THE BATTLE OF RANSKOOR AV KOLOS, recensione di Six
Ok, allora: The Battle of Ranskoor Av Kolos.
MWahahaha! Sono libero!!! Libero di parlare liberamente da ogni spoiler!!! Allora, cominciamo con una recensione generale: The Battle of- è una buona puntata:
-Il ritmo non soffre come in altre puntate, abbiamo un preambolo un “oh, guarda, c’è una richiesta di aiuto, andiamo” e siamo nell’episodio, con una nuova parentesi usata per presentare un solo personaggio secondario, che fungerà da companion extra nella puntata;
-Il gruppo si divide. Oltre al companion one shot, abbiamo altri due personaggi secondari e il villain, per un totale di otto personaggi complessivi. Avere una fila indiana di cinque persone sarebbe risultato piuttosto asettico, come visto in altre puntate e avrebbe rischiato di sminuire la funzione di alcuni personaggi;
-Graham-Ryan funziona bene. Ho trovato che il “nonno” sia stato sprecato nella puntata prima. Ero sicuro, sicuro che Graham sarebbe morto (ricordate che ha un tumore in remissione?), ma no, la puntata ruota attorno al fatto che voglia vendicarsi di Tim Shaw -e citare Die Hard- e che il Dottore non condona la vendetta e la risoluzione non è eccessivamente buonista;
-Gli stakes (la posta in gioco) entrano in scena in modo piuttosto organico. Il cristallo che il Dottore si porta legato allo zaino si rivela contenere un pianeta, meccanismo che Shaw usa per emulare la tecnologia del proprio popolo su scala planetaria e in una rivelazione successiva scopriamo che il prossimo obiettivo sia la Terra stessa.
Quindi diverse “hit”, ma anche qualche “miss”, per esempio:
-L’arco orizzontale riprende unicamente Tim Shaw,menzionando solo di sfuggita il fatto che esistano anche altri Stenza, lasciando le questioni Timeless Child egli scienziati rapiti avvolte nel mistero. Se non verranno mai ripresi sarà una battuta completamente estemporanea, mentre, se dovessero riprenderlo, sarebbe un riferimento a oltre un anno di distanza -salvo speciale di capodanno- richiesta, a mio avviso, piuttosto irragionevole;
-non bisogna valutare le cose con il metro umano, ma Tim Shaw è sopravvissuto senza materiale genetico nel corpo per 4307 (scommetto che i sette si sono trascinati) anni. Inoltre, in tutto quel tempo, ha aspettato il momento di incontrare il Dottore per attaccare la Terra. Tutto questo implica che abbia più anni del Dottore stessa e non sembra il tipo di personaggio e mi ha un po’ infastidito;
-Ho messo Ryan-Graham nelle cose positive, ma il dialogo è un bel po’ forzato, complice il suo rugginoso sviluppo nei corsi delle puntate precedenti;
-È Star Wars. Poteri mentali che funzionano se hai fede, il cattivo sfigurato con un respiratore, arma che distrugge pianeti con un solo raggio, capitano di nave che prima spara, poi chiede spiegazioni e scommetto c’era anche altro.
Però c’è anche la parte più importante, che è il discorso finale del Dottore: «L’universo ti sorprenderà. Sempre.»
E questa è l’impronta che Chibnall vuole dare alla sua run, almeno per ora. Se ci pensate bene, Chibnall è un pessimo autore. Non c’è la cura fiamminga del personaggio di Russell, non ci sono i machiavellici piani di Moffat. Ci sono gli indiani e i cowboy.
Sono convinto che Chibnall si sieda a un tavolo con altre quattro persone, più eventuali e faccia il dungeon master di una partita di ruolo, per poi mandare in onda quella. Chiaro che, molto probabilmente, queste persone eventuali siano tutte nella loro testa, ma gli elementi ci sono tutti. Il modo in cui i personaggi usa e getta vengano descritti con poche, concise azioni, il fatto che elementi che potrebbero essere stati di importanza cruciale nell’ambiente di storie di Moffat si rivelino più “plausibili” che sorprendenti –“quando ti togli il bilanciatore neurale, l’aura psicotropa (si chiama così) del pianeta attacca la tua mente. Fai un tiro salvezza di saggezza per resistere” “17” “Ok,lo passi. Riesci a mantenere i tuoi ricordi, ma è uno sforzo mentale, te lo farò rifare tra dieci minuti se non avrai rimesso il bilanciatore”- e, soprattutto, il tema di fondo, che è la gioia dell’esplorazione, il sentimento che hanno i dungeon master quando i propri giocatori si fanno strada negli ostacoli del mondo che loro hanno creato.
Va da sé che non credo che queste persone siano reali, è più il set mentale che mi sembra stia adottando che altro, però è senza dubbio interessante, sebbene credo che i risultati non siano estremamente soddisfacenti: in questo modo si ignorano diverse strutture narrative attentamente studiate per avere la massima risposta possibile dal pubblico, come i foreshadowing e le chekov’s gun. Cioè, si potrebbero anche mettere, ma non sembra concentrarcisi e, soprattutto, non ha usato un topos della serie che permette di attaccare a piene mani questo stratagemma, ossia non ha mostrato il Dottore che accompagna la sua “fam” a farsi un giro in un posto meraviglioso. Questa, però, non è ancora la recensione della stagione nel complesso, quindi andiamo avanti.
Un elemento della storia mostruosamente trascurato sono gli Ux, creature praticamente onnipotenti, in grado di manipolare la materia solo con il loro pensiero. Vengono usati per creare l’arma del nemico, il countdown (Chibnall!) e la soluzione degli eventi, in un comodo formato prendi 3×2. In realtà l’unica cosa che cade un po’ dal cielo è come la loro fede incrollabile venga messa al soldo di un individuo spietato per migliaia di anni e venga ribaltata dalle parole della prima che passa nell’arco di poche ore, ma potrebbero essere personaggi mostruosamente più complessi.
In conclusione, TheBattle of- è una buona puntata. Il problema è che dovrebbe anche essere il finale di stagione, quello che dovrebbe lasciarci in una hype che dura un anno-e qualche mese- prima di poter avere la nostra nuova dose di Doctor Who, mano. Non è una puntata metanfetamina, è una puntata metadone al massimo. Le cose sono due: o Chibnall ha deciso di farci disintossicare, oppure conserva il colpaccio per lo speciale di Capodanno… che mi rende un po’ scettico come idea: tradizionalmente, gli speciali sono episodi che non devono avere grande impatto sulla narrativa complessiva, eccetto quando prevedono la rigenerazione del Dottore.
Non so bene come chiudere questa recensione… proprio come Chibnall non sembrava sapere come chiudere la puntata. Certo, “l’universo ti sorprenderà” è un messaggio bellissimo, ma poi il Dottore entra nel TARDIS e se ne va e partono i crediti senza lasciare nemmeno smaterializzare del tutto i TARDIS o finire la musica (o forse non si sente solo per il Wooosh-woooosh, ma allora date un secondo di silenzio). L’effetto che mi ha dato è l’anticlimatico di quando ci si saluta tra amici, grandi abbracci e commozione, per poi scoprire che avete l’auto parcheggiata vicino e ci sono ancora due minuti di strada insieme e siete lì che pensate “e ora che cosa gli dico? Saluto di nuovo da capo?! Faccio finta di niente?!”
Va beh. Intanto noi ci sentiamo ancora la prossima settimana dove sparlerò della stagione nel complesso. Fino ad allora, stay tuned, stay TARDIS, ciao dal vostro
~Six