa, magari è un caso.
Boh, siamo al finale. La prima parte è tutta sui Cybermen, apre con un confronto tra il Dottore, che è arrivata preparata con i macchinari belli, ma viene sgominata da -sigh- teste volanti di Cybermen. Già lì ero infastidito, perché l’ultima volta in cui il Dottore ha avuto il tempo di prepararsi per una battaglia, ha preso Demon’s Run senza sparare un colpo! Qui non è nemmeno un fastidio. Comunque il resto della puntata è una fuga dai Cybermen e un susseguirsi di domande, ma è interessante che i Cybermen siano ancora la minaccia principale, mi aspettavo saremmo andati a parare su Gallifre- ah, no, ecco il Maestro, che salta fuori dal Boundary, questo portale in mezzo a un pianeta da cui gli umani sono scappati dalla galassia e che, a quanto pare, porta sempre in un posto a caso. Nel mentre che la puntata è inframezzata da questa storia di Brendan, che credevo erroneamente sarebbe stata legata ad Ashad, in qualche modo. Qui il problema è semplicemente che resta una storia completamente non correlata fino alla fine Allora, alla vigilia del finale di stagione le altre domande sono:
1)Perché il Maestro ha sterminato i Signori del Tempo?
2)Chi è il Timeless Child?
3)Chi è Ruth?
4)Chi è il Lone Cyberman?
5)A cosa serve il Cyberium?
6)Cos’è il Boundary?
7)Cosa ha fatto Ashad ai Cybermen che gridano?
8)Chi è Brendan?
L’ultima puntata, così, si presentava come quella che avrebbe dovuto dare la risposta a tutte queste domande, ma anche che prometteva di chiudere la storia dei companion sulla nave Cybermen e di Ryan con Ko Sharmus… oh, non ho detto chi è Ko Sharmus: è il guardiano del Boundary, che si è premurato che altri vi passassero attraverso, facendo la guardia nel caso fossero giunti ulteriori sopravvissuti. La sua figura non lascia un’impressione nell’episodio, ma vedremo che sarà importante.
The Timeless Children risponde appunto ad alcune domande: vediamole insieme!
1)Perché il Maestro ha sterminato i Signori del Tempo?
Perché ha scoperto che, per le loro azioni, dentro di sé porta un gene che apparteneva al Dottore
2)Chi è il Timeless Child?
Un bambino trovato su un pianeta dalla prima esploratrice dello spazio di Gallifrey, che porta dentro di sé il gene della rigenerazione, poi copiato per i Time lords e che diventerà il Dottore
3)Chi è Ruth?
Non ho le risposte che cerchi
4)Chi è il Lone Cyberman?
Uno che si chiama Ashad, non c’è altro da sapere
5)A cosa serve il Cyberium?
Boh, fare robe generiche da Cybermen, a quanto pare dà superpoteri solo a Shelly
6)Cos’è il Boundary?
Un portale, non si sa altro
7)Cosa ha fatto Ashad ai Cybermen che gridano?
Presumibilmente, ha rimosso la loro parte organica, rendendoli “Cyberbots”. Ok, lui dice Cyberwarriors, ma Cyberbots rende di più!
8)Chi è Brendan?
Un costrutto di Tecteun che funge da parabola alla storia del Timeless Child
E questo è tutto. Alcune mi sono sembrate lasciate per il futuro, altre mi sembra che le vogliano lasciare senza risposta. Ora, queste sono state tante Mystery Box da spacchettare in vista del finale di stagione, un altro po’ facevamo lo speciale di Natale Batman contro l’Enigmista! Moffat era famoso per le sue Mystery Box, tipo “Chi è River Song?” oppure “Cos’è la crepa?”, ma, prima di tutto, ne portava avanti una alla volta e, soprattuto, l’enfasi stava sulle rivelazioni di puntata in puntata! Qui molte sono correlate, se volete posso anche interpretare il tutto come “Qual è la storia del Timeless Child?” e lasciamo fuori solo quelle sui Cybermen, ma, fatta in questo modo, tenendo proprio tutto solo per la fine, l’unico payoff può proprio essere quale sia la risposta alla domanda, e questa, una volta che ci è stata fornita, è stata raccontata tramite un software corrotto usato da un bugiardo impenitente, che cercava di distruggere psicologicamente il Dottore, quindi non sappiamo nemmeno quanto ci sia di vero, in quello che abbiamo visto. Può essere soddisfacente, come struttura?! Detto questo, la versione attuale, è che il Dottore sia stato un trovatello non gallifreyano, pardon, Shobogan, che da lui abbiano estratto il gene per rigenerare, ma che loro si siano imposti il limite di 12 volte, mentre lui, forse, ha vissuto tantissime vite -dando anche spiegazione alla storia di The Brain of Morbius-, abbastanza da… far esplodere la Matrice?! Allora, io non so quale sia la potenza della Matrice, ma sono scettico a questo punto. La Matrice è talmente potente che pare possa rompere la distinzione tra realtà e simulazione, tipo puoi programmarti un panino nella Matrice e portartelo fuori per mangiarlo, per quanto non ne sia sicuro al 100%. Quello di cui sono sicuro è che racchiude l’essenza di ogni Signore del Tempo mai esistito, in ogni sua incarnazione: l’implicazione è che il Dottore ha vissuto più vite di tutti gli altri messi insieme? Non lo so e non ho modo di saperlo, tecnologia misteriosa, accettiamo e basta. Questa storia ha strascichi di lore e di narrativa, ma li vedremo dopo aver finito di parlare della puntata.
Il Maestro coopta Ashad, si fa raccontare il suo piano dei Cyberbot (questa puntata sono 60 minuti di Maestro che spiega roba, scatole di mentine per la voce a Dhawan!), lo uccide in un secondo e si prende il Cyberium, per poi… aspetta, cosa… è morto così?! Ma no! Era la prima volta che i Cybermen avevano un’agenda loro da Matt Smith! Era intimidatorio, era un bel personaggio, fiero, orgoglioso! Invece torniamo ad avere Cybermen controllati dal Maestro, come nella serie 8. Nella 10, almeno, non erano controllati da lui, però voglio sperare che non diventi appuntamento fisso ogni due stagioni, perché toglierebbe davvero una parte importante di Doctor Who. A parte la questione Maestro, i Cybermen in queste puntate uccidono gli esseri umani a vista e non dovrebbe essere così. Ashad dice che “metteranno fine a tutta la vita organica nell’universo”, ma questo non è un piano da Cybermen, è un piano da Dalek. Sterminare il diverso, accettare un’unica razza. I Cybermen non vogliono sterminare l’umanità, vogliono “salvarla” nella loro visione perversa, vogliono che tutto diventi uguale a loro, perché questo è il modo migliore per sopravvivere. I Dalek sono il nazismo e la visione estrema della selezione naturale, i Cybermen sono lo stalinismo e la visione estrema dell’adattamento naturale, sono concetti simili, ma non vanno confusi. I Dalek ti sterminano, i Sontaran ti combattono, i Cybermen ti convertono. Spesso, però, la conversione è solo un tono di sottofondo, come in Nightmare in Silver, dove l’unico a essere veramente convertito è il Dottore stesso (più accidentali) e le forze Cybermen sono una generica minaccia militare, non condanno la cosa a priori: se Ashad avesse avuto lo spazio necessario, per esempio, avrebbe potuto stabilire un proprio odio verso la vita organica, mostrare che questo piano non parte veramente dal Cyberium, che dovrebbe rappresentare lo scopo puro dei Cybermen, ma da lui stesso; invece non veniamo mai a sapere del passato di Ashad, non in un modo che ci faccia capire e dobbiamo concepire i Cybermen come cattivi che vogliono distruggere tutto perché sì.
Il che ci porta ai Cybermasters, che mi hanno fatto piegare dalle risate per il look, ma è appropriato, ma la domanda (del Brig) è: i Signori del Tempo erano morti? Allora come possono rigenerare questi? Oppure erano solo ibernati? Non lo sappiamo. Se però questi sono Dalek, come dico sopra, questa storia è un remake di The Witch’s Familiar, i Dalek-Time lords li abbiamo già avuti… per cinque minuti, ma anche qui è la stessa cosa. Addirittura ho sentito qualcuno che diceva “sono l’ibrido sulle rovine di Gallifrey” e mica a caso! Mi hanno segnalato che, quando Ko Sharmus fa saltare in aria tutto, si sente il Maestro che grida “presto, da questa parte”, quindi è possibile che torneranno. Nel caso, capodanno 2018 ho avuto un Dalek contro un carroarmato, qui voglio il rematch Dalek contro Cybermen, poi è tutto perdonato. Beh, non proprio. Però dai, che figo, che stavolta la pagnotta la porta a casa Mondas! O… Gallifrey?
Il pulsantone. Tutto Doctor Who si riduce al pulsantone, ragazzi: se premi il pulsante stermini tutti i Dalek, ma anche la vita sul pianeta Terra, se premi il pulsante finisce la Guerra del Tempo, ma fai due interi genocidi insieme. Qui i parametri sono “impedisci ai Cybermaster di andare in giro per l’universo”, ma “nuovo genocidio, muore il Maestro e muori pure te”. Anche stavola il Dottore non preme il pulsante, ma visto che Ko Sharmus fa cambio con lei, o non voleva avere il peso sulla coscienza, o non voleva morire. Per dirla come il Brig, ipocrita o codarda. In realtà, almeno a parole, lei sembra molto determinata a premerlo, questa volta, ma desiste quando il Maestro le dice “diventa uguale a me!”. Qui c’è un parallelo tra Dottore e Ko Sharmus, che lei è una che vuole vedere l’universo, che ti sorprenderà sempre e lui è uno che è rimasto nello stesso buco tutta la vita, per salvare gli altri. Siamo sempre lì, Dottore contro Danny Pink, l’uomo delle meraviglie e dei miracoli, contro la dedizione. Quello che succede, a una seconda visione mi è stato chiaro, è che il Dottore dice che è responsabilità propria, per la questione di Shelley, Ko Sharmus guarda in basso, colpevole, per questo torna a premere lui il pulsante, dicendo che non ha iniziato il Dottore, ma lui. L’effetto che mi ha lasciato all’inizio, però, è stato di dare una buonuscita al Dottore, di levarla dal dubbio morale ed è di troppo in una stagione che l’ha vista estremamente passiva. A me sarebbe stato pure bene che il Dottore non l’avesse premuto perché vuole vivere, ma non mi è mai stato detto il motivo. “Voglio ancora vedere l’universo”, “non prima di scoprire chi sono davvero”, “ho un’improvvisa voglia di gelato al pistacchio”: in questo modo, sembra tutto servito dal cielo. Magari il Dottore ne porterà le cicatrici, dopo, ma o tirano davvero fuori la lettura che ho fatto all’inizio, o qualcosa di meglio, o non è particolarmente profondo.
Sa, Timeless Child – la Lore: in tanti anni, Moffat ha fatto di tutto per non infilare il bastone tra le ruote a Big Finish. Io lo so che non tutti le ascoltano, ma quando dici “no, non è mai successo” per una storia per cui io ho già pagato, capisci che può essere irritante. La rigenerazione, fino ad ora, era stata inventata da Rassilon, che l’ha diffusa con un virus in tutta Gallifrey. Molti sono morti, ma chi è sopravvissuto ha ottenuto questa capacità. Magari Tecteun è Rassilon, però non lo so, era un Time lord leggendario, di tanto tempo prima, qui il tempo viene trattato in modo strano, cominciamo con Tecteun che è la prima ad avere un’astronave e arriviamo ai TARDIS. Inoltre per fabbricare il ricordo di Brendan dovrà pure essere stata sulla Terra, no? Non lo so, ci sono ancora cose da raccontare in merito. Ho già detto che, finché alla fine il primo a scegliersi il titolo “Dottore” è il primo Dottore, per me va bene tutto, la serie non ha esplicitamente detto il contrario, dobbiamo aspettare per vedere. Che i Time lords abbiano preso questa capacità da altri, non mi interessa granché. Pure noi vogliamo ricavare l’eterna giovinezza dalle meduse, non mi sentirò in colpa se lo facessimo. Oppure mi sentirò in colpa senza mal di schiena. Piuttosto, riprendendo quanto stavo scrivendo su Can You Hear Me? mi chiedo se sia stato considerato reintrodurre i Guardiani adesso. I Guardiani sono quasi dei Signori del Tempo al quadrato, nel senso che possono giocare con la loro vita come questi potrebbero fare con noi, ma hanno regole ancora più restrittive. La serie classica, alla fine, aveva fatto un gran lavoro nello stabilire che Gallifrey fosse ben lontana dall’essere il pesce più grosso dello stagno: Eterni, Guardiani e poi anche Grandi Antichi à la Lovecraft. Una puntata non è abbastanza per ripristinare quel concetto, ma mi fa chiedere se ci sia un pensiero per questa gerarchi anche per la razza del Timeless Child.
Timeless Child – narrativa. “Non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo, sono le nostre scelte”. Il Dottore non è il Dottore perché rigenera, perché è alto, basso, grasso, magro, bianco, nero o un cavallo viola a pois gialli. È il Dottore perché si è scelto uno standard a cui adeguarsi e ogni volta fa sempre del suo meglio. La storia del Dottore è quella di uno fra tanti che ha scelto di essere diverso. Lui non fa del bene perché è speciale, fa del bene perché sa che è la cosa giusta: è per questo che vuole che anche tu faccia come lui, per questo che ti puoi immedesimare. La storia del prescelto è diversa da quella dell’eroe auto-realizzato e, sì, può anche essere altrettanto bella, ma resta diversa. Ho sentito tirare in ballo la storia di Superman e c’entra, ma non per i motivi che dicono. Chi non legge i fumetti crede che Superman sia il supereroe più noioso di tutti: in fondo, o c’è di mezzo la criptonite, o non può essere sconfitto, no? No, non è quello il punto. Il punto è che Superman può fare qualsiasi cosa, ma è frenato dalla sua ricerca morale. Che cosa è giusto fare? È giusto ucciderne uno per salvarne milioni? È giusto impedire all’umanità di fare le guerre, se per farlo devi imporre un clima di terrore? Superman è un prescelto, ma la sua è una storia di scelte. Rendere il Dottore più speciale può rendere più difficile empatizzare con lei. Tende a essere una narrativa più sterile, perché, più vai verso “l’essere perfetto”, meno pesano le scelte, ma non siamo ancora a quello. Se guardiamo la cosa con disfattismo, la narrativa verso cui stiamo andando è che il Dottore è immortale e non corre alcun rischio, mai, ma questo non è detto, ogni volta che rigenera, potrebbe essere l’ultima. Prima avevamo un conto delle vite del Dottore, sapevamo che ne aveva ancora 11, ora non possiamo esserne sicuri. Per questo tanti video youtube che titolano “Doctor Who is dead” sono tutti clickbait mostruosi, perché non si sa la storia completa. Se potessi dire una cosa a Chibnall, è che sta camminando sul filo del rasoio e che, se scivola, la cosa chiederà sicuramente delle retcon per essere sistemata, ma non sarebbe mai un “torna indietro”, ma sempre un “vai avanti con attenzione”.
C’è una sola risposta da dare a chi dice “Doctor Who is over”:
“What did you say, boy? It’s far from being over!”
E basta! Oh, direi di aver detto tutto, tutto quello che avevo da dire sulla stagione. Spero sinceramente che questo articolo ti abbia tenuto compagnia in questo periodo, mentre che siamo costretti nelle mura domestiche per il Covid19. Keep Calm and Carry On, come diceva Churchill! Intanto grazie per essere arrivato fino alla fine, se hai opinioni diverse dalla mia ti invito a farmele sapere, intanto…