Orphan 55 – Recensione SENZA SPOILER di Six
Grrr… Sono così combattuto!
Io no. Era atroce.
Questo è di nuovo il Valeyard, il mio alter ego oscuro. Mettiamo le cose in chiaro, Valerianard, questa è una recensione spoilerfree, senza spoiler, non si anticipa assolutamente nulla sull’episodio, è chiaro?
Certamente. Non vorrei mai “rovinare” la visione a qualcuno. L’ironia è che non c’è niente da rovinare.
Direbbe così di qualsiasi puntata, non dategli retta. Facciamo come l’altra volta, parti con l’accusa, io faccio la difesa?
No, no. Parti pure te! Stavolta voglio io l’arringa finale!
Quel che è giusto è giusto. Allora, questo formato ha creato un pochino di confusione, l’ultima volta: vedetela così, quello che è scritto in chiaro sono io, Six, immaginatemi come l’angioletto sulla spalla del recensore, mentre il Valeyard, in grassetto, è il diavoletto. Quindi io dovrei dire le cose positive e lui quelle negative.
Ma stavolta ti senti troppo colpito sul personale, vero?
Uff… No! Sarò forte! Chi conosce la serie classica capirà perché questa storia mi è rimasta indigesta vedendola! Andiamo con le cose belle:
Ed Hime conferma di avere una mente visionaria, anche se nulla di paragonabile ai livelli dell’universo/Grace/rana della prima stagione. Qui vediamo tessuto uno scenario decisamente articolato in modo efficiente e ognuno dei personaggi principali ne esplora un pezzetto, prima di dare il via alla storia, che comunque parte molto in fretta, alla Kerblam!. I dialoghi sono divertenti e ho subito riso all’inizio dell’episodio, quasi fosse una commedy alla Scrubs. Quando si entra nel vivo dell’avventura, la visione non si trascina mai. I momenti di tedio che ho provato nella scorsa stagione mi sembrano un ricordo lontano, rimpiazzati da frenesia adrenalinica. Il cast principale non è sacrificato al fondale, come successo altre volte, ma si integra nella trama principale, chi più, chi meno, ottenendo almeno alcuni dettagli sulla loro personalità o sull’arco che stanno affrontando. La morale della storia è chiara, concisa e contemporanea. Il costo che sicuramente ha avuto il serial precedente mi porta a pensare che questo sia un episodio budget, cioè con pochi mezzi a disposizione, ma se lo standard dei low cost sarà questo, posso dirmi più che soddisfatto.
Ok, ora tocca a me. Noterete che il mio avversario non ha fatto commenti sulla trama di per sé. L’episodio consiste in personaggi arbitrariamente trascinati da una scena alla successiva, lasciando lo spettatore pieno di domande. Molte cose sono unicamente giocate come shock value, tutto in virtù di una morale finale tutt’altro che sottile. La puntata spreca inoltre diverse occasioni per collegarsi con quelle successive, sebbene questa possa essere solo un’impressione, ma prende invece a piene mani dalle precedenti, sia della serie nuova che classica, lasciando lo spettatore in un senso di deja-vù che estranea dalla scena e mi ha lasciato sperare più di quanto abbia alla fine ricevuto.
Tirando le somme, Orphan55 non annoia e tiene incollato allo schermo per tutto il tempo, nonostante le limitazioni che la produzione potrebbe avergli imposto e sarebbe senz’altro visionario come It Takes You Away in un’altra serie TV, priva della massiccia storia di Doctor Who; così com’è, quelli che sarebbero potuti passare per riferimenti intelligenti, diventano semplicemente elementi riscaldati da altre storie alla meglio e, alla peggio, la dimostrazione che Ed Hime non ha “fatto i compiti”
Tra alti e bassi, Orphan55 merita un nostro 6!
Anche la prossima settimana, recensione senza spoiler, fino ad allora, potete leggere il mio DWOT senza spoiler dove tento di indovinare la trama di questa e delle prossime puntate (per ora senza successo) e la recensione spoilerosa di Saki, nonché tutte le altre rubriche, ma soprattutto…
~Six