One Last Thing About Series 11 and then I Swear to God I’ll Shut Up Forever
Ciao a tutti e bentornati a DWOT, la regolare rubrica per cui tanti hanno conosciuto la nostra pagina, il cui acronimo sta ovviamente per Don’t Worry Over Tropes, tutti sanno. Cioè, l’anno scorso scrivevo i DWOT che l’intero punto era che mettevo un acronimo diverso ogni volta e ne avevo uno per questo, quindi diciamo che è un DWOT. Intanto prenditi qualcosa di caldo e mettiti comodo, ne abbiamo per un po’.
E DWOT è ancora più ironico del passato, perché sono mesi che non scrivo niente per la pagina, un po’ perché ci va costanza a portare avanti una rubrica scritta, contando che in pochi la leggeranno (ammiro la determinazione di Saki nei riassunti della classica), in parte perché, boh, sei libero di dissentire e se ti è piaciuta sono onestamente felice per te, ma la stagione 11 è brutta.
Sì, è terribile. È la peggior stagione dagli anni 80 a oggi, penso che ci siano momenti di fondo analoghi nell’era di 5, ma almeno lì i companion erano interessanti e sbucava fuori il Master di quando in quando. E no, non sono episodi più leggeri, non è un ritorno al format della classica. Non puoi esattamente paragonare la TV attuale agli anni 60 e 70, la televisione era tutta atroce e quella che si salvava, si salvava veramente per grazia divina. Prendete il primo serial, “An Unearthly Child”: è tremendo. “Ah, ma no, dai! È forte che si vede il TARDIS nella discarica e gli insegnanti che investigano su Susan!” Guarda, possiamo discuterne, ma il vero problema è che ho mentito: il primo serial è “The Tribe of Gum”, Unearthly è solo la prima puntata. Le altre tre puntate consistono di Dottore e compagnia che, a rotazione, vengono imprigionati da cavernicoli che vogliono il fuoco e dopo un’ora di niente cosmico, un finale che ha un che di fiabesco, con Dottore e soci che incendiano dei teschi per inscenare la loro supposta trasformazione in spiriti, la fuga al TARDIS e via verso nuove e mirabolanti avventure. Dopo un rapido episodio in due parti per risparmiare budget, arriviamo all’altra puntata che tutti adorano se non hanno visto, “The Daleks” o meglio “The Mutants”. Questa contiene delle scene iconiche che resteranno nella storia, come il Dottore impettito davanti ai terribili alieni che lo stanno inseguendo, ma anche qui è tutto un avanti e indietro per corridoi, personaggi che muoiono lentamente di radiazioni, tipo che una puntata vanno dalla città dalek al TARDIS, poi si accorgono che non hanno preso l’ombrello e tornano indietro nella seconda puntata e ritornano al TARDIS nella terza. Sto esagerando, ma non di molto.
Perché lo show era tanto brutto? Beh, tanto per cominciare, non è che fosse brutto, è come volersi lamentare che i Beatles avevano una pessima post produzione: erano semplicemente altri tempi. Dovevi riempire slot di 20 minuti ogni puntata, facendo in modo che i personaggi ricapitolassero spesso le puntate passate per chi non le aveva viste, e, per qualche oscuro motivo, erano praticamente filmate dal vivo, con due telecamere e uno pseudoregista che cambiava da una all’altra inquadratura, con qualche minuto di differita per poter rigirare una battuta completamente sbagliata. La gag ricorrente del Dottore che sbaglia il nome di Ian arriva da un vero errore di Hartnell, per dire. In più non è che il giorno dopo trovassi facebook intasato di “Top 10 cose che fanno schifo nel nuovo show BBC Doctor Who”, sapevi com’era andato lo share e poco altro. Nessuno che faceva TV sapeva esattamente cosa stava facendo, era un medium ai propri albori, un po’ come è stato per il cinema dopo l’integrazione del sonoro e tutti gli attoroni si sono scoperti avere vocine ridicole, o come Will Smith che cerca di fare la star youtube. Ogni serial era profondamente distinto e slegato dal precedente, perché gli autori erano distinti e slegati e Verity Lambert, che potremmo vedere come la persona più vicina a uno showrunner dell’epoca, non doveva occuparsi della continuity da puntata a puntata.
Ma, diamine, una continuity c’era! Ed era basata sul buon gusto dei singoli autori che, perlopiù, conoscevano le puntate precedenti e riprendevano da lì! Tipo 1st passa dall’essere un alieno pronto a sacrificare la vita di qualche essere umano che gli sta scomodo a essere un vero e proprio paladino dell’umanità, dal voler abbandonare Ian e Barbara nella preistoria, a rattristarsi per la loro partenza alla fine di “The Chase”. Per avere una direzione indicata da un potere superiore, bisognerà aspettare gli anni 80 e John-Nathan Turner. Questa, però, è stata un po’ una falsa partenza, specie nel serial lungo una stagione, “The Trial of a Time Lord”, in cui le singole avventure sono prove mostrate da accusa e difesa per il processo al Dottore, uno spettacolare concetto creato dalla mente di Holmes, che però ha abbandonato la cosa prima del finale, lasciando altri a cercare di mettere insieme i pezzi. Sarà Cartmel, nelle stagioni del settimo dottore, a costruire una trama orizzontale vera e propria, con tantissimi aspetti moderni che tutt’ora prendiamo in considerazione, con una ragazza degli anni 80 misteriosamente trasportata su un pianeta alieno, il Dottore che muove pedine di scacchi da una puntata all’altra senza apparente spiegazione e un finale che rimetta insieme i pezzi.
Boh, è stata una tangente parecchio lunga: series 11 non ha fatto niente del genere, ma nemmeno ha goduto del buon senso dei singoli autori. Non c’è niente che uno spettatore possa dire in più su 13 di quanto non potesse dire alla prima puntata. Il Dottore è frenetica, gentile e solare e questo è quello con cui dobbiamo lavorare. Il finale di stagione stabilisce con un monologo fuori luogo che lei ora è solo una turista, che se ne va in giro e fa robe quando le capita, autogiustificando la natura episodica e lineare degli episodi, ma dal punto di vista del personaggio è un vero e proprio crimine.
Questo (didascalia) esprime che il Dottore non abbia un piano, che affronti quello che viene come può e, di per sé, va benissimo, ma c’è una quote che ha chiuso (non proprio) la stagione 8:
Ed è la stessa identica cosa, ossia andarsene in giro e fare del proprio meglio, ma quello era il secondo gradino nella scalata di 12, cominciata con “Am I a good man?”. Il Dottore in quell’arco passa da dubbi sulla propria etica a capire che deve solo fare del suo meglio con quello che c’è; nella stagione 9, però, Davros gli mostra che non è così, perché le sue azioni hanno conseguenze e un vero e proprio peso, così deve prendersi le proprie responsabilità e questo gli dà alla testa fino a farlo diventare l’Ibrido e a creare Ashildr, ma questo lo porta alla morte di Clara, da cui il Dottore si ritira a fare la guardia a Missy, a non interferire, finché non arriva Bill, che lo spinge a trovare un nuovo compromesso, ossia fare semplicemente la cosa più gentile.
Dopo tutto questo percorso non vuole più rigenerare, perché ha paura di dover ricominciare tutto da capo ed è criminale che questo semplicemente avvenga, riportandolo al punto 2, ma andrebbe bene se fosse una correzione di rotta, se anziché diventare l’ibrido dopo essere ritornato l’idiota di passaggio, diventasse, per esempio, la guida che insegna agli altri a prendersi cura del prossimo e a salvare i pianeti.
Questo vale per 13, ma l’unica evoluzione dei personaggi è che Ryan comincia a chiamare Graham “nonno” e la cosa arriva essenzialmente troppo tardi per avere un peso concreto, tant’è che nemmeno viene sfruttata nel finale di stagione.
Rose viene presentata come una ragazzina senza futuro, subito mettendo in mostra che persino le sue capacità mediocri -ginnasta medaglia di bronzo alle medie- possono essere fondamentali per salvare il mondo, se unite a buone intenzioni, ma è nel costante battibeccare con il Dottore che scopri veramente chi siano i protagonisti. Nella seconda puntata 9 rifiuta seccamente di parlare del proprio passato con Rose, ma, dopo che entrambi hanno rischiato la vita, le rivela il proprio segreto, della guerra del Tempo. Da lì in poi si crea una grande complicità tra i due, che verrà messa in discussione in “Father’s Day”, quando lei si approfitta del TARDIS per cercare di salvare la vita del padre, con il Dottore che si sente usato e ingannato e rivede la propria prospettiva nel valutare un rapporto inter pares con la ragazza. Nel finale di stagione, dopo averla salvata dall’impossibile, un’intera flotta dalek, Rose assorbe il cuore del TARDIS e parla al Dottore dalla sua nuova prospettiva, che si rivela essere incredibilmente vicina a quella del Dottore. Il loro legame ora è tanto solido che “Doomsday” è un notissimo colpo al cuore.
Amy si presenta come una bambina costretta a crescere troppo in fretta, al punto da cucinare per il Dottore, per poi rivelarsi una donna rimasta bambina dopo lo skip temporale, che ha idealizzato il Dottore come un personaggio delle favole. Mentre il Dottore ha 20 minuti per salvare il mondo, Amy lo blocca per la cravatta nella portiera di un’auto e gli impone di spiegarle chi sia. Da lì lei si invaghisce in modo romantico del Dottore, ma questi capisce che è solo escapismo e prende con sé anche il promesso sposo Rory e più e più volte la serie mostra il contrasto tra la realtà mondana e l’amore vero verso questi contro l’infatuazione e il desiderio di avventura incarnati nel Dottore. Questo viene concretizzato quando Rory, ora 100% polipropilenico, tira un cazzotto sui denti al Dottore che rifiuta di anteporre la salvezza di Amy a quella dell’universo, dimostrando così la sua umanità, più forte di tutte le macchinazioni fantastiche della puntata e continua a dare pay off su pay off anche nelle stagioni successive, dove la fede nel Dottore rende Amy un bersaglio per il minotauro di “God Complex” e l’amore per Rory le permette di sconfiggere gli angeli a Manhattan.
Nella stagione 11 non c’è niente di tutto questo. C’è Ryan che dice di avere difficoltà a salire le scale, ma continua a salirle senza problemi. C’è Yaz che ha lasciato perdere l’arco alla Judy Hopps (coniglietta di Zootopia/zootropoli) e ora si lamenta solo di quanto le stia stretta la famiglia (come Judy Hopps). C’è Graham che vuole solo essere chiamato nonno e avere un fistbump. Ognuno di loro ha una spiccata identità professionale, meccanico/magazziniere, poliziotta e ex autista autobus in pensione, che dovrebbe concorrere per creare lo scenario di una stagione incentrata sulla Sheffield operaia, ma non verrà mai usata concretamente.
Non servono macchinazioni cosmiche per dare crescita ai personaggi. Clara non cresce e cambia perché si divide nelle eco, cambia perché affronta crisi come la morte di Danny. Cambia perché litiga con il Dottore.
La fam (i companion correnti) non litiga mai con il Dottore e i pretesti ci sono tutti!
Vi faccio un esempio: il Dottore deve salvare Topolinia dall’invasione dei paperi, così mentre sonicizza il deposito di paperone chiede a Ryan di passare su una passerella e chiudere la porta in faccia alla banda Bassotti. Qui Ryan, per la disprassia, cade e resta aggrappato al bordo della passerella e salvato per miracolo da, ma che ne so, Paperoga! Quando torna, Graham si accanisce contro al Dottore dicendo una cosa “ma pazza criminale, lo sai che c’ha i problemi mio nipote, che diavolo gli fai fare?!” e 13 si ammutolisce e Ryan si offende a morte con Graham. Si sente inutile e mortificato dalla propria condizione, si chiede se sia sconsiderato per lui viaggiare con il Dottore, finché non sono proprio le sue capacità da meccanico a riparare la macchina di Archimede Pitagorico che permette al Dottore di salvare tutti. Graham si scusa con il nipote e questo capisce che riconosce il suo valore anche se si preoccupa per lui. Una cosa del genere chiederà sì e no 2 minuti sparsi per l’episodio, ma ti mostra come i personaggi e il loro rapporto cresca e diventi più saldo e complesso.
Chris Chibnall non è cieco a questo. In “The Power of Three” Arthur Williams mette in discussione lo stesso Dottore, accusandolo di essere un pericolo per suo figlio e sua nuora, dando la benedizione a fine puntata dopo aver visto che non è il Dottore a salvare la situazione, ma le loro azioni congiunte. Nel celebre webisode mai realizzato, “PS”, se non canon almeno fanon, Chibnall mostra con pennellate fatte di silenzi che cosa abbia comportato per Arthur la perdita dei Pond, mentre riceve la visita di un uomo più vecchio di lui, che si rivela essere suo nipote. È un sentimento complesso e bellissimo, perché quell’uomo non sarebbe mai stato suo nipote, se non avesse perso i propri figli. La scena è di potenza comparabile con il vuoto percepito attorno a Graham in “Arachnids in the UK”, ma si lega in un contesto più ampio, fatto dalle ripercussioni di “Angels Take Manhattan”. Questi sono i momenti che Chibnall può regalare, emozioni più autentiche degli innumerevoli addii a Clara di 11 e 12, perché meno fabbricati, ma l’unico stralcio nella stagione è quello.
Un’altra abilità di Chibnall è di stabilire rapidamente un diorama di personaggi secondari, scolpiti in altorilievo. “Salad Guy” compare in una scena, tira addosso fette di pomodori a Tim Shaw e viene giustamente ucciso per questo. Psi è un uomo aumentato con parti cibernetiche che assiste 12 nella rapina temporale della stagione 8. Psi ha almeno 10 volte il tempo su schermo di Salad Guy ed esponenzialmente più battute, senza contare che è un personaggio con un nome, ma credo di poter stabilire con più accuratezza cosa farebbe Salad Guy, in una determinata situazione, rispetto a Psi.
Questo talento è stato centrale per la realizzazione di Broadchurch, serie televisiva dalla storia insignificante, ma che si è creata un piccolo fandom per via del realismo dell’omonima cittadina dipinta da Chibnall. Quegli altorilievi di personaggi, poco più di bozze presentate rapidamente, si staccano dalle pareti diventando tridimensionali e lo fanno perché interagiscono tra di loro. Ognuna, che bene o male conosci dall’inizio, diventa il metro di paragone per il personaggio con cui interagisce e ti permette di fare un confronto tra i loro valori e le loro morali, in modo che tu possa saperne sempre di più e definirli da ogni angolo. Una cosa del genere è completamente assente in Doctor Who, perché i personaggi secondari sono usa e getta.
Mark Addy interpreta il ruolo di Robert Baratheon in Game of Thrones ed è uno dei volti più celebri introdotti nella serie. È un attore poliedrico e la sua interpretazione come re della prima stagione di GOT è semplicemente passato alla storia. Qui interpreta Paltraki, capitano di un’anonima nave, drogato dal Dottore per non perdere la testa nella puntata finale e uno come me che non ha memoria facciale non potrebbe mai riconoscerlo. È semplicemente sprecato.
Angstrom è una degli ultimi due concorrenti rimasti in gara nella corsa interstellare di “The Ghost Monument”. È una madre che ha dovuto abbandonare i figli in situazione incerta, mentre sono costantemente in pericolo di vita, per riuscire a ottenere il premio in denaro che comprerebbe loro la libertà. Niente di tutto questo ci viene mostrato, non c’è un flashback, c’è solo lei che parla, ma tu capisci che è una madre pronta a tutto, ma anche che è in conflitto con la propria morale e che non vuole uccidere nessuno. La puntata semplicemente non chiude la sua storia, sebbene abbia stabilito che lei non sa nemmeno se i suoi figli siano ancora vivi.
Questo talento è sicuramente utile per worldbuilding, ma diventa semplicemente esasperante quando ci ritroviamo punto e a capo per ogni puntata. L’unico personaggio degno di nota di “Kerblam!”, unica puntata decente della stagione (arrivo, Rosa, dammi tempo) è Charlie, che si rivela essere il responsabile di tutto. Gli altri personaggi sono macchiette alla Moffat, al pari di Psi: l’interesse amoroso di Charlie, i suoi superiori e qualche collega. Sono tutti personaggi piatti, ma perfettamente funzionali alla storia, che non interferiscono con la sua risoluzione, ma ne sono strumento. Rahul, il ragazzo che recupera la navicella Stenza in cerca della sorella scomparsa, ti delinea un’interessante storia fatta di ossessione e genuino amore fraterno, completamente fatta a pezzi in un istante, portandoti a sperare che almeno saprai qualcosa di Asha, la sorella scomparsa, che la puntata stabilisce essere stata rapita, e non uccisa, dagli alieni con i denti in faccia. Questa diventa una trama secondaria priva di risoluzione, che distoglie l’attenzione dalla trama principale senza aggiungervi niente. Se Asha fosse stata la vittima di una precedente caccia all’uomo Stenza per affermare il loro valore -cioè, palesemente Predators-, avresti visto concretizzarsi la minaccia che sta incombendo sopra Karl.
A questo proposito, Karl è il depresso operatore di una gru in un cantiere, ascolta cassette di autoaiuto e affronta la propria vita con prevalente apatia. Perché l’obiettivo di Tim Shaw è Karl e non Ryan o Grace, giustificando la morte di quest’ultima? È un modo di aggiungere massa alla storia, ma il suo essere slegato da tutto e riempirla di personaggi ridondanti che possono essere tagliati via, la rende gonfia e ingombrante.
Oltre ai companion, Grace, Rahul, Asha, Karl e Salad Guy, gli altri personaggi stabiliti nella puntata sono Gabriel, Kavin e Dennis. Sei di loro sono inutili per lo svolgimento della trama, ma rendono sicuramente realistica la cittadina di Sheffield. Nessuno di loro ritorna in “Arachnids in the UK”, altra puntata qui ambientata, quindi la storia si prende di nuovo l’onere di ripresentare un nuovo diorama, introducendo altri personaggi accessori, come Jade, l’esperta in ragni che alternerà l’esposizione della trama con il Dottore, e potrebbe da questa essere sostituita in toto, e la guardia/segretario pipì di “giuro non sono Donald Trump”. Perché questi ruoli non sono coperti da uno dei personaggi precedentemente stabiliti? Karl potrebbe essere diventato una guardia giurata e noi sapremmo immediatamente con chi abbiamo a che fare vedendolo occuparsi della sicurezza del magnate degli alberghi.
Diavolo, fosse stato per me, avrei messo “The Tsuranga Conundrum” come terza puntata, non fatto prendere il TARDIS al Dottore nella seconda e trasformato la nave da ambulanza a volante della polizia temporale (quella di Jack Harkness), mettendo Chris “passione modellismo” Chibnall alle prese con la creazione di innumerevoli personaggi intenti a popolarla. Certo avremmo dovuto aspettare a vedere il nuovo TARDIS, ma intanto il Dottore avrebbe preso a collaborare con la polizia temporale, risolvendo casi per loro e cercando la sua nave con la scusa. Ryan avrebbe riparato la nave dai danni causati dallo Pting, Yaz si sarebbe trovata coinvolta nelle missioni serie, invece che dare multe e Graham sarebbe stato ossessionato da fare tutto quello che può per non pensare alla moglie morta. Le piccole interazioni all’inizio e alla fine della puntata avrebbero permesso ai personaggi 2.5D di di Chibnall di arricchire i companion come è successo in Broadchurch, creando un minimondo popolato che respira di pari passo con il cast principale, come tanti piccoli righelli che usi per misurare la Fam, imparando a conoscerla in un modo completamente nuovo per la serie, che quando metteva enfasi sui personaggi (nell’era di Davies), lo faceva principalmente comparandoli al Dottore. Magari Tim Shaw potrebbe attaccare la nave e uccidere tutti fuori scena, preparando il terreno per il finale di stagione, ma qui sto andando fuori dal seminato.
Un altro vero talento di Chibnall è quello di immaginare scenari per il Dottore. Per come la vedo io, Chibnall parte a scrivere una puntata immaginando un quadro, immaginando il Dottore che fa una determinata azione in un determinato contesto, come scappare da ragni giganti o occupare il posto nell’autobus di Rosa Park. Sono immagini potenti, ma Chibnall non ha la capacità di trasformarle in storie avvicenti e invece “gioca” le puntate come si gioca in D&D, in cui un dado stabilisce se Yaz cede al condizionamento psicotropo su Rakshsalp Av Kashuslr o se prende 5 punti di danno psichico. Le ambientazioni della stagione 11 sono le più affascinanti, sulla carta, dell’ultimo decennio, per quanto talvolta penalizzate da un budget altalenante.
Arriviamo a parlare di Rosa, una delle puntate più acclamate della stagione. Scrissi a suo tempo una recensione entusiasta sulla puntata, ma ora vedo le sue innumerevoli pecche. Ryan viene preso a schiaffi da un uomo davanti al Dottore, lo stesso Dottore che ha spaccato la faccia al tipo di Thin Ice per un’insinuazione razzista, ma qui 13 si limita a balbettare che se ne sarebbero andati e che non vogliono problemi. La situazione viene solo salvata dall’arrivo di Rosa Park stessa e il Dottore non tornerà più sull’aggressione subita da un ragazzo appena maggiorenne sotto la sua protezione. Può darsi che sia un ragionamento pragmatico, ma lo trovo poco naturale, considerato quanta enfasi metta la serie nello stabilire che ora il Dottore agisce “di pancia” e che nella puntata prima il Dottore ha bloccato un tagliagole intergalattico con una presa di aikido venusiano solo perché era fastidioso. Oltre a questo la puntata mostra senza abbellimenti, ma anche senza mai dover ricorrere alla parola N, come fossero le condizioni della vita per gli afroamericani e come la schiavitù fosse tutt’altro che passata, con frequenti e poco lusinghieri paralleli che ci ricordano che non è ancora finita. Credo sia la prima volta in cui Doctor Who affronta un tema sociale senza nessuna metafora, andando dritto al sodo e la puntata acquista un grandissimo valore da questo. Tuttavia viene rovinata dagli aspetti fantascientifici inconsistenti e dal cattivo peggiore della storia di Doctor Who nei panni di Krasko, razzista del futuro scappato dalla stessa prigione di River, con l’agenda di impedire l’emancipazione delle persone di colore. Questo è piuttosto miope di per sé, la lotta non è stata portata avanti dal singolo, Rosa è stata la scintilla, ma la tensione sociale era delle masse, ma ehi, è Doctor Who, non un trattato di sociologia, ci sta; ma allora perché non disloca temporalmente Park? E King, già che c’è? Cioè, te lo giustifico, eh: la loro scomparsa causerebbe comunque le insurrezioni, per esempio, ma questo è un lavoro che deve fare la puntata. E perché ci deve essere lo stesso autista, ma va bene se i passeggeri sono diversi? In più trovo di pessimo gusto come sia stata sistemata la canzone “I’ll Rise Up”, inno di Black Lives Matter, dal momento che è una canzone che incita a “sollevarsi”, quando Rosa deve restare seduta. Mi sembra ironico e fuori posto, ma può darsi che la connotazione fisica di sollevarsi materialmente dalla sedia non sia immediatamente associata al verbo e che sia questo il motivo per cui nessuno si lamenta della cosa. Se non è una mia fantasia, probabilmente il completo silenzio avrebbe reso meglio l’importanza del momento, per poi mettere la canzone vedendo il fuoco negli occhi quando gli agenti di polizia costringono Rosa in piedi, del tipo “mi avete fatta alzare, ora mi alzerò contro l’ingiustiza” e lo so, è un po’ campy spiegata così, ma girata renderebbe. A questo proposito, Rosa Park non accoglierebbe di buon grado una poliziotta, a prescindere dal colore della pelle e il suo dialogo con Yaz va messo nella pila “Yaz: meglio zitta”. La puntata non cela nemmeno il razzismo nelle forze dell’ordine, esemplificato dal poliziotto che cerca Ryan a qualche scena di distanza. Per finire, la puntata risulta noiosa. Non c’è tensione fino alla fine, quando percepisci il dolore di Graham a impersonare quello che disprezza da uomo che non vede il colore della pelle.
Tutto questo per dire che “Rosa” non è un capolavoro, ma nemmeno deve esserlo: deve essere una puntata che stona dal coro, una secchiata di acqua fredda contro lo spettatore. Ogni tentativo di riallineare al canone la puntata, come mettere un elemento fantastico diverso dal Dottore, la sminuisce nel suo valore, che resta comunque piuttosto elevato grazie alle tematiche trattate.
Tutto questo per dire che Chibnall non è nemmeno questo generale Social Justice Warrior come cerca di essere.
Non ho menzionato altri punti alti della serie, come la fervida immaginazione di “It Takes You Away” che promette bene per Ed Hime, che vedremo tornare in tre settimane con la s12e03. Nel complesso, lascio la sufficienza anche a “The Witchfinder”, decente nella sua banalità, ma qui si vede l’altro problema della stagione, ossia che gli autori diversi da Chibnall sono tutti digiuni di fantasy o fantascienza.
Vinay Patel è passato nei radar solo con due cortometraggi, uno nel 2008 e uno nel 2016; di entrambi posso solo confermare la loro etnicità, ma non sono fantascienza. Ha scritto “Demons of the Punjab”, dove l’elemento fantascientifico è completamente removibile dalla trama principale e non interferisce con essa in nessun modo.
Pete McTighe è sicuramente il più navigato in generale e che aveva persino scritto almeno un episodio della serie “Glitch”. Regala Kerblam!, episodio in cui il messaggio sociale è decisamente discutibile, ma l’elemento fantascientifico è organico alla trama e ci sono tutti i trope narrativi necessari a non ficcarsi un chiodo nel palmo della mano per restare svegli.
Joy Wilkinson ha scritto “The Life and Adventures of Nick Nikcleby” (diretto da Stephen Whittaker, nessuna parentela), lungometraggio commedia drammatica e diverse puntate di “Doctors”, una specie di ER britannico. È l’unica scrittrice donna (a parte Malory Blackman, coautrice di “Rosa”, che però sospetto “malpensantemente” abbia curato unicamente la parte storica della puntata) e infatti mostra finalmente atteggiamenti femminili nel Dottore, come quando fa il trattamento del silenzio a Re James (che può sembrare sessista, ma il Dottore è sempre stato vittima di sessismo, come ogni volta che fa gara a chi urina più lontano con ogni companion maschio). La parte aliena della storia è piuttosto fantasiosa, ma per nulla integrata nella puntata e facilmente removibile.
Ed Hime, già menzionato, ha scritto per “Skins”, serie drammatica (dal contesto parrebbe a tratti comica, ma non lo guarderò) che tratta delle vite di teenager. L’elemento fantascientifico è il fulcro della puntata e sicuramente il più visionario della stagione.
Per come la vedo io, sono due successi, McTighe e Hime, su quattro, con gli altri due che comunque possono piacere. Questo è un po’ il bello di Doctor Who, che spesso dà spazio a nomi emergenti e permette di valorizzarli, ma sono sempre un salto nel buio. Se vuoi avere la certezza di una puntata acclamata, devi mettere in mezzo un Neil Gaiman o anche un Jamie Mathieson (“Mummy on the Orient Express”, “Flatline”, “Oxygen”), qualcuno che abbia già dimestichezza con la serie e ne possa garantire la continuità.
Francamente questo è un po’ il peccato di hybris di Chibnall, che lascia 4 spazi a novellini e si prende la briga di scrivere sette delle undici puntate a ora uscite. Anche Moffat faceva così, ma Moffat si è presentato al pubblico con successi meravigliosi come “The Empty Child” e “Blink”, che hanno lasciato il segno nel cuore degli spettatori. La generale inesperienza nel fantascientifico ha inoltre comportato un fenomeno che ho trovato divertente:
-Tim Shaw nella prima puntata è un Predator;
-Krasko sta cercando la sua Sarah Connor come Terminator;
-lo Pting è un Alien family friendly;
-Tim Shaw nel finale è Darth Vader, con tanto di supporto vitale e di arma distruggi pianeti;
-il dalek di “Resolution” usa un essere umano per poter arrivare a costruire un marchingegno che gli faccia chiamare casa, come E.T. e voglio solo sperare che Chibnall non conosca “Animorphs”
Tutto questo è testimonianza di come sia paradossalmente lo stesso Chibnall l’anello più debole della corta catena di scrittori, sebbene sia l’ultimo retaggio rimasto delle stagioni passate.
Come se non bastasse, Chibnall se le è messe tutte contro, cercando di distaccarsi ulteriormente dal passato! Non è stata una decisione sua togliere Murray Gold dalla direzione musicale, ma la sua assenza si sente in ogni secondo, la colonna sonora è spesso paragonabile a musica campione e tutti i suoi trucchetti alla Pixar -tipo piazzare il tema di Clara quando Bill chiede al Dottore di non cancellarle la memoria- sono spariti. La direzione attuale è sicuramente presa sottogamba, al punto che nel finale di stagione il TARDIS riparte e la puntata chiude prima che la musica arrivi alla fine, come nel più mediocre dei cortometraggi amatoriali. Chibnall ha deciso attivamente di evitare l’utilizzo di mostri passati, ma non riesce a rimpiazzarli con altri mostri iconici, perdendo così l’occasione di affermare l’identità del Dottore facendogli tirare una chiave inglese contro a un dalek, che è un sistema sicuro, per quanto facile, di ottenere un pezzo alla “I am The Doctor”. Anche la scena pre-titoli è stata rimossa, in favore della sigla che apre la puntata dal nulla, in un ritorno all’era classica, rinunciando, però, all’hype che questo schema genera. Nonostante sia più difficile gestire tanti personaggi insieme, Chibnall raccoglie il team TARDIS più esteso dagli anni 80. Rinuncia allo slot di Natale, che in UK è estremamente iconico e garantisce share, per quello di capodanno. Annuncia un nuovo hyatus di un anno, quando saranno appena tre mesi. Apre la prima puntata senza sigla. Sono tutte decisioni che non gli hanno reso la vita più facile, ma non vedo cosa ci possa guadagnare, se non la mera opposizione al “ti piace vincere facile”.
Altro aspetto interessante è come la serie abbia cercato di piazzare nuovamente frammenti educativi al proprio interno. Questo è senza dubbio encomiabile sulla carta, ma le spiegazioni del Dottore sono per lo più sbagliate. L’acceleratore di particelle non crea energia, anzi ne ciuccia tantissima per funzionare; è vero che un ragno di quelle dimensioni non può prendere abbastanza ossigeno per sopravvivere, ma dovrebbe morire quasi istantaneamente; le microonde non funzionano semplicemente in quel modo, fondono il metallo perché costrette a rimbalzare al suo interno all’infinito. Tutto questo è perdonabile se anche solo un ragazzino in più nel mondo si è messo a googlare “CERN”, sul serio, se è successo, ne è valsa la pena, ma sono sicuro che una consulenza scientifica non chieda troppo tempo e, soprattutto, che se vuoi davvero mostrare la scienza in Doctor Who, puoi fare un piccolo sforzo di computer grafica per renderla godibile, tipo mostrare le particelle che si schiantano nel motore della Tsuranga, per dire. Proprio una roba da filmini della playstation 1, non la Dreamworks!
In tutto questo, io vi giuro, non mi ero ancora accorto di non aver parlato di Jodie Whittaker o del fatto che sia una donna! In generale questo non è un aspetto importante, per la serie, quanto un simbolo per la società in cui viviamo, l’asserzione che non devi essere maschio, per essere il Dottore!
Questo è molto, molto importante, secondo me, al pari di “non devi essere un bianco britannico, per essere il Dottore”, ma arriveremo anche a quello, in futuro: nel suo fulcro centrale, discutibilmente un avventuriero che risolve i problemi usando la testa invece che la forza, il Dottore non presenta un archetipo orientato verso un genere specifico. Per dire, sia Ulisse che Irene Adler contengono questo archetipo all’interno dei loro personaggi. Non vedo altre costanti fondamentali nell’idea comune di “Dottore” che seguano stereotipi orientati sessualmente (cioè, per spiegare, altre cose che restano in comune tra tutte le rigenerazioni e che dicano per forza “il Dottore è un maschio”). C’è poi il discorso che è un esempio per tutti i bambini, ma non vedo perché dovrebbe cambiare la cosa. Onestamente, il fatto che il nuovo decennio si presenti a un Dottore donna, lo trovo ancora innovativo e necessario, visto che le differenze tra i sessi persistono e ne sanno qualcosa tutte le ragazze che hanno dovuto firmare una liberatoria di licenziamento se fossero rimaste incinte (che schifo di mondo).
Appurato che c’è un buon motivo per farlo e nessun motivo per non farlo, però, il Dottore deve diventare femmina. Nel senso, il suo personaggio deve essere una femmina, non solo l’attrice. Questo si rivela in pochi momenti, ma quei momenti sono indispensabili per vendermi la cosa. Vi faccio un esempio stupido, se 11 fosse stata una donna (Billie Piper, come si vociferava, per esempio), farla sbucare dalla torta di addio al celibato di Rory sarebbe stato tutto un altro genere di storia! L’unico vero esempio in cui 13 ha una storia che la lega alla propria femminilità, è “The Witchfinders” che la vede processata per stregoneria, ma anche questo è storicamente inaccurato, non era strano processare di stregoneria un maschio, solo più raro (di 10 processi, circa 8 erano donne). Riesco decisamente a vedere uno degli altri dottori prendere il suo posto, per quanto sia più iconico farlo con lei. Non è abbastanza per delineare un’identità di genere e si può discutere che questo non sia importante: in fondo nessun dottore precedente ha mai dovuto asserire la propria identità di maschio. Secondo me è importante che questa identità venga definita, non per il suo ruolo come personaggio, ma come modello.
Stabilire che 13 sia una vera e propria donna, invece di un essere serafico privo di sesso come tutt’ora è, la metterebbe sullo stesso piano della donna comune. Sarebbe proprio come te o tua madre o tua sorella o la tua ragazza o la panettiera. Vorrebbe dire che, proprio come tu, tuo padre, tuo fratello o il pescivendolo potreste essere il Dottore, così potrebbero anche loro. Altrimenti rischia di essere troppo distante, tipo “sì, lei è il Dottore, tecnicamente è una donna, ma dentro no, è più tipo un essere etereo…” Inoltre, tanto per dire, se devo pensare a una “donna forte”, ti ci identifico di più Irene Adler che 13, proprio così a pelle
Il secondo aspetto è la possibilità di raccontare qualcosa di completamente nuovo per la metà del pubblico. Tantissime ragazze e donne sono affascinate in chiave romantica dai vari dottori, soprattutto 10 e 11, perché non conoscono 8 (sì, lo so che TU lo conosci, sto parlando di loro, non ti offendere). Il fatto che 13 sia una donna permette di proporre quell’attrattiva al pubblico maschile. Personalmente ho sempre schernito gli atteggiamenti da “fangirl” quando intese in quell’ottica, al pari di come schernisco il concetto di “waifu” e, a sto punto, di “husubando”, ma confesso che parto abbastanza consciamente da una posizione di gelosia: anche io voglio capire cosa significhi sognare, in quell’ottica, il Dottore, un interesse romantico che comprende la fuga da tutti i problemi e la valorizzazione di tutte le tue capacità. Jodie è senza dubbio in grado di proporre tutto questo e la puntata “The Entire History of You” di Black Mirror testimonia quanto possa essere magnetica.
Quindi per me sarebbe importante dimostrare che “il Dottore ora è donna”. Invece dimostrare che “questa donna è il Dottore” non è importante: è vitale!
Per la miseria, la frase più iconica di 13 è “I’m The Doctor [of] medicine, science, engineering, candyfloss, Lego, philosophy, music, problems, people, hope. Mostly hope.” e non c’è manco su wikiquote! In tutta la stagione non abbiamo un solo momento del genere “I am The Doctor, basically, run!” EPPURE mettiamo subito uno stravolgimento all’inizio, dove lei dice a Tim Shaw di essere il Dottore e lui se ne sbatte. Non è la prima volta che viene ribaltato il concetto della prima puntata di Smith, del fatto che i mostri scappano al solo nome del Dottore, al punto che mi chiedo perché ci provi ancora. Può sembrare che sia una cosa che funziona oppure no, a caso, ma il Dottore si è cancellato dall’universo dopo la sua apparente dipartita a Lake Silencio. Dalek, cybermen e altri hanno riscoperto della sua esistenza, ma non è più sulla bocca di tutti e riverito come un dio vendicativo come lo era alla Pandorica o a Demon’s Run e quindi mi sento giustificato a credere che sia solo uno spunto comico… che è già stato usato in quel modo nell’era di Capaldi! A me fa piacere che 13 sia autoironica e sappia non prendersi sul serio, ma prima stabiliamo che è una forza della natura, no?
E ci sta che non sia con il discorsone, sarebbe meglio se lo facesse alla 9 e 10, ossia affrontando una minaccia seria, ma non si trova mai in alcuna difficoltà durante l’intera stagione. È tutto quanto sempre a un colpo di sonico dalla situazione, al punto che quello che definisce essere un “conundrum” è dover buttare fuori dall’astronave un essere che non può essere toccato direttamente. Oddio, ho una cimice in casa, ma mi fa troppo schifo toccarla! Come me ne libero?! Che “conundrum”! Dovrò usare un pezzetto di carta per prenderla! È stato così difficile! Tra l’altro proprio questa puntata è una delle mie due nemesi (l’altra è “The Ghost Monument”), perché manca dei più basilari principi narrativi. Cioè, se tu mi dici che il mostro è immune alla “materia” e che la nave va ad “antimateria”, è esagerato pensare che le cose siano collegate?!
Ciò detto Jodie sarebbe anche ampiamente capace di dimostrare la risolutezza e la grinta necessarie per incarnare la furia del signore del Tempo e spero davvero di vederlo presto.
Boh, in dieci pagine word ce ne sono 9 e mezza di troppo. Dopodomani e qualche ora avremo la prima puntata della dodicesima stagione e nonostante tutto, io spero che Chibnall continui a stare al timone, almeno tanto quanto Jodie, che impari dai propri errori e cresca. Moffat è cresciuto tantissimo in Doctor Who e ha imparato a fare lo showrunner, oltre che lo sceneggiatore. La risoluzione di “The Time of The Doctor” mi è rimasta nel cuore per la sua natura fiabesca, ma vedere come abbia chiuso l’arco di 12 in “The Doctor Falls” credo sia stato un gran passo avanti, con una puntata con tantissime chiavi di lettura e che fa a chiudere intrecci lasciati aperti che pensavamo non avrebbero più avuto risoluzione. Naturalmente questo non succederà a meno che Chibnall non si renda conto che qualcosa non va e credo che questo debba passare da una critica dei fan, non perché sparlare di Doctor Who sia bello, ma perché, proprio perché amiamo la serie, vogliamo che diventi sempre migliore, più rifinita, più moderna, più iconica.
Più grande all’interno.
Ci rivediamo all’anno prossimo, fino ad allora, stay tuned, stay TARDIS, ciao dal vostro Sesto
~Six
PER NON FARE I FREEBOOTER:
Gran parte di tutto questo non è farina del mio sacco, arriva da https://www.youtube.com/watch?v=KMbZkR9vOrw, vi ho rimesso quello su cui sono d’accordo, reinterpretandolo come la vedo io, ma se parlate inglese guardatelo, merita davvero!
Qui trovate invece l’intervista di Chibnall dell’86, in cui era già membro prominente della Doctor Who Appreciation Society. Chissà se anche noi, un giorno…
https://www.youtube.com/watch?v=YkCe3owO7wY