THE WITCHFINDERS, recensione di Dalek Oba
Premessa numero 1. Di solito guardo un episodio almeno due volte prima di recensirlo. Di fisso. Però stavolta la “vita vera” si è messa in mezzo, per cui dovrete accontentarvi della mia reazione a caldo, dopo appena una visione. Spero di essere comunque all’altezza.
Premessa numero 2. Se fossi nata nel periodo dell’inquisizione (che è stato spaventosamente ampio), probabilmente mi avrebbero arsa viva entro il mio tredicesimo anno di età.
Il succo della faccenda è che il Dottore, donna di scienza, arriva in un tempo e luogo in cui sia le donne che la scienza vengono viste con estremo sospetto, quando non sono direttamente osteggiate. Non è la prima volta in Doctor Who, da Bill derisa perché non può essere di certo una poliziotta donna in epoca vittoriana, tornando indietro fino a Susan, costretta a sposare un guerriero azteco che la faccia “stare al suo posto”. Ma per il Dottore è certamente una novità.
Probabilmente il caso più simile è quello di Midnight, in cui però Ten viene osteggiato per ciò che fa, e non a priori, solo per il suo aspetto.
Non credo sia un caso che questo episodio abbia sia una sceneggiatrice che una regista donna. E’ principalmente una storia al femminile, con le protagoniste – Il Dottore, Becka, Willa e sua nonna – che cercano di farsi valere nonostante misoginia e pregiudizi. A far da contraltare, la figura di James I, un sovrano che, nonostante un personale e spiccato interesse per la conoscenza, non riesce a superare le forti superstizioni del suo tempo e la sua incrollabile convinzione di essere nel giusto.
È una donna a scrivere la battuta “If I was still a bloke, I could get on with the job and have not to waste time defending myself”, perché noi donne abbiamo tutte provato nella vita una sensazione del genere, perché abbiamo dovuto spiegare almeno una volta come mai sapessimo fare qualcosa/conoscessimo qualcosa/ci piacesse qualcosa ANCHE SE donne. Personalmente, la domanda che mi viene ripetuta di più è “Sei una ragazza che segue il calcio?!”
Ovviamente, il Dottore non ci sta. E la sua vittoria più grande in questo caso non è tanto sconfiggere gli alieni cattivi (peraltro poco presenti e per lo più funzionali allo svolgimento della vicenda), o gli umani cattivi, o i cattivi in generale. La vittoria in questo episodio avviene quando Willa prende coraggio e decide di diventare un dottore. Anzi, un Dottore.
Inoltre, abbiamo una Tredici che non era mai stata così “fisica”. Si inzuppa vestiti e capelli (due volte), ha freddo, si infanga, si spettina, viene legata, si libera. Del Dottore vediamo spesso la mente all’opera, qui è messo in primo piano anche il corpo.
P.S. Da teenager, ho guardato X-Men 2 un numero inquietante di volte. In tempi più recenti, mia madre non si è persa una puntata di Instinct. Per cui in casa mia la presenza di Alan Cumming è stata salutata con ovazioni sia all’inizio dell’episodio, sia alla fine, grazie alla sua performance pazzesca. In quanto a guest star, questa stagione sta dando il meglio di sé.