ARACHNIDS IN THE UK, recensione di Saki
In questa puntata il Dottore dice una frase che mi fa ben sperare per il futuro: “I’m still figuring myself out”, “sto ancora cercando di capire come sono”.
Mi fa ben sperare perché davvero, io le voglio già un sacco di bene, ma finora sta copiando pari pari le smorfie e le attitudini del Decimo. E se le smorfie sono sempre carine, alcune fissazioni che il Dottore mostrava nell’era Davies non lo erano affatto.
Ora, voglio che sia chiaro a tutti: io adoro la pace. E adoro come il Dottore sia un eroe che porta la pace nell’universo, che appiani i conflitti, che cerchi sempre una soluzione differente dallo scontro armato.
Ma questo episodio non parla di uno scontro.
Parla del frutto di un esperimento scientifico reso ancora più pericoloso dall’avidità umana, di creature letali a loro volta destinate alla sofferenza e ad una morte terribile.
Il Terzo Dottore si era trovato di fronte ad una situazione molto simile nel finale della decima stagione, The Green Death. E sapete cos’aveva fatto all’epoca? Beh, in fondo le stesse cose. Si era arrabbiato quando la UNIT aveva fatto saltare in aria la miniera infetta ed era stato a favore di una “morte dignitosa” per le creature.
Dipende sempre, però, che cosa si intende per dignità.
La domanda è questa: fino a che punto la morale della storia dev’essere sempre e comunque “le pistole sono una cosa brutta”, a discapito di altri temi altrettanto importanti e delicati?
Perché il Tredicesimo, come altri prima di lui, non sembra aver paura di uccidere. Ha solo un punto d’onore contro le armi da fuoco. Voleva impedire a Ryan di andare a colpire i robot sul pianeta di due puntate fa, e va bene, affrontarli in quel modo non era certo il piano migliore, ma non erano esseri viventi. Non fa una piega, però, quando sempre Ryan manda Krasko indietro nel tempo in “Rosa”… ohibò, ma non era il metodo usato dai tanto detestati Angeli Piangenti? Va tutto bene, basta che non si prema un grilletto?
Il Terzo Dottore è sollevato quando le larve giganti vengono avvelenate. Non prova piacere per la morte di quelle creature, ma sa che la loro esistenza porterebbe solo distruzione per la Terra. Lui stesso, quando una crisalide si schiude e ne esce una mosca gigante, la uccide gettandola a terra con il suo mantello. Si sporca le mani.
Ricordo il Sesto, processato fra le altre cose per il “genocidio” dei Vervoids, piante omicide anch’esse nate da esperimenti umani.
Ricordo anche un Undicesimo che, con la morte nel cuore, sarebbe stato disposto a sacrificare la Balena Astrale, ultima della sua specie, per salvare i bambini dell’Astronave UK.
Cosa fa questo Dottore? Sa che i ragni muoiono soffrendo una volta raggiunto un certo stadio di crescita, e immagino sappia che chiudendoli nel bunker si riprodurrebbero e finirebbero il cibo molto più in fretta di un umano. Sarà più divertente morire soffocati o di fame? Non lo sappiamo, ma sappiamo che premere un grilletto è sbagliato.
Intendiamoci, il villain della puntata è un essere umano orribile che probabilmente porterà la Terra al disastro totale, se vincerà le elezioni. Dimostrargli che il suo pensiero e le sue azioni sono accettabili – e quindi dimostrarlo al pubblico – non sarebbe stata la scelta giusta, né all’interno della storia, né verso l’esterno.
Quindi ci fermiamo qui. Non voglio pensare che Chibnall qui abbia voluto scrivere un episodio contro l’eutanasia, così come non penso che Moffat abbia concepito Dark Water contro la cremazione. Sono stati affrontati due temi delicati in contemporanea e uno dei due è prevalso, ottenendo un effetto goffo, confuso, incompleto e a mio parere da dimenticare.
Sì, quella frase del Dottore mi fa davvero ben sperare: che la sua somiglianza con il Decimo sia solo una fase di rodaggio, che viaggiando con questo team tutto nuovo e motivato scopra una nuova se stessa.
– Saki